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Visualizzazione dei post da dicembre, 2019

Natale 2019 - Siete parte essenziale del mio presepe

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Giotto, Il presepe di Greccio Nella mia casa ci sono molti presepi, di diverse dimensioni e provenienze, realizzati con materiali differenti tra loro. Ma amo molto il presepe che ogni anno costruisco nel mio cuore fatto di parole, di immagini, di segni, di emozioni e soprattutto di persone. Rileggendo i Vangeli della natività ho posto la mia attenzione su alcune parole che mi hanno aiutato a costruire il Presepe. Innanzitutto la luce: “la gloria del Signore li avvolse di luce” . La luce mi ricorda sempre la fede, fin dal giorno del battesimo, quando i genitori, il padrino e la madrina si sentono rivolgere queste parole: “ricevete la luce di Cristo, a voi il compito alimentare questa fiamma” . La luce della fede entrata nella nostra vita mediante il battesimo ci ricorda che facciamo parte di una storia, di una Chiesa che allora aveva il volto del presbitero che ci ha battezzato, dei genitori, del padrino e della madrina. Così nel mio presepe ci sono coloro che per prim

23 dicembre 2019 - Non temere non sarai mai solo

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Letture rito ambrosiano 23 dicembre 2019 L’ultima parola che ci è stata consegnata è: Non temere non sarai mai solo Un giorno un giovane andò dall'eremita e disse: «Padre non andrò mai più in chiesa!» L'eremita gli chiese il perché. Il giovane rispose: «Eh! Quando vado in chiesa vedo la sorella che parla male di un'altra sorella; il fratello che non legge bene; il gruppo di canto che è stonato come una campana; le persone che durante le messe guardano il cellulare, e tante altre cose sbagliate che vedo fare in chiesa.» Gli disse l'eremita: «Va bene. Ma prima voglio che tu mi faccia un favore: prendi un bicchiere pieno d'acqua e fai tre giri per la chiesa senza versare una goccia d'acqua per terra. Dopo di che, puoi lasciare la chiesa.» E il giovane pensò: troppo facile! E fece tutti e tre i giri come l'eremita gli aveva chiesto. Quando ebbe finito ritornò dall'eremita: «Ecco fatto, padre...» E l'eremita rispose: «Quando stavi f

Il mio Papà Pasquale è in Paradiso

Cinque anni fa il mio Papà improvvisamente ci lasciò. Ogni anno ricordo questo evento, ogni giorno ricordo al Signore il mio Papà nella Santa Messa.  Ripropongo l'omelia del giorno del funerale. Vi invito alla preghiera e al ricordo grato per Papà Pasquale. Il 21 dicembre scorso il mio Papà Pasquale ha concluso improvvisamente la sua vita  terrena  e vive nell'eternità. Ringrazio quanti con sms, telegrammi, mail, telefonate, visite, partecipazione ai rosari e alle esequie hanno onorato il mio Papà. Siete stati una benedizione! Vi chiedo di continuare a sostenere con la carità della vostra preghiera la Mamma, Elena, Alessandro ed anche me perché per noi sia vero che il Natale è esperienza di Dio che si fa vicino,  anche nel momento doloroso del saluto ad una persona amata. Letture nelle esequie del mio Papà Pasquale Cocquio Trevisago 23 dicembre 2014 Prima lettura Lettura del profeta Michea 6,8 Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richi

20 dicembre 2019 - Non temere! Tu hai una missione.

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Letture rito ambrosiano - 20 dicembre 2019 La quarta parola che ci è stata consegnata dall’Arcivescovo per vincere la paura è: Non temere tu hai una missione! Spesso confondiamo missione con vocazione e così accade che ci sia qualcuno che pensa che i ruoli siano fondamentali, e che i titoli siano essenziali a descriverci, e che i riconoscimenti della propria importanza siano necessari. E cosi si diventa tristi se il ruolo non mi pone sopra gli altri, e si diventa arroganti con chi appare essere inferiore, e ci si deprime se il lavoro non viene considerato a sufficienza. Ci si sente sbagliati nei confronti di chi è più importante, riconosciuto, realizzato. Ci si sente inutili c’è sempre qualcosa di cui lamentarsi… Spesso confondiamo missione con vocazione. Ma la missione è il compito di tutti nel realizzare la venuta del Regno di Dio, la vocazione è il modo, singolare, originale, unico di ciascuno nel compiere l’unica missione.  E Dio davvero si serve di noi perché

19 dicembre 2019 - Non temere! Il Salvatore è il bambino generato da Maria

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Letture liturgia ambrosiana - 19 dicembre 2019 Un’altra parola ci è stata consegnata per vincere la paura:  Non temere! Il Salvatore è il bambino generato da Maria. Il Vangelo di gioia e di donne narrato oggi nel Vangelo mi colma di stupore, tanto che spesso ho immaginato come sia accaduto. La gravidanza non impedisce a Maria di farsi serva della cugina Elisabetta, l’amore è più forte, la libertà rende leggere il cammino. Un padre della Chiesa (Origene di Alessandria, III sec.) afferma che l'immagine più vivida e bella del cristiano è quella di una donna incinta, che porta in sé una nuova vita. E non occorre che parli, è evidente a tutti ciò che accade: è vita di due vite, battono in lei due cuori. E non li puoi separare. Il cristiano passa nel mondo gravido di Dio, portando un'altra vita dentro la sua vita, imparando a respirare con il respiro di Dio, a sentire con i sentimenti di Cristo, come se avesse due cuori, il suo e uno dal battito più forte, che non si

18 dicembre 2019 - NON TEMERE! DIO VUOLE LA TUA SALVEZZA

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Letture rito ambrosiano 18 dicembre 2019 Una seconda parola ci è stata consegnata dal nostro Arcivescovo nella celebrazione eucaristica di lunedì: NON TEMERE! DIO VUOLE LA TUA SALVEZZA. Vorrei chiedervi di trovare significati nuovi alla parola salvezza, mi interessa capire che cosa significhi veramente “ma tu Signore dì soltanto una parola e io sarò salvato”, voglio che questa parola sia carne e sangue nell’oggi della mia storia e non solo proiezione verso il futuro.  L’immagine che mi sta più a cuore è quella della creta nelle mani del vasaio, perché mi ritrovo descritto nella fragilità della terracotta, terra, umanità… impasto di terra e di soffio divino. Fragile recipiente di una grazia sovrabbondante, fragile custode di una ricchezza sempre sconosciuta… fragilità che significa anche frattura, rottura. E cosa è il male se non una rottura del bene, e cosa è il peccato se non una frantumazione della mia capacità di accogliere tanto da non sentirmi più degno di Dio: “Sig