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Visualizzazione dei post da marzo, 2018

Veglia Pasquale

Nella Veglia Pasquale che stiamo celebrando il Triduo raggiunge il suo massimo. Tutti noi dovremmo essere ‘al massimo’ della festa e della gioia. Questo è il culmine, più di così non si può. Questa liturgia che stiamo celebrando così ricca è come la sintesi di tutta la liturgia che celebriamo in un anno. Abbiamo ascoltato tante parole che troviamo nella Scrittura, ci siamo affidati ai segni, ai simboli che si rinnovano in ogni nostra liturgia - la luce , l’acqua . Noi oggi siamo chiamati a ripercorrere tutto quello che facciamo nell’arco di un anno intero. Abbiamo benedetto, accendendolo, il cero pasquale che ci accompagnerà per cinquanta giorni, per tutto il tempo della gioia della Pasqua, a ricordarci che Cristo Signore è risorto, che Lui è la Luce del mondo e, come nel giorno del nostro Battesimo ci è stata consegnata - ricevete la luce di Cristo - con il compito di tenerla sempre accesa nella nostra vita così stasera siamo chiamati a rinnovarla. Abbiamo cantato l’annuncio d

Venerdì Santo

Ad uno ad uno i giorni della Settimana Santa ci parlano del fine ultimo della nostra vita, ci vengono donati giorno per giorno, ognuno con i suoi segni, con i suoi simboli, con le sue parole, con i suoi gesti. La gioia della domenica delle Palme che aveva visto l’ingresso di Gesù in Gerusalemme accompagnato dai rami di palma e d’ulivo sembra così lontana, come avviene spesso anche nelle nostre vite: momenti di gioia intensa che vengono cancellati in un istante per una sofferenza improvvisa, per una morte improvvisa, per un’ingiustizia, per uno scoraggiamento profondo. E poi lunedì, martedì, mercoledì, tre giorni nella ferialità che ci hanno portato a guardare Gesù che annuncia la sua passione e morte tra lo stupore e l’incapacità di comprendere dei suoi discepoli, ai quali assomigliamo molto perchè spesso non capiamo quello che Gesù ci dice. È vero anche che dedichiamo poco tempo ad ascoltarlo, ma soprattutto ci troviamo sempre così distanti dalla comprensione del suo Vangelo, fo

Giovedì Santo

Con il tramonto di questo giorno, Giovedì Santo, ha inizio il Triduo Pasquale, questi giorni che chiamiamo santi, di Dio , distinti dagli altri, e chiamiamo autentici perchè nessuno li può inquinare. Giorni nei quali noi cristiani ci fermiamo e con più intensità meditiamo, celebriamo, riviviamo il mistero centrale della nostra fede. Gesù entra nella sua missione, conosce la morte, la sepoltura, il terzo giorno è risuscitato dal Padre, in quella forza di vita che è lo Spirito Santo. Credo che tutti noi, almeno una volta, ci siamo domandati: ma questo evento della Passione di Gesù era dovuto al caso, al destino? Perchè Gesù ha conosciuto la condanna, la tortura, la morte violenta? Era diventato nemico di coloro che avevano il potere; gli ultimi segni da lui compiuti lo mettevano nella condizione di favore presso quel popolo che in realtà, però, lo seguiva unicamente perchè, come spesso accade, si è opportunisti nello scegliere di seguire chi immediatamente ti offre un po’ di pane,

25 marzo 2018 - Domenica delle Palme

La domanda che ho nel cuore in questi giorni è questa: ma se quella che inizia oggi   è la Settimana più importante dell’anno - la chiamiamo Santa, di Dio, autentica cioè che non si può confondere -, come facciamo a fare in modo che la possiamo vivere bene? Quando dobbiamo fare un’esperienza, o preparare un evento, un incontro, mettiamo il meglio di noi stessi e quanto più la persona che dobbiamo incontrare è importante, quanto più quell’evento è atteso, tanto più noi mettiamo in gioco le nostre migliori energie, le nostre migliori capacità e forze. Per questo spendiamo del tempo, poniamo attenzione ai particolari: penso a quando torna un figlio dopo tanto tempo a casa, oppure quando si prepara un evento legato al lavoro o al proprio impegno sportivo, oppure più semplicemente (per molti di noi lo è stato o lo è ancora) quando si prepara o si attende un momento di vacanza, uno stacco dalla vita quotidiana. Tutto questo lo possiamo vivere bene perchè lo prepariamo e gli dedichiamo t

18 marzo 2018 - V di Quaresima

« Io sono la risurrezione e la vita. Chi crede in me anche se muore vivrà. Chiunque vive e crede in me non morirà in eterno. Credi questo? ». Il fondamento della fede cristiana è proprio questo: credere nella Risurrezione e nella vita eterna, credere che Gesù è il Risorto, che Gesù, il Dio-con-noi, è colui che muore e risorge, è colui che dona la vita, tutti quanti si affidano a lui pongono la propria fiducia e la propria speranza in Lui. Eppure non sono pochi coloro che si dicono cristiani e nutrono dei dubbi sull’eternità, sulla vita eterna: davvero ci sarà qualcosa dopo la morte? D’altra parte chi mai è venuto a raccontarci qualcosa di quella realtà? Assomigliamo molto a Marta, una delle sorelle di Lazzaro: quando Gesù arriva gli va incontro e dice delle parole bellissime, esprime il suo dolore, una fiducia quasi tradita «Se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto»; ma poi dice « Qualunque cosa tu chieda a Dio io sono certo te la concederà» . Una professione di fede st

11 marzo 2018 - IV di Quaresima

Non ha un nome, non ha un volto, non ha un’età, l’unica cosa che sappiamo di lui è che è cieco dalla nascita e tremendamente solo, perchè i suoi genitori non si occupano di lui, perchè la gente intorno a lui lo considera un mendicante, uno che vive di espedienti, di quello che gli altri gli offrono, perchè nella tradizione giudaica la malattia era conseguenza del peccato e per uno che nasce cieco dalla nascita la condanna è chiara. Qualcuno della sua famiglia ha commesso un errore così grave perchè lui sia punito. È solo anche perchè Dio gli è estraneo. Quest’uomo vive ai margini del mondo, somiglia a tanti del nostro tempo che non hanno volto, non hanno età, che vivono degli avanzi degli altri, che si sentono rifiutati anche da Dio. Gesù, senza che quell’uomo chieda nulla, si fa vicino e compie un gesto che immediatamente ci può sembrare stranissimo, quasi un’ingiustizia: chissà quante volte quell’uomo avrà ricevuto insulti, chissà quante volte sarà stato allontanato in malo modo,

4 marzo 2018 - III di Quaresima

Tra i brani di Vangelo della Quaresima che si ripetono sempre uguali, quello della terza domenica ci risulta il meno simpatico, quello che facciamo più fatica a seguire. Anche il dialogo tra Gesù e i giudei è faticoso e pertanto il rischio è quello di fermarsi su qualche espressione, quella che ci è immediatamente più facile da comprendere, perdendo di vista il quadro. Ciò che è decisivo è che questi giudei inizialmente erano affascinati da Gesù, anzi Giovanni dice « erano coloro che gli avevano creduto » ma poi cambia qualcosa quando Gesù chiede a loro di fare un salto di qualità, di abbandonare le loro tradizioni, le loro convenzioni per aprirsi a una novità, per mettersi in ascolto, come a dirci che non basta aderire con una sorta di fascino anche nei confronti del Vangelo - questa parola ci piace! -, come accade a tanti uomini e donne che sono lieti del Vangelo, lo conoscono e a volte lo leggono anche più di noi ma poi la loro adesione non avviene attraverso l’ascolto. Non è