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Visualizzazione dei post da dicembre, 2015

31 dicembre 2015 - Messa di Ringraziamento

Una Celebrazione Eucaristica nel giorno ultimo dell’anno per benedire il Signore, per invocare su di noi la sua grazia, per custodire nel cuore i suoi doni, per riconoscere che lui solo è il Signore. Ci accompagna all’inizio di ogni nuovo anno - e anche  nella Messa che conclude l’anno - questa benedizione che il Signore rivolge prima ai suoi amici, a Mosè e ad Aronne, e poi chiede che questa benedizione venga estesa a tutto il popolo. All’inizio di questo nuovo anno noi siamo invitati innanzitutto a benedire, a dire bene quello che Dio ha compiuto nella nostra vita e anche ad impegnarci ad essere sempre di più portatori di una parola buona, portatori di bene. Dio chiede anche a noi oggi di benedire nella fede, di benedire Dio e gli uomini, la capacità di amare che Dio ha nei nostri confronti e quella che sappiamo custodire nel cuore. Il Signore ci dice qual è la strada per benedire: quella di essere uomini e donne che fanno risplendere la sua luce sul volto. Il volto, lo sapp

27 dicembre 2015 - Domenica nell'Ottava di Natale

La festa di Santo Stefano che abbiamo celebrato ieri ci ha ricordato in modo molto forte che la nostra fede, la nostra appartenenza al Signore è chiamata alla testimonianza. Così la Chiesa ci insegna che la gioia del Natale non è una gioia da vivere come una poesia, fatta di emozioni che ci scaldano il cuore quel giorno e poi tutto finisce, ma è una gioia che va annunciata, raccontata, condivisa attraverso lo stile della testimonianza. La Chiesa guarda a Stefano Primo Martire come a un testimone esemplare, così come nelle comunità cristiane dei primi secoli, i martiri sono stati coloro che hanno dato coraggio ai credenti perché mostrarono con la loro vita e soprattutto con la loro morte, che si poteva vivere una vita seguendo il Vangelo. Stefano è colui che muore non solo per amore di Gesù ma come Gesù, perdonando coloro che lo stavano uccidendo, e tra coloro che ricevono questo perdono c’è anche Saulo che diventerà poi Paolo, l’Apostolo delle Genti. Quel martirio invece di essere

26 dicembre 2015 - Santo Stefano

Viviamo ancora la gioia del Natale e subito la Chiesa ci invita a riflettere su un tema che è prezioso ma anche difficile. Il martirio - la testimonianza fino al dono del sangue - è un argomento difficile, soprattutto per noi che viviamo in una condizione dove non sappiamo cosa significhi per nulla essere perseguitati. E anche se in qualche occasione troviamo qualcuno che deride la nostra appartenenza al Signore e alla Chiesa, se anche talora troviamo una sorta di indifferenza nei rapporti che abbiamo con chi condivide con noi l’esperienza del lavoro, a volte anche nelle nostre case, tuttavia questo atteggiamento non arriva mai ad essere nei nostri confronti così violento da impedirci di poter celebrare l’Eucaristia o di poter professare la nostra fede.  Questa realtà del martirio accompagna la storia del Cristianesimo fin da suo sorgere e la Chiesa ci invita oggi a fermarci a contemplare il primo martire Stefano, anche se storicamente non è questo il giorno in cui lui ha dato l

25 dicembre 2015 - Messa del giorno

Ho ascoltato come voi tante volte questo brano di Vangelo, ma in questo giorni e in particolare in queste ore c’è una parola che mi ha colpito: avvolse . L’ho sempre letta in riferimento a questo gesto di tenerezza, di premura che è caratteristico di una mamma, quello di custodire il suo bambino. Maria, che non ha trovato un luogo più adeguato - non perché non l’avesse cercato ma perché non le è stato offerto - mette il suo bambino in un luogo per noi indegno ma lo avvolge con delle fasce per proteggerlo. Pensiamo, le avrà preparate prima di partire, come fa chi è previdente e pensa a cosa sarà, sapendo bene che questo viaggio da Nazareth fino a Betlemme, oltre a esser un viaggio lungo e faticoso e incerto, si sarebbe compiuto con la nascita del Bambino. Lo avvolge in fasce, lo mette in una mangiatoia: è un gesto importante, viene ripetuto due volte in un brano così breve per dire che la tenerezza di Maria è un dato fondamentale insieme alla custodia di Giuseppe; la tenerezza di u

25 dicembre 2015 - Santo Natale

« Il mondo è stato fatto per mezzo di lui; eppure il mondo non lo ha riconosciuto. Venne fra i suoi, e i suoi non lo hanno accolto ». Ci sembra una parola un po’ dura in una notte di festa, di goia, una parola quasi inopportuna. Perché sottolineare quello che non è stato fatto? Perché andare a dire di quello che manca? Perché, in fondo, il Natale ci parla proprio di questo, di un’occasione che si rinnova, che si ridona, che si ripete e che spesso, però, noi non cogliamo nella sua grandezza. Non siamo più stupiti di un Dio che sceglie di farsi uomo. Abbiamo certo tanti modi per dire il Natale: lo abbiamo circondato di tanti significati e un po’ svuotato di quello più grande, per cui questa festa per molti non è più la festa di Gesù Bambino, non è più l’accoglienza del Mistero di Dio che sceglie di diventare uomo, ma è diventata un’altra festa, una che va bene per tutti poiché tutti si possono riconoscere nelle luci, nei canti, nei personaggi vari che si sostituisco a Gesù Bambino

Le porte sante delle nostre Comunità

Il pellegrinaggio della visita alle famiglie mi ha regalato in queste settimane la possibilità di varcare le porte sante delle vostre case e mi ha donato spesso la certezza di essere io benedetto da voi e che il dono invocato della benedizione fosse preceduto dalla vostra quotidiana accoglienza del dono di Dio.  Vi racconto le mie porte sante, declinazione della misericordia. Porta di speranza è quella che si apre nelle case dove ci sono i bambini. Mi emoziono quando ritrovo i bimbi che ho battezzato o quelli che incontro all’asilo o coloro con i quali ho condiviso oratorio e vacanze comunitarie. I bambini ci parlano di Dio, del Dio che si fa bambino, e ci chiedono il coraggio di regalare loro il tempo per averne cura, lo stupore per gioire del loro divenire, l’impegno per consegnare loro un mondo dove vivere sia un’occasione, non una preoccupazione. Porta di fede è quella che si apre nelle case dove abita il dolore. Spesso sono uscito da alcune case sopraffatto dalla soffer

24 dicembre 2015 - Vigiliare Vespertina del Santo Natale

È una sera straordinaria anche per noi. Non solo perché prima non avevamo mai fatto il presepe Vivente per le vie di questo nostro paese, ma soprattutto perché ancora una volta tante persone diverse si sono messe insieme per realizzare un momento di festa, la Festa del Signore Gesù che viene in mezzo a noi; tante persone si sono mosse per venire qui prima ancora che per vedere il Presepe Vivente, per realizzarlo. Persone diverse, di tutte le comunità: non solo i ragazzi ma anche gli adulti. La gioia, poi, del dono di una famiglia che ci ha regalato la possibilità di avere tra noi un bambino piccolo, un cucciolo d’uomo, come Gesù. Così questa sera per noi Enea è diventato Gesù Bambino e, abbiamo sentito, non è solamente una questione di emozione ma è il ricordarci che Dio ha scelto così: di farsi piccolo, bambino ed è straordinario. Non dobbiamo abituarci a questa notizia, non dobbiamo pensare che sia scontata, perché Dio non ha fatto finta di diventare uomo ma lo è diventato real

20 dicembre 2015 - VI domenica di Avvento, dell'Incarnazione

Is 62,10-63,3b; Sal 71; Fil 4,4-9; Lc 1,26-38a Abbiamo smarrito un po’ lo stupore. Lo stupore è una delle condizioni fondamentali della fede, perché altrimenti il Natale proprio non lo comprendiamo. Senza un po’ di stupore il presepe non ha senso e neanche il racconto del Vangelo. Lo stupore di chi si ferma a contemplare questo Mistero: il Creatore del cielo e della terra, colui dal quale tutto è stato creato, si nasconda nel grembo di una creatura. Senza stupore questa notizia, che è unica nel suo genere perché nessun altro ce l’ha consegnata, rimane una notizia vuota e il Natale arriva e se ne va, non lasciandoci nulla. Proviamo solamente a pensare a questo: la ragione d’essere di tutto decide non più di parlare al suo popolo attraverso la parola di uomini, non più solamente dei messaggi, delle esortazioni, dei comandamenti ma Lui stesso diventa Parola, Lui stesso sceglie di essere presenza , di essere vivo in mezzo al suo popolo. Questo è il messaggio del Natale, qui noi ini

In Principio la Parola - domenica 20 dicembre 2015

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Sesta domenica di Avvento Domenica dell'Incarnazione - 20 dicembre 2015

13 dicembre 2015 - V domenica di Avvento

« Io sono il Signore Dio tuo, non avrai altro Dio all’infuori di me» : conosciamo bene questa parola, è il primo dei comandamenti. Abbiamo imparato a memoria i comandamenti ma forse faremmo un po’ fatica a dirne il contenuto. 
Cosa significa “non avere un altro Dio”? Perché Israele ha questa norma come principe di tutte le norme, di tutte le leggi, di tutte le parole? Israele aveva fatto un’esperienza straordinaria di Dio, era schiavo in Egitto, il faraone era diventato un nemico, l’oppressione era diventata pesante e attraverso l’azione di un uomo, Mosè, il popolo esce dalla schiavitù, vaga nel deserto e arriva alla Terra Promessa. In questo vagare, però, a un certo punto perde di vista l’essenziale, la memoria cioè di quello che Dio aveva fatto per lui e mentre Mosè è sul monte e tarda ad arrivare - anzi, pensano che sia morto -, si costruiscono un vitello d’oro memoria di quello che avevano visto in Egitto, là dove molte divinità erano presenti e venivano rappresentate con le f