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Visualizzazione dei post da settembre, 2012

30 settembre 2012 - Il futuro in un verbo: "Amerai!"

«Invece un Samaritano,  che era in viaggio,  passandogli accanto, vide e ne ebbe compassione.» (Lc 10,34) Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico. Un uomo. E non ci deve essere nessun aggettivo, giusto o ingiusto, ricco o povero. Può essere perfino un disonesto, un brigante anche lui. È l'uomo, ogni uomo. Il suo nome è: spogliato, colpito, solo, mezzo morto. Nome eterno: dovunque il mondo geme con le vene aperte; c'è un immenso peso di lacrime in tutto ciò che vive. Un sacerdote scendeva per quella medesima strada. E il primo che passa, un prete, lo aggira, lo scansa, passa oltre. Ma dov'è questo oltre? Cosa c'è oltre? Oltre l'uomo c'è il nulla, l'assurdo, l'inutile! Nessuno può dirsi estraneo alle sorti dell'uomo, nessuno può dire: io non c'entro. Siamo tutti sulla medesima strada, nella medesima storia; ci salveremo o ci perderemo tutti insieme. Invece un samaritano n'ebbe compassione, gli si fece vicino. Due termini di una carica

29 settembre 2012 - Santi Arcangeli

«In verità, in verità io vi dico:  vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio  salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo». (Gv 1,51) È da sapere che il termine «angelo» denota l'ufficio, non la natura. Infatti quei santi spiriti della patria celeste sono sempre spiriti, ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché solo allora sono angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli che recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i più grandi eventi son chiamati arcangeli. Per questo alla Vergine Maria non viene inviato un angelo qualsiasi, ma l'arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti, che per questa missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il più grande degli annunzi. A essi vengono attribuiti nomi particolari, perché anche dal modo di chiamarli appaia quale tipo di ministero è loro affidato. Nella santa città del cielo, resa perfetta dalla piena conoscenza che scaturisce dalla visione di Dio o

28 settembre 2012 - Chi è falso ha due cuori

«Anch’io vi farò una domanda.  Ditemi: il battesimo di Giovanni  veniva dal cielo o dagli uomini?».  (Lc 20,3b-4) Molte persone rette hanno un cuore solo, una sola persona falsa ha due cuori. Dal momento che quelli (i farisei) parlavano nel cuore e con il cuore, ecco:  Dicci, con quale autorità fai queste cose? Cioè: se lo avrai detto, ti rendiamo onore, se lo avrai detto, ti veneriamo, se lo avrai detto, ti preghiamo. Sembra che questo parta da uno dei cuori. Dall'altro, invece - avevano infatti doppio cuore -: se lo avrai detto, ti calunnieremo, se lo avrai detto, troveremo di che averti nelle mani, se lo avrai detto, troveremo di che farti reo. Tali i nemici. Ma siano coperti di confusione a causa della lampada; ora li vedrete confusi. Ed è bene - trovandoci nell'ora in cui dev'essere accesa la lampada - siano confusi i nemici di Cristo dalla lampada che il Padre ha preparato per il suo Consacrato.  Egli   era infatti la lampada che arde ,  disse il Signore st

Per ricordare chi ha contribuito a rinnovare in me il desiderio di conoscere anche attraverso lo studio

Ieri sono tornato a scuola da studente. Ho ripreso il percorso della Licenza in Teologia Morale presso la Facoltà Teologica di Lugano.  In questi tre anni ho praticamente abbandonato gli studi a motivo del mio incarico di rettore e insegnante presso il Centro Studi Angelo Dell'Acqua. Non che ora abbia più tempo o intenda sottrarmi ai miei incarichi, ma credo sia importante provare a completare questo itinerario.  Mi hanno accompagnato nel prendere questa decisione alcuni amici che mi hanno incoraggiato, ma soprattutto l'esortazione del Prof. André Marie Jerumanis e le parole di una giovane docente che è tornata alla casa del Padre sabato scorso. Condivido con voi le parole dell'ultimo scritto che ho ricevuto dalla Prof. Paola Barbero, e vi chiedo la carità della preghiera. Caro Don Roberto, io La sprono a non abbandonare lo studio! Lei è una persona molto intelligente, sensibile, di spessore umano. Non disperda questi doni che ha ricevuto! Continuare, sia pure

27 settembre 2012 - L'ingresso interiore di Gesù in Gerusalemme

«Io vi dico che,  se questi taceranno,  grideranno le pietre». (Lc 19,40) In mezzo alle esclamazioni della folla, all’entusiasmo dei discepoli che, con le parole dei profeti, proclamano e confessano in lui il messia, solo lui, Cristo, conosce fino in fondo la verità della sua missione; solo lui, Cristo, legge fino in fondo ciò che hanno scritto su di lui i profeti. E tutto ciò che essi hanno detto e scritto si compie in lui con la verità interiore della sua anima. Egli, con la volontà e il cuore, è già in tutto ciò che, secondo le dimensioni esterne del tempo, gli sta ancora davanti. Già in questo suo corteo trionfale, nel suo “ingresso in Gerusalemme”, egli è “obbediente fino alla morte e alla morte di croce” (Fil 2,8). Fra la volontà del Padre, che lo ha mandato, e la volontà del Figlio permane una profonda unione piena di amore: un bacio interiore di pace e di redenzione. In questo bacio, in questo abbandono senza limiti, Gesù Cristo, che è di nat

26 settembre 2012 - Carismi

“Bene, servo buono!  Poiché ti sei mostrato fedele nel poco,  ricevi il potere sopra dieci città”. (Lc 19,17) Il Signore affida alla sua Chiesa, fragile e peccatrice, il compito di renderlo presente nel mondo. Il tempo che viviamo è il tempo della Chiesa, tempo fra le due venute di Cristo, tempo dell'annuncio ad ogni uomo, di costruzione del Regno di Dio là dove viviamo. E, in questo percorso, il Signore ci affida dei doni, dei carismi, dei talenti da mettere a servizio gli uni degli altri, da mettere a servizio del Regno di Dio. Ci sono fratelli, nella comunità, che hanno il dono di costruire comunione, celebrando l'eucarestia, donando il perdono, annunciando la Parola. Altri fratelli e sorelle che consacrano la loro vita al vangelo nella povertà e nel servizio, altri che hanno il dono dell'educazione ai bambini o di animazione dei giovani. Tutti, dal primo all'ultimo, abbiamo dei carismi da mettere a disposizione, anche la persona che pensa di non averne, d

25 settembre 2012 - Mettere in pratica

«Chiunque ascolta queste mie parole  e le mette in pratica,  sarà simile a un uomo saggio,  che ha costruito la sua casa sulla roccia». (Mt 7,24) [...] Nella parabola delle due ca­se, la differenza tra quella che rimane salda e quella che va in rovina è tutta in un verbo solo: mettere in pratica o non mettere in pratica le parole a­scoltate. Non nelle apparte­nenze o in belle liturgie, non in profezie o prodigi, la diffe­renza sta nel «fare» le sue pa­role, nel ricrearle in me. È la crisi del «dire» .   La gente ascoltava Gesù e ca­piva che c'è un combaciare profondo tra l'uomo e la vo­lontà di Dio, più profondo delle parole, più delle con­fessioni di fede, ed è in chiunque «ha creduto all'a­more» ( 1 Gv), e non conta se dentro e fuori le sinagoghe e le chiese. Ascolta e tieni sal­da la sua parola, anche se non la capisci, lascia che entri nel­la tua memoria come seme nel terreno: darà come frutto il combaciare con Dio, una e­sistenza nella consistenza. (

24 settembre 2012 - La sequela di Gesù non è un salto nel buio

«Noi abbiamo lasciato i nostri beni  e ti abbiamo seguito».  (Lc 18,28) Pietro è uno di quelli che ha fatto la scelta radicale: "Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito". La risposta di Gesù assicura contro il timore di essere "senza rete", cioè che ci manchi qualcosa per la vita (- "divenne triste" -), ma poi va ben al di là, perché Dio non si lascia vincere in generosità: "In verità io vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà". In forme diverse la sequela richiede i suoi rischi, ma non è mai un salto nel buio. Anche Gesù fece il suo salto radicale d'obbedienza sulla croce: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (Lc 23,46). Ne ha avuta la risurrezione.   Se è così.. chi è mai capace di tale rischio? "Ciò che è impossibile agli uomini, è

Il pane buono

Tempo fa', sul far della sera di un sabato qualunque, in una bella e profumata giornata primaverile, stavo innaffiando l'erba e i fiori del piccolo giardino che adorna la nostra casa, assorto nei lieti pensieri del dolce far niente. Davanti al cancello, all'improvviso, appare la figura di una ragazzina. Chiaramente una Rom, una zingara: il suo volto ed il suo cencioso abbigliamento non lasciavano certo spazio a dubbi in tal senso. Con un italiano piuttosto stentato mi chiama e mi dice: "Dio ti benedica te e tua famiglia, mi dai pane vecchio per mangiare?". Le rispondo: - "Dove abiti?" (curioso, vero? Quando Dio ci parla, capita spesso che di primo acchito cambiamo discorso). - "Là, vicino fiume Mella". - "E di cosa vivi?". - "Quello che mi danno". - "Non vai a scuola?". - "No, mai andata". - "E i tuoi genitori cosa dicono?". - "Padre non so, non vedo

23 settembre 2012 - Quel pane vivo disceso dal cielo

« Io sono il pane vivo, disceso dal cielo.  Se uno mangia di questo pane vivrà in eterno  e il pane che io darò è la mia carne  per la vita del mondo». (Gv 6,51) Nessuno può venire a me se il Padre non lo attira. Non si diventa cristiani se non per questa attrazione, non certo per via di indottrinamento o di crociate. Io sono cristiano per attrazione: mi attira un Dio buono come il pane, umile come il pane, energia inesauribile che alimenta la vita, ogni vita, tutta la vita. Si dà e scompare. E anche i suoi figli faranno come lui, si faranno pane buono. Ai funerali di don Primo Mazzolari, un suo parrocchiano ebbe a dire: “ci bastava guardarlo, vederlo passare. Per noi era pane”. Il verbo di questo Vangelo è «mangiare». Così semplice, quotidiano, vitale. Che indica cento cose, ma la prima è vivere. Mangiare è questione di vita o di morte. Dio è così: una questione di fondo. Ne va della tua vita. Il segreto, il senso ultimo nel tempo e nell'eterno è vivere d