Pellegrinaggio in Terra Santa 2019 - Engaddi, Qumran e Gerico
Buongiorno Gerico!
Dopo la colazione, partiamo per raggiungere Engaddi, la prima tappa della giornata. Percorriamo la strada che costeggia il Mar Morto le cui acque bagnano Israele, la Cisgiordania e la Giordania. È un lago salato le cui rive si trovano 400 metri sotto il livello del mare, il punto più basso al mondo sulla terraferma. Le sue acque possiedono un'elevata salinità, che permette di galleggiare facilmente, mentre il suo fango ricco di minerali è usato per scopi terapeutici e cosmetici. Le variazioni climatiche e l’intervento dell’uomo stanno determinando una diminuzione del livello delle acque molto preoccupante, si ipotizza che presto potrebbe persino scomparire. Il paesaggio che incontriamo è “lunare” e in continua trasformazione.
Distese di palme da dattero ci accompagnano mentre raggiungiamo l’oasi di Ein Ghedi (“sorgente del capretto”). Entriamo nell’area che è stata costituta Parco Nazionale e iniziamo a salire la “valle di Davide”, luogo dove il giovane scelto dal Signore per succedere a Saul, fugge proprio dal Re nascondendosi nel deserto.
Qui Matteo ci propone la lettura del primo libro di Samuele al capitolo 6, dove si narra della rettitudine di Davide nei confronti di Saul. Non possiamo certo identificare le grotte occupate da Saul, ma possiamo lasciare che il racconto evochi in noi quanto narrato. Il nome dato a questo luogo è giustificato dalla presenza di caprioli che incontriamo anche noi durante l’escursione.
Qui Matteo ci propone la lettura del primo libro di Samuele al capitolo 6, dove si narra della rettitudine di Davide nei confronti di Saul. Non possiamo certo identificare le grotte occupate da Saul, ma possiamo lasciare che il racconto evochi in noi quanto narrato. Il nome dato a questo luogo è giustificato dalla presenza di caprioli che incontriamo anche noi durante l’escursione.
Proseguendo la salita il corso d’acqua crea delle cascatelle, l’acqua rende verdeggiante questa zona di deserto meta di numerose escursioni soprattutto nel periodo estivo.
Raggiungiamo la sorgente Sulamita, la protagonista del Cantico dei Cantici. Qui ci viene proposto l’ascolto del primo capitolo del Cantico. Questo testo poetico interpretato come il rapporto tra Dio (lo sposo), e Israele (la sposa), o in chiave cristiana come il rapporto tra Cristo e la Chiesa, trova una suggestiva via di riflessione anche nell’interpretazione che legge il Cantico come il rapporto tra Dio e l’anima, descrivendo il linguaggio profondamente umano dell’amore, il rapporto di unicità che il Dio unico vuole avere con ciascuno.
Ci dirigiamo verso le vestigia ben conservate di un tempio dell’età del Calcolitico (3150 a.C.), misteriosa la sua collocazione in questo luogo e rimane aperta la domanda sul suo utilizzo e da parte di chi.
Dopo una breve sosta alla sorgente del capretto scendiamo a visitare la sinagoga dove possiamo ammirare un pavimento con numerose raffigurazioni anch’esse ben conservate. In particolare all’interno della stella di Davide oche e pavoni, mentre nella cornice delle menorath e delle iscrizioni con riferimento ai segni zodiacali e alla discendenza di Adamo fino ai figli di Noè.
Breve sosta e ripartiamo alla volta di Qumran. Questo è il luogo dove sono stati ritrovati la maggior parte dei manoscritti del Mar Morto, custoditi in anfore sigillate. Anche se le diverse campagne hanno verosimilmente portato alla luce la gran parte dei rotoli e dei frammenti si continua a scavare anche per capire quale fosse la natura di questo luogo. Le due tesi più diffuse sono quella di una Comunità di tipo monastico riconducibile agli Esseni, stanziatasi qui in aperta polemica con i sacerdoti di Gerusalemme; l’altra propone invece che questo fosse un santuario meta di pellegrinaggi. Certamente era un luogo di preghiera e di studio. Se alcune domande rimangono aperte perché entrambi le tesi attestano dati credibili, certa è invece la straordinaria scoperta di questa straordinaria biblioteca.
Entriamo nel sito archeologico e Matteo ci illustra i luoghi che caratterizzavano la vita di chi abitava abitualmente o saltuariamente a Qumran: vasche per la purificazione, refettorio, forno, scrittoio, cimitero. Ma guardare verso le grotte ci riporta indietro a venticinque anni fa quando alcuni di noi entrarono nella grotta 7. Si cerca di ricostruire come avevamo fatto anche perché la morfologia del terreno è cambiata. I racconti di ciascuno arricchiscono la storia di particolari che ci fanno rivivere quei momenti non come una bravata ma come un’affascinante avventura.
Pranziamo al ristorante che c’è presso il parco e poi ripartiamo per Gerico. Ci aspetta il monastero della Quarantena. L’attuale edificio del Monastero chiamato anche delle Tentazioni risale al XIX secolo, e fu costruito in luogo del monastero precedente, di epoca crociata, del XII secolo, dove secondo la tradizione Gesù digiunò e pregò per quaranta giorni, resistendo alle tentazioni di Satana.
Saliamo il monte fino ad un’altezza di circa 350 metri. L’ultima parte della salita è caratterizzata da una scala che ci porta all’ingresso del monastero. La vista sulla città è particolarmente interessante. Entriamo nel luogo di preghiera che anche al suo interno ci mostra lo straordinario di un edificio aggrappato alla roccia. Entriamo nella Chiesa che è caratterizzata dall’iconostasi, essendo il Monastero abitato da monaci ortodossi. Molte immagini sacre ci introducano alla preghiera. Ma il luogo che cerchiamo chiede di salire ancora più in alto, dove in una cappella ricavata in una grotta si può vedere la pietra su cui Gesù stette nel suo confronto con il diavolo. A partire dalla narrazione evangelica ricordiamo che la vita cristiana è anche lotta con il maligno che viene nella nostra vita per confondere ed illudere che l’esistenza si misuri unicamente sull’avere, sul potere e l’apparire e non sull’adesione consapevole e gioiosa alla Parola di Dio.
Saliamo il monte fino ad un’altezza di circa 350 metri. L’ultima parte della salita è caratterizzata da una scala che ci porta all’ingresso del monastero. La vista sulla città è particolarmente interessante. Entriamo nel luogo di preghiera che anche al suo interno ci mostra lo straordinario di un edificio aggrappato alla roccia. Entriamo nella Chiesa che è caratterizzata dall’iconostasi, essendo il Monastero abitato da monaci ortodossi. Molte immagini sacre ci introducano alla preghiera. Ma il luogo che cerchiamo chiede di salire ancora più in alto, dove in una cappella ricavata in una grotta si può vedere la pietra su cui Gesù stette nel suo confronto con il diavolo. A partire dalla narrazione evangelica ricordiamo che la vita cristiana è anche lotta con il maligno che viene nella nostra vita per confondere ed illudere che l’esistenza si misuri unicamente sull’avere, sul potere e l’apparire e non sull’adesione consapevole e gioiosa alla Parola di Dio.
Scendendo ci fermiamo lungo la strada presso un baracchino dove Francesco ci offre una spremuta di arancia e melograno.
Ma abbiamo ancora una tappa prima della messa: il sito archeologico di Tel al Sultan. Qui le ricerche archeologiche hanno portato alla scoperta di una torre la cui costruzione risale a 7000 anni fa, decretando così Gerico la più a antica città ora conosciuta.
Ma a parte questo importante monumento il sito si rivela semi abbandonato e un po’ deludente.
Ma a parte questo importante monumento il sito si rivela semi abbandonato e un po’ deludente.
Al termine della visita andiamo alla Chiesa del Buon Pastore, unica chiesa cattolica di rito latino presente a Gerico. Qui celebriamo l’Eucaristia. Ascoltiamo il racconto dell’incontro tra Gesù e Zaccheo, Matteo lo commenta per poi lasciare spazio alle nostre riflessioni: la vita come chiamata, l’essere stati scelti, la vita non come lotta ma come esperienza della Misericordia. In molti poi ricordiamo la meditazione di padre Roberto agli esercizi di prima teologia. Il racconto vivace di quel gesuita ci aveva fatto desiderare di essere Zaccheo per poter vivere quella medesima esperienza. Enrico che presiede ci regala la preghiera che ha scritto in occasione della festa che ha vissuto il 3 febbraio nella sua parrocchia di origine a Suello.
Lasciamo la Chiesa e fuori è già buio. In pochi minuti arriviamo all’hotel. Abbiamo il tempo di sistemarci prima di cenare. Dopo la cena ci fermiamo nella hall e le esperienze si intrecciano con i racconti, gli aneddoti fanno sorridere, alcune riflessioni suscitano nuovi pensieri.
Ma dobbiamo recuperare le energie per domani. Così andiamo a riposare sereni sapendo di aver vissuto una giornata straordinaria!
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