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Visualizzazione dei post da giugno, 2012

30 giugno 2012 - Donare, nella vita non conta altro

«Io sono il buon pastore,  conosco le mie pecore  e le mie pecore conoscono me». (Gv 10,14) Io sono il pastore: il titolo più disarmante e disarmato che Gesù dà a se stesso. Eppure pieno di coraggio, contro i lupi e per la croce. Io sono il pastore bello, aggiunge il testo greco. E noi capiamo che la bellezza del pastore è il fascino che hanno la sua bontà e il suo coraggio. Capiamo che la bellezza è attrazione, Dio che crea comunione. Con che cosa ci avvince il pastore bello, come ci fa suoi? Con un verbo ripetuto cinque volte: io offro la mia vita; la mia vita per la tua. E non so domandare migliore avventura. Questo è il comando che ho ricevuto dal Padre mio, il comando che fa bella la vita: il dono. La felicità di questa vita ha a che fare col dono e non può mai essere solitaria.   Il pastore bello e coraggioso ha un movente, non semplicemente un ordine da eseguire. Se cerco ciò che lo muove, mi imbatto subito nell'immagine opposta del mercenario che vede venire il l

29 giugno 2012 - Le tre domande diGesù a Pietro: così Dio abita il cuore dell'uomo

«Signore, tu conosci tutto;  tu sai che ti voglio bene».   (Gv 21,17) Gesù e Pietro, uno dei dialoghi più affasci­nanti di tutta la let­teratura.   Tre do­mande, come nel­la sera dei tradimenti, at­torno al fuoco nel cortile di Caifa', quando Cefa', la Roc­cia, ebbe paura di una ser­va. E da parte di Pietro tre dichiarazioni d'amore a ri­comporre la sua innocenza, a guarirlo alla radice dai tre rinnegamenti.   Gesù non rimprovera, non accusa, non chiede spiega­zioni, non ricatta emotivamente; non gli interessa giudicare e neppure assol­vere, per lui nessun uomo è il suo peccato, ognuno vale quanto vale il suo cuore:   Pietro, mi ami tu, adesso?   La nostra santità non con­siste nel non avere mai tra­dito, ma nel rinnovare ogni giorno la nostra amicizia per Cristo.   Le tre domande di Gesù so­no sempre diverse, è lui che si pone in ascolto di Pietro. La prima domanda: Mi ami più di tutti? E Pietro rispon­de dicendo sì e no al tempo stesso. Non si misura con g

28 giugno 2012 - Gesù una manifestazione meravigliosa di potenza e di vita

«E beato è colui che non trova in me  motivo di scandalo!». (Lc 7,23) Perché le opere di Gesù sono opere di Dio e non di Satana? Precisamente perché sono opere buone, opere di vita e non di morte. “ I ciechi riacquistano la vista , gli zoppi camminano, i lebbrosi sono purificati,  i sordi   odono, i morti risuscitano , ai poveri è annunciata la buona notizia. E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo” ( Lc  7, 22-23). Il ministero pubblico di Gesù è la manifestazione di una meravigliosa potenza di bene e di vita. “Dio consacrò in Spirito Santo e potenza Gesù di Nàzaret, il quale passò beneficando e risanando tutti coloro che stavano sotto il potere del diavolo, perché Dio era con lui” ( At  10, 38). Satana è “omicida fin da principio … e padre della menzogna” ( Gv  8, 44), è il “maligno” ( 1Gv  5, 19). Le opere di Gesù rivelano invece una potenza benefica che dona la vita; vengono dunque da Dio che è “amante della vita” ( Sap  11, 26). Tutta la missione di Gesù

27 giugno 2012 - Testimoni del Maestro che ama la vita

«Ragazzo, dico a te, àlzati!».  (Lc 7,14) Figlio unico di madre vedova: esiste forse una situazione più tragica, un dolore più devastante? Alla fatica del perdere l'amato compagno e di trovarsi nella fragile situazione sociale della vedovanza, a questa donna la morte toglie l'unica risorsa, l'unico figlio. Gesù vede la scena e ne resta turbato, patisce insieme, condivide il dolore e compie il miracolo: il bambino viene restituito alla madre vivo. La compassione di Gesù scuote l'evangelista Luca, la tenerezza del Rabbì, che pure Luca non ha conosciuto, ha cambiato il suo cuore. Dio – dunque – prova dolore per il nostro dolore, dona vita alla nostra morte, si accosta alla bara dei nostri fallimenti e del nostro sconforto, e ridona vita. Perché allora, Signore, troppe volte vediamo vedove non consolate, figli non restituiti, tombe che rinchiudono la speranza degli uomini? E' un mistero che ci opprime e ci rende silenziosi, un dubbio che dobbiamo affrontare con la

26 giugno 2012 - Una fede forte e profonda

«Io non sono degno che tu entri sotto il mio tetto;  per questo io stesso non mi sono ritenuto degno  di venire da te;  ma di’ una parola e il mio servo sarà guarito». (Lc 7,7-8) Le parole “Signore, . . . io non sono degno” ( Lc  7, 6) furono pronunciate per la prima volta da un centurione romano, un uomo che era un soldato nella terra di Israele. Benché fosse uno straniero e un pagano, amava il popolo d’Israele, tanto che - come ci dice il Vangelo - aveva perfino costruito una sinagoga, una casa di preghiera (cf.  Lc  7, 5). Per questo motivo i Giudei appoggiarono caldamente la richiesta che voleva fare a Gesù, di guarire il suo servo. Rispondendo al desiderio del centurione, Gesù s’incamminò verso la sua casa. Ma ora il centurione, volendo prevenire l’intento di Gesù, gli disse: “Signore, non stare a disturbarti, perché io non sono degno che tu venga sotto il mio tetto; ecco perché non mi sono neanche ritenuto degno di venire da te. Ma comanda con una parola e il mio s

25 giugno 2012 - Giovanni, il Battista, dono di Dio

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«Che sarà mai questo bambino?». (Lc 1,66) ( Artemisia Gentileschi, La nascita di Giovanni Battista, 1635,  Madrid, Prado) Per Elisabetta si compì il tempo e diede alla luce un figlio. I figli vengo­no alla luce come compi­mento di un progetto, vengo­no da Dio. Caduti da una stel­la nelle braccia della madre, portano con sé scintille d'infinito: gioia ( e i vicini si ralle­gravano con la madre) e pa­rola di Dio. Non nascono per caso, ma per profezia. Nel lo­ro vecchio cuore i genitori sentono che il piccolo appar­tiene ad una storia più gran­de, che i figli non sono nostri: appartengono a Dio, a se stes­si, alla loro vocazione, al mon­do. Il genitore è solo l'arco che scocca la freccia, per farla vo­lare lontano. Il passaggio tra i due testamenti è un tempo di silenzio: la parola, tolta al tem­pio e al sacerdozio, si sta in­tessendo nel ventre di due madri. Dio traccia la sua sto­ria sul calendario della vita, e non nel confine stretto delle i­stituzioni.   Un ri

24 giugno 2012 - Il dramma dell'uomo che si sbagliò su Dio

« Amico, come mai sei entrato qui  senza l’abito nuziale? » .   (Mt 22,12) Tutto comincia con un  invito . Non un obbligo o un dovere, ma un invito: che dichiara la tua libertà immensa e drammatica. Drammatica per te, ma anche per Dio. L'uomo è il rischio di Dio: il Dio dalla sala vuota, dalle chiese vuote e tristi, il Dio del pane e del vino che nessuno vuole, nessuno cerca, nessuno gusta, è debole di fronte al cuore dell'uomo. Eppure invita: non alla fatica della vigna, ma a nozze, ad un'esperienza di pienezza, al piacere di vivere. Questo testimonia il vangelo: il suo dono e il suo segreto sono una vita bella; e Dio non è più un dovere, ma un desiderio. Ma se ne andarono chi al proprio campo, chi ai propri affari ! Gli invitati vivono per le cose, non hanno tempo neppure per la gioia. Vivono all'esterno di se stessi. Ma il re non si scoraggia, ha sempre nuove idee per realizzare il suo sogno, e si fa allietatore di crocicchi e di strade, di buoni

Entrare nello spazio della Parola di Dio

Cari amici, oggi vorrei suggerire di tenere a portata di mano, durante il periodo estivo o nei momenti di pausa, la santa Bibbia, per gustarla in modo nuovo, leggendo di seguito alcuni suoi Libri, quelli meno conosciuti e anche quelli più noti, come i Vangeli, ma in una lettura continuata. Così facendo i momenti di distensione possono diventare, oltre che arricchimento culturale, anche nutrimento dello spirito, capace di alimentare la conoscenza di Dio e il dialogo con Lui, la preghiera. E questa sembra essere una bella occupazione per le ferie: prendere un libro della Bibbia, così avere un po' di distensione e, nello stesso tempo, entrare nel grande spazio della Parola di Dio e approfondire il nostro contatto con l'Eterno, proprio come scopo del tempo libero che il Signore ci dà. (Benedetto XVI, Udienza generale 3 agosto 2011)

23 giugno 2012 - In elemosina la nostra stessa vita

« Date piuttosto in elemosina quello che c’è dentro,  ed ecco, per voi tutto sarà puro » . (Lc 11,40) "Date in elemosina quel che c'è dentro": Gesù contesta l'atteggiamento esteriore del fariseo che, dopo averlo invitato a pranzo, si scandalizza della sua libertà interiore. Brutta malattia, il fariseismo, che contagia, troppo spesso, anche noi. Colpisce, normalmente, coloro che con devozione vogliono avvicinarsi a Dio con sincerità di cuore. E' lì che l'avversario li aspetta, per suggerire loro lo scrupolo spacciato per ardore di spirito. Gesù contrappone alla scrupolosa osservanza della norma un cuore leggero e libero, che sta più attento al "dentro" che al fuori. Eppure... ho visto litigi abnormi tra cristiani su come debba andare vestito un prete o su quale orario scegliere per la celebrazione domenicale..., troppe volte nella Chiesa ingrandiamo i problemi piccoli così che i veri problemi - quelli grandi - restano nascosti. No, amici, il R

22 giugno 2012 - L'assolutezza dell'amore

«Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso». (Lc 6,36)            Non giudicate, non condannate, perdonate. Il discorso della montagna di Gesù in Luca è essenziale, urticante, sbalorditivo. Gesù chiede a noi, suoi discepoli, l'assolutezza dell'amore, la vertigine della santità. E spiega: lo potete fare perché Dio fa così, perché io faccio così. Siamo onesti, fratelli nella fede, se vivete davvero il vangelo vi sarà capitato più e più volte di sentirvi pesci fuor d'acqua, di sentirvi come i Panda, una specie in via di estinzione. Ve lo fanno notare tutti: in ufficio, a casa, confrontandovi con i modelli dei media. Essere cristiani, davvero, senza parentesi, senza furberie, è perdente, a tratti inutile e pericoloso. E Gesù spiega: lo potete fare, siete resi capaci grazie alla misericordia che Dio usa verso di voi. La perfezione di Dio non è un'asettica capacità di amare, ma la sua compassione, la sua totale partecipazione, la sua assoluta compren

21 giugno 2012 - La nostra felicità è nel progetto di Dio

«Guai, quando tutti gli uomini diranno bene di voi». (Lc 6,26a)   Guai a voi ricchi: state sba­gliando strada. Il mondo non sarà reso migliore da chi ac­cumula denaro; le cose sono tiranne, imprigionano il pen­siero e gli affetti (ho visto gen­te con case bellissime vivere solo per la casa) Diceva Ma­dre Teresa: ciò che non serve, pesa! E la felicità non viene dal possesso, ma dai volti.   Se accogli le Beatitudini la loro logica ti cambia il cuo­re, sulla misura di quello di Dio. E possono cambiare il mondo. (Ermes Ronchi) Nm 27,12-23; Sal 105; Lc 6,20a. 24-26

20 giugno 2012 - Il luogo dove risiede la felicità è Dio

Tutta la folla cercava di toccarlo,  perché da lui usciva una forza che guariva tutti. (Lc 6,19) " Beati voi poveri". Ogni volta ritorna la stessa ansia davanti a questo vangelo, la stessa paura di rovinarne l'annuncio. Perché ogni parola d'uomo, per quanto bella e appassionata, non fa' che velarlo. Solo l'innocenza del silenzio lo preserva, per il puro ascolto. «Beati voi che avete fame». Il pensiero dubita, vuole una prova. Ma non c'è prova alcuna, non c'è garanzia. Solo questa parola che riaccende la nostalgia prepotente di un mondo fatto di fame saziata, di lacrime asciugate, di non violenza, di doni condivisi. Un tutto diverso modo di essere uomini. Tutt'altro modo di essere fratelli.   Le beatitudini raccontano Dio: Egli scommette su coloro sui quali la storia non scommette, sceglie i piccoli, gli affamati, i piangenti, i rifiutati. Come Gesù nella sinagoga di Nazaret, quando annuncia la lieta notizia a poveri, oppressi, ciechi,

19 giugno 2012 - Preziosi agli occhi di Dio

« Non abbiate paura: valete più di molti passeri! ». (Lc 12,7b) Davanti a Dio siamo chiamati ad essere autentici, senza paura. Dio non ama l'esteriorità, né una devozione superficiale, non ama le pompe solenni, ma chiede la verità. Preferisce il figlio scontroso ma leale al fratello ossequioso ma falso! La logica del mondo, ancora e sempre di più logica dell'apparire, del vacuo, del nulla, del gridare (fatevi un giro televisivo sul  talk show  di turno!) rischia di infettare i discepoli, di stravolgerne il cuore. Il rischio è di cedere alla grande tentazione della finzione planetaria, del "dover essere" a tutti i costi ciò che gli altri si aspettano che siamo, e diventare così immondizia. La Geenna, citata più volte da Gesù, è la valle a sud/ovest di Gerusalemme, considerata impura perché i Gebusei vi praticavano sacrifici umani ed era usata come discarica al tempo di Gesù… Ma noi, discepoli, non abbiamo da temere: se siamo autentici, consapevoli dei nostri lim

18 giugno 2012 - La libertà di Gesù

«Il Figlio dell’uomo è signore del sabato» (Lc 6,5) La Legge è per l'uomo e non viceversa. Quando capiremo questa disarmante verità che ci rende liberi? Dio non si diverte a metterci dei tranelli per coglierci in fallo! Niente da fare: gli uomini religiosi, proprio quelli più devoti e pii, pensano di fare un piacere a Dio imponendo sulle spalle degli uomini pesi insopportabili! Gesù è splendidamente libero: è accusato di essere un anarchico mentre, in realtà, riporta la norma alla sua origine, al suo senso profondo. Gesù e i suoi discepoli spiluccano nei campi di grano, accusato di compiere un lavoro nel sacro giorno di riposo dello shabbat, Gesù prontamente risponde, da grande conoscitore della Parola quale è, citando l'episodio in cui il re Davide, fuggendo dalla vendetta di Saul, si fa dare i pani riservati ai sacerdoti del Tempio. Ci sono le norme, certo, ma sono al servizio della verità e delle persone, e ci sono delle eccezioni. L'annuncio del Regno è così impo

17 giugno 2012 - Non ripudiamo il sogno di Dio

  «Per la durezza del vostro cuore  Mosè scrisse per voi questa norma». (Mc 10, 5) Una domanda traboc­chetto: è lecito o no a un marito ripudiare la moglie? I farisei conosco­no bene la legge di Mosè; san­no però che esiste un conflit­to tra norma e vita, e molto dolore tra le donne ripudia­te, e mettono alla prova Ge­sù in questa strettoia tra la re­gola e la vita, tra il sabato e l’uomo: starà con la legge o con la persona?  Gesù risponde rilanciando in alto, ci porta subito oltre leci­to e illecito, oltre le strettoie di una vita immaginata come e­secuzione di ordini, come ob­bedienza a norme. Ci porta a respirare un sogno, l’aria de­gli inizi: in principio, prima della durezza del cuore, non fu così; a respirare con il re­spiro di Dio, che non può essere ridotto a norma, e che ri­parte da parole folgoranti: non è bene che l’uomo sia so­lo!  Nel regno della bellezza e della gratuità, nel cuore del­l’Eden, Dio scopre un non­bene, una mancanza che pre­cede la colpa orig

16 giugno 2012 - Da Gesù la radice della vita buona

«Io vi dico: se la vostra giustizia  non supererà quella degli scribi e dei farisei,  non entrerete nel regno dei cieli ». (Mt 5, 20) Avete inteso che fu det­to, ma io vi dico... Ge­sù non annuncia u­na nuova morale più esigen­te e impegnativa. Queste, che sono tra le pagine più radica­li del Vangelo, sono anche le più umane, perché qui ritro­viamo la radice della vita buona. Il discorso della monta­gna vuole condurci alla radi­ce, lungo una doppia diret­trice: la linea del cuore e la li­nea della persona. Il grande principio di Gesù è il ritorno al cuore, che è il laboratorio dove si forma ciò che poi u­scirà fuori e prenderà figura di parola, gesto, atto. È necessa­rio guarire il cuore per guari­re la vita.   Fu detto: non ucciderai; ma io vi dico: chiunque si adi­ra, chiunque alimenta den­tro di sé rabbie e rancori, è già omicida.  Gesù risale alla radice pri­ma, a ciò che genera la morte o la vita. E che san Giovanni esprimerà in un'affermazione colossale: «Chi no

15 giugno 2012 - La misura dell'amore di Cristo

SACRATISSIMO CUORE DI GESU' Uno dei soldati con una lancia gli colpì il fianco,  e subito ne uscì sangue e acqua. (Gv 19,34) Sacro Cuore: il centro del Vangelo, l'essenza di Dio, il cuore del messaggio cristiano è che Dio è amore e questo amore ci è stato definitivamente rivelato in Gesù. Immaginare l'amore non è mai semplice, la festa di oggi cerca di concentrare il nostro sguardo e la nostra fede sulla misura dell'amore di Dio per noi.   Ciascuno di noi si fa una sua idea di Dio, mischiando cose sentite, convinzioni personali, esperienze più o meno positive, istinto, cultura, l'ultimo articolo scandalistico sul Vaticano, la trasmissione (orribile!) su presunti miracoli… sapeste che brutte cose sento dire di Dio in giro! Mi piacerebbe, ogni tanto, interrompere qualcuno e dire: "Senti, il Dio in cui credi è terribile! Perché non lo abbandoni e credi nel Dio di Gesù Cristo?" A sentire molti, Dio è proprio un tipaccio da rispettare ma da e

14 giugno 2012 - Una profonda riforma individuale

  «Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi». (Lc 5,38) Carissimi, sto per versare nella Chiesa ambrosiana "il vino nuovo" pigiato dal Sinodo diocesano 47°. E mi domando: c ome potranno berlo e gustarlo coloro che si sono fatti la bocca a quello vecchio e sono abituati a ripetere "il vecchio è più buono", rifiutandosi di assaggiare il nuovo? Mi chiedo ancora:  che fine farà questo abbondante vino nuovo, prodotto dal lavoro paziente e costante degli operai sinodali insieme a tanti collaboratori della nostra diocesi, se gli otri dentro i quali lo versano sono vecchi ? Ai farisei e agli scribi, sostenitori delle antiche tradizioni, Gesù ha detto: «Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi» (Lc 5,37-38). Per questo, fraternamente, ripeto con insistente amorevolezza a voi e a me, l'invito che Pietro e gli apostoli rivolge

13 giugno 2012 - Il digiuno cristiano

«Potete forse far digiunare gli invitati a nozze  quando lo sposo è con loro?». (Lc 5, 34) I discepoli dei Farisei e i discepoli del Battista digiunano, i discepoli di Gesù non digiunano. La domanda posta a Lui è legittima, data l'importanza che la pratica religiosa del digiuno riveste. Nella sua risposta, Gesù evoca la figura dello sposo tipicamente messianica. Lo sposo del Cantico dei Cantici e dei profeti è il Messia. Gesù intende dire ai suoi ascoltatori che l'atteso è giunto. I tempi si sono compiuti. Ed egli documenta questa sua affermazione con gesti messianici: guarisce, perdona i peccati, toglie la separazione tra giusti e peccatori, libera dal digiuno e dal sabato. Alla questione che gli è stata posta, "perché non digiunate?", risponde con una nuova domanda: "possono forse digiunare gli invitati a nozze quando lo sposo è con loro?". È come se Gesù avesse chiesto: conta di più un atto di religione o un atto di fede? Conta di più compiere