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Visualizzazione dei post da febbraio, 2012

29 febbraio 2012 - Gesù è il compimento della Legge

«Non crediate che io sia venuto  ad abolire la Legge o i Profeti;  non sono venuto ad abolire,  ma a dare pieno compimento». (Mt 5,17) Scribi e farisei avevano un indubbio fascino sulla gente con la loro pretesa di aver scrutato la Legge fino a formulare delle prescrizioni proprio piccine, come si può cogliere dalle parole di Gesù (Mt 23,24): “Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate  il cammello! ”. Chiaro che nelle comparse pubbliche si atteggiavano a grandi devoti, ma in realtà nel loro privato erano dei trasgressori, e il loro interno era tetro di egoismo. Non trascuravano poi di imporre sulle spalle della gente, come condizioni di alta perfezione, pesanti fardelli, ma  loro non li toccavano neppure con un dito  (Cf. Mt 23,4); e dunque imponevano fardelli per far intendere che si muovevano a quelle altezze ascetiche. Avevano messo in campo ben 613 precetti di perfezione, ma loro non li osservavano, e voglio dire che anche un uomo generoso non poteva osservar

28 febbraio 2012 - Luce del mondo, sale della terra: non vanto ma responsabilità

«Voi siete il sale della terra. Voi siete la luce del mondo».   (Mt 5,13.15) Dio è luce: una delle più belle definizio­ni di Dio (1 Gio­vanni 1,5). Ma il Vangelo oggi rilancia: anche voi sie­te luce. Una delle più belle definizioni dell'uomo.  E non dice: voi dovete es­sere, sforzatevi di diventa­re, ma voi siete già luce. La luce non è un dovere ma il frutto naturale in chi ha re­spirato Dio. La Parola mi assicura che in qualche modo misterioso e grande, grande ed emozionante, noi tutti, con Dio in cuore, siamo luce da luce, pro­prio come proclamiamo di Gesù nella professione di fede: Dio da Dio, luce da luce.  Io non sono né luce né sa­le, lo so bene, per lunga e­sperienza. Eppure il Van­gelo parla di me a me, e di­ce: Non fermarti alla su­perficie, al ruvido dell'ar­gilla, cerca in profondità, verso la cella segreta del cuore; là, al centro di te, tro­verai una lucerna accesa, u­na manciata di sale. Per pura grazia. Non un vanto, ma una re

Non c'è futuro senza resurrezione

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A quanti, dentro e fuori la chiesa, volessero approfittare di una stagione più raccolta per sostare sul significato del credere, sul rapporto tra fede e religione, sulla presenza della chiesa e dei cristiani nella nostra società, un recente volume di Piero Stefani ( Fede nella chiesa? , Morcelliana, pp. 232, euro 16,50) offre spunti di grande sapienza. L'autore - docente di ebraismo alla Facoltà teologica di Milano e vice-presidente di Biblia, l'associazione laica che promuove la presenza della Bibbia nel panorama culturale italiano - ripercorre da credente costantemente in ricerca le ragioni «per continuare a credere», le sottopone al vaglio delle sfide odierne tra «cronache ecclesiali e cattolicesimo secolare», orientandole lucidamente verso le «cose ultime», richiamando cioè la comunità cristiana a quella memoria del futuro così intrinseca alla sua fede nella resurrezione. È un discorso organico quello di Stefani, che non rifugge da riletture critiche di tanti comp

Biblioteca

Un’antica tradizione monastica, ripresa anche in ambienti ecclesiali contemporanei, chiede che all'inizio della Quaresima ciascuno riceva o scelga un libro dalla biblioteca per poterlo leggere e meditare durante quei quaranta giorni in cui la penitenza non è tesa a una sterile mortificazione bensì al rinnovamento della propria libertà interiore nei rapporti con Dio e con il prossimo. È una prassi preziosa per tutti, utile per alimentare la vita spirituale e per abituarci a prendere il tempo di riflettere su quanto accade in noi e accanto a noi.  (Enzo Bianchi)

27 febbraio 2012 - Nelle beatitudini la regola della santità

Il Signore Gesù salì sul monte:  si pose a sedere  e si avvicinarono a lui i suoi discepoli.  Si mise a parlare e insegnava loro. (Mt 5, 1) Non ci stanchiamo mai di ascoltare le nove beatitu­dini, anche se le sappia­mo bene, anche se certi di non ca­pirle. Esse riaccendono la nostal­gia prepotente di un mondo fatto di bontà, di non violenza, di sin­cerità, di solidarietà. Disegnano un modo tutto diverso di essere uomini, amici del genere umano e al tempo stesso amici di Dio, che amano il cielo e che custodiscono la terra, sedotti dall'eterno eppu­re innamorati di questo tempo difficile e confuso: sono i santi.   La storia si aggrappa ai santi per non ritornare indietro, si aggrap­pa alle beatitudini. Beati i miti perché erediteranno la terra, sol­tanto chi ha il cuore in pace ga­rantisce il futuro della terra, e per­fino la possibilità stessa di un fu­turo. Nell'immenso pellegrinag­gio verso la vita, i giusti, coloro che più hanno sofferto conducono gli altri,

26 febbraio 2012 - Le tentazioni di Cristo sono anche le nostre

Il Signore Gesù fu condotto dallo Spirito nel deserto,  per essere tentato dal diavolo.  (Mt 4, 1) Il racconto delle tentazioni ci chiama al lavoro mai finito di mettere ordine nelle nostre scelte, a scegliere come vivere Le tentazioni di Gesù sono anche le nostre: investono l'intero mondo delle relazioni quotidiane. La prima tentazione concerne il rapporto con noi stessi e con le cose (l'illusione che i beni riempiano la vita). La seconda è una sfida aperta alla nostra relazione con Dio (un Dio magico a nostro servizio). La terza infine riguarda la relazione con gli altri (la fame di potere, l'amore per la forza). Dì che queste pietre diventino pane! Il pane è un bene, un valore indubitabile, ma Gesù risponde giocando al rialzo, offrendo più vita: «Non di solo pane vivrà l'uomo». Il pane è buono ma più buona è la parola di Dio, il pane dà vita ma più vita viene dalla bocca di Dio. Accende in noi una fame di cielo: L'uomo vive di ogni parola

25 febbraio 2012 - Dio ascolta la preghiera del suo popolo

«Non temere, Zaccaria,  la tua preghiera è stata esaudita  e tua moglie Elisabetta ti darà un figlio,  e tu lo chiamerai Giovanni». (Lc 1, 13) La nascita miracolosa di Giovanni il Battista vede come protagonisti Elisabetta e Zaccaria, devoti e pii ebrei colpiti dalla più grande disgrazia per un ebreo: quella della sterilità. Eppure Dio interviene e ascolta le preghiere dei due: come per Abramo, la nascita del discendente sarà particolare e segno della prodigiosa potenza di Dio. È tutto intriso di riferimenti del primo testamento, questo racconto: il tempio, l'angelo, la sterilità, il timore di Zaccaria,  il prodigio… Questa è l'ultima apparizione di un angelo al tempio: con Maria saranno la casa e la quotidianità e diventare il luogo della presenza di Dio. Dio ascolta la preghiera del suo popolo, intesse una storia di piccoli eventi che, alla fine, diventa storia di salvezza. La nostra fedeltà alla preghiera, l'apparizione avviene durante il servizio al tempio

24 febbraio 2012 - La potenza della Parola di Cristo

« Il cielo e la terra passeranno,  ma le mie parole non passeranno». (Mc 13,31) Nel Vangelo di Marco nel discorso di Gesù sulla fine dei tempi c’è una frase che colpisce per la sua chiarezza sintetica: “Il cielo e la terra passeranno, ma le mie parole non passeranno” ( Mc   13,31). Fermiamoci un momento a riflettere su questa profezia di Cristo. L’espressione “il cielo e la terra” è frequente nella Bibbia per indicare tutto l’universo, il cosmo intero. Gesù dichiara che tutto ciò è destinato a “passare”. Non solo la terra, ma anche il cielo, che qui è inteso appunto in senso cosmico, non come sinonimo di Dio. La Sacra Scrittura non conosce ambiguità: tutto il creato è segnato dalla finitudine, compresi gli elementi divinizzati dalle antiche mitologie: non c’è nessuna confusione tra il creato e il Creatore, ma una differenza netta. Con tale chiara distinzione, Gesù afferma che le sue parole “non passeranno”, cioè stanno dalla parte di Dio