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Visualizzazione dei post da marzo, 2012

Le sette parole di Gesù sulla Croce

Preghiera di preparazione Signore Gesù Cristo, Salvatore e Redentore, io m'inginocchio davanti alla tua croce benedetta. Voglio aprire il mio spirito e il mio cuore alla meditazione della tua santa Passione.  Voglio piantare la tua croce di fronte alla mia povera anima, perché capisca meglio e mi prenda a cuore quel che tu hai fatto e patito e per chi l'hai patito. Mi assista la tua grazia, così che io possa scuotere l'ottusità e la indifferenza del mio cuore, dimentichi, almeno per mezz'ora, la mediocrità delle mie giornate, affinché il mio amore, il mio pentimento, la mia gratitudine rimangano presso di te.  O Re dei cuori, il tuo amore crocifisso abbracci il mio cuore povero, debole, stanco ed afflitto: che questo si senta interiormente attratto verso di te. Suscita in me quanto mi manca:  compassione ed amore per te, fedeltà ed impegno, così da perseverare nella contemplazione della tua santa Passione e morte. Intendo meditare le tue ultime sette parole

31 marzo 2012 - Dio è il cuore dolce e forte della vita

« Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi,  e io vi darò ristoro.  Prendete il mio giogo sopra di voi  e imparate da me,  che sono mite e umile di cuore,  “e troverete ristoro per la vostra vita” .  Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero». (Mt 11, 28-30) Un momento di in­canto di Gesù da­vanti ai piccoli, ai suoi: Ti rendo lode, Padre, perché queste cose le hai ri­velate ai piccoli. I piccoli di cui è pieno il vangelo, gli ultimi della fila che sono i pre­feriti di Dio. Gesù è il primo dei piccoli: viene come figlio di povera gente, nasce in una stalla, non ha in ma­no nessun potere e la sua rivoluzione si compie su di u­na croce. Ma «un uomo va­le non sulla misura della sua intelligenza, ma quanto va­le il suo cuore» (Gandhi).   «Venite a me, voi tutti, che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro».   Gesù non viene, con obbli­ghi e divieti; viene recando una coppa colma di pace. Gesù non porta precetti nuovi, ma una promessa: il

30 marzo 2012 - Tu ci sei necessario o Cristo

O Cristo, nostro unico mediatore, Tu ci sei necessario: per vivere in Comunione con Dio Padre; per diventare con te, che sei Figlio unico  e Signore nostro, suoi figli adottivi; per essere rigenerati nello Spirito Santo. Tu ci sei necessario, o solo vero maestro delle verità recondite  e indispensabili  vita,  per conoscere il nostro essere e il nostro destino,  la via per conseguirlo. Tu ci sei necessario, o Redentore nostro, per scoprire la nostra miseria e per guarirla; per avere il concetto del bene e del male  e la speranza della santità; per deplorare i nostri peccati e per averne il perdono.  Tu ci sei necessario,  o fratello primogenito del genere umano, per ritrovare le ragioni vere della fraternità fra gli uomini, i fondamenti della giustizia, i tesori della carità,  il bene sommo della pace. Tu ci sei necessario, o grande paziente dei nostri dolori, per conoscere il senso della sofferenza e per dare ad essa un valore  di espiazione e di redenzione. Tu ci sei nec

29 marzo 2012 - Parole che toccano il cuore

«Mai un uomo ha parlato così!» (Gv 7,46) Ci sono parole che ti toccano il cuore. Parole che riescono a penetrare la corazza costruita nel tempo e nelle avversità, e lasciano un segno. Anche il solo ricordo ridesta in noi l’emozione e la pace di quel momento in cui le abbiamo udite per la prima volta. Non è da tutti parlare così. Non si tratta solo di padroneggiare una lingua, o di avere delle argomentazioni valide; piuttosto sono parole che provengono da un cuore puro, che sa amare, accogliere, consolare. Ma sono anche parole che interpellano e a cui non tutti hanno il coraggio di rispondere. La paura di perdere qualcosa, la mancanza di libertà possono essere la causa di un muro impenetrabile, di fronte al quale tali parole si fermano in un silenzioso rispetto. Poiché esse toccano il cuore, non possono ne violentare e ne costringere. Ricordo le parole, oggi più che mai vere, di un grande mistico quale fu Tomas Merton:  ” Ogni momento e ogni evento della vita di ogni uomo sulla t

28 marzo 2012 - Un tradimento già consumato

  «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme,  e si compirà tutto ciò che fu scritto dai profeti  riguardo al Figlio dell’uomo:  verrà infatti consegnato ai pagani,  verrà deriso e insultato,  lo copriranno di sputi e, dopo averlo flagellato,  lo uccideranno e il terzo giorno risorgerà».  (Lc 18,31-33) Il vangelo sottolinea crudamente il   non capire   dei dodici, ai quali il Maestro, prima di «salire a Gerusalemme», volle confidare il segreto della   fine   imminente con così precise notizie da tramutare in istoria la profezia. Pare quasi che l'evangelista ci trovi gusto a calcar la mano su quell'ottusità, che, se umilia gli apostoli, toglie al Signore ogni umano conforto per la pasqua vicina. Non voglio che si pensi che il loro non capire provenga da scarso affetto verso il Maestro. Gli vogliono bene alla loro maniera e proprio perché gli vogliono bene in una maniera sbagliata, pretendono di fermarlo sulla strada che   sale a Gerusalemme , la s

27 marzo 2012 - Tu solo hai parole che fanno viva la vita

«Signore, da chi andremo?  Tu hai parole di vita eterna  e noi abbiamo creduto e conosciuto  che tu sei il Santo di Dio».  (Gv 6, 68-69) «Forse volete an­darvene anche voi?». Affiora tristezza nelle parole di Ge­sù, la consapevolezza di una crisi tra i suoi. Ma anche fierezza e sfida, e sopra tut­to un appello alla libertà di ciascuno: siete liberi, anda­te o restate, ma scegliete! Gesù non dice quello che devi fare, quello che devi es­sere, ma ti pone le doman­de che guariscono dentro: che cosa accade nel tuo cuore? cosa vive in te? Che cosa vuoi per davvero?   Pietro a nome nostro ri­sponde:   «Tu solo hai parole di vita eterna». Tu solo. Ed esclude un mondo intero di illusioni, di seduzioni. Nes­sun altro c’è al centro della speranza, a fondamento del cuore. Tu sei stato l’affare migliore della mia vita.   Hai parole: non solo le pro­nunci, ma le hai, sono tue, sei tu la loro sorgente. Ed è una cosa povera e splendi­da la parola: solo una vibra­zione nel vento, un

L'albero della vita

C'era una volta un albero che amava un bambino. Il bambino veniva a visitarlo tutti i giorni. Raccoglieva le sue foglie con le quali intrecciava delle corone per giocare al re della foresta. Si arrampicava sul suo tronco e dondolava attaccato ai suoi rami. Mangiava i suoi frutti e poi, insieme, giocavano a nascondino. Quando era stanco, il bambino si addormentava all'ombra dell'albero, mentre le fronde gli cantavano la ninna-nanna. Il bambino amava l'albero con tutto il suo piccolo cuore. E l'albero era felice. Ma il tempo passò e il bambino crebbe. Ora che il bambino era grande, l'albero rimaneva spesso solo. Un giorno il bambino venne a vedere l'albero e l'albero gli disse: «Avvicinati, bambino mio, arrampicati sul mio tronco e fai l'altalena con i miei rami, mangia i miei frutti, gioca alla mia ombra e sii felice». «Sono troppo grande ormai per arrampicarmi sugli alberi e per giocare», disse il bambino. «Io voglio comprarmi delle cose

26 marzo 2012 - La gioia è frutto dell'impegno della Quaresima

«Eccomi, sono la serva del Signore,  avvenga di me quello che hai detto». (Lc 1,38) È dunque questa la solennità del Concepimento verginale di Cristo nel seno di Maria per opera dello Spirito Santo. Meditando questa verità centrale della nostra fede, ricordiamo contemporaneamente con quale spirito Maria abbia accolto l’annuncio: “Eccomi, sono la serva del Signore, avvenga di me quello che hai detto” (Lc 1,38). Vediamo chiaramente da queste parole che lo Spirito Santo ha riempito il suo cuore della fede, speranza e carità, che erano necessarie in quel momento decisivo per la storia della salvezza dell’uomo.  Ed ecco che noi tutti qui adunati e coloro che si uniscono a noi [...] ripetiamo le parole di Maria e insieme meditiamo tutto l’evento salvifico. E mediante questo evento accettiamo tanto più volentieri l’odierno invito quaresimale della Chiesa: “Laetare, Ierusalem”! Rallegrati, Gerusalemme!  La Chiesa esprime così la sua gioia e, in pari tempo, invita ad essa come

25 marzo 2012 - La resurrezione è possibile per le lacrime di Dio

«Io sono la risurrezione e la vita;  chi crede in me, anche se muore, vivrà;  chiunque vive e crede in me,  non morirà in eterno. Credi questo?» (Gv 11, 25-26) Gesù si reca a Betania chiamato dall'amicizia. Di Lazzaro non sappiamo nulla se non che era amico di Gesù. Questa la sua identità: colui che Gesù amava molto.   Di Lazzaro sappiamo anche tutte le lacrime versate per la sua morte: piangono Marta e Maria, i giudei, Gesù stesso. Le lacrime sono l'annuncio che l'amore è sempre minacciato, che la felicità è fragile, perché troppe cose sfuggono al mio controllo: il mio corpo, il mio cuore e il cuore degli altri, il loro corpo, gli accadimenti della storia e la natura.   Io invidio Lazzaro non per la vita che Dio gli ha ridato ma per il fatto di essere circondato da amici, segno di una vita riuscita. La sua santità è l'amicizia, sacramento che conforta la vita.   Eppure a me che cosa importa di Lazzaro, cosa me ne faccio della sua resurrezione? Lazzar

24 marzo 2012 - La grazia del dono di Dio è più potente delle nostre opere

«Non impedite che i bambini vengano a me;  a chi è come loro, infatti, appartiene il regno dei cieli.» (Mt 19,14) Cento anni fa con il decreto  Quam singulari  Pio X, seguendo fedelmente gli insegnamenti dei concili Lateranense iv e Tridentino, fissò la prima comunione e la prima confessione dei bambini all'età dell'uso della ragione, cioè intorno ai sette anni. Questa disposizione implicava un cambiamento molto importante nella pratica pastorale e nella concezione abituale di allora, che per diverse ragioni avevano ritardato questo avvenimento così fondamentale per l'uomo.  Con questo decreto Pio X, il grande e santo Papa della pietà e della partecipazione eucaristica, con il desiderio di rinnovamento ecclesiale che ispirò il suo pontificato, insegnò a tutta la Chiesa il senso, il momento, il valore e la centralità della santa Comunione per la vita di tutti i battezzati, compresi i bambini. Nello stesso tempo sottolineava e ricordava a tutti l'amore e la pre