Novena del Santo Natale - L'annuncio dell'angelo a Zaccaria

 


Luca inizia la sua narrazione con un quadro sostanzialmente agiografico (1,5-25). Zaccaria ed Elisabetta sono descritti come «giusti davanti a Dio» e osservanti rigorosi di tutte le leggi del signore. Ma nonostante la loro giustizia non hanno figli e allora pregano il signore che li esaudisce: «Non avere paura, Zaccaria, perché la tua supplica è stata esaudita». Un racconto edificante, dunque, come tanti: la giustizia prima o poi è sempre premiata. 

Facciamo subito, obbedendo all'intenzione dell'evangelista, un confronto, sia pure rapido, con la scena successiva dell'annuncio dell'angelo a Maria. Nulla di agiografico nell'annuncio a Maria. Nessun cenno alle virtù di Maria, né alla sua preghiera, né alla sua attesa.

L'evento emerge dall'alto senza alcuna premessa. Tutto è dalla parte di Dio, pure Grazia. Nulla che assomigli ai racconti edificanti, nei quali intervento di Dio è sempre condizionato da una preghiera. Nel primo quadro, quello di Zaccaria, è l'osservanza della legge che viene premiata, nel secondo - l'annuncio a Maria - è la grazia che viene proclamata.

Lo scenario dell'annuncio a Zaccaria è grandioso e solenne: nel tempio, durante la solenne liturgia dell'incenso, un sacerdote nell'esercizio della sua funzione, e sullo sfondo il popolo in attesa. Il racconto dell'annuncio a Maria, invece, è privo di ogni scenario, come è facile notare. Dove va collocata Maria? In casa, dal momento che si dice che l'angelo «entrò». Che cosa stava facendo? Il testo non dice nulla. Parla semplicemente di Nazareth, una località che le Scritture neppure conoscono. Nell'annuncio a Zaccaria l'apparizione dell'angelo di Dio avviene nel tempio, vicino all'altare in un luogo che molti pensano essere il solo degno dell'azione di Dio. Nell'annuncio a Maria, invece l'angelo appare in un luogo profano, in una casa, in un giorno qualsiasi, nella quotidianità della vita.

Il confronto fra le tue annunciazioni mostra dunque un continuo alternarsi di grandezza e piccolezza, solennità e semplicità, sacralità e profondità.  Questo ci lascia già intravedere i tratti nuovi e inconfondibili del volto di Dio che si è manifestato in Gesù di Nazareth. Nell'annuncio a Zaccaria il divino si mostra con tratti di grandiosità e solennità, ma proprio per questo si mostra con un volto normale che non sorprende. Nell'annuncio a Maria, il divino si mostra nelle più assoluta semplicità, nella quotidianità, e proprio per questo svela un volto inatteso e sorprendente. Da una parte, l'uomo entra nella casa di Dio, dall'altra, Dio entra nella casa dell’uomo.

Zaccaria pone all'angelo una domanda, che viene rimproverata come segno di incredulità. Di fronte alla promessa di un figlio, Zaccaria resta incredulo e chiede un segno, una garanzia («In base a che cosa conoscerò [la verità] di questo?»), ponendosi in tal modo sulla scia di alcuni racconti anticotestamentari. La risposta dell'angelo è al tempo stesso un segno dell'efficacia della parola di Dio e un castigo per la poca fede dell’uomo («Ecco, sarai muto e non potrei parlare fino al giorno in cui queste cose accadranno»). Anche nel racconto dell'annuncio a Maria troveremo una domanda, ma non è una domanda che chiede un segno (anche se il segno le sarà dato). È invece una domanda che si interroga sul «come», dal momento che la promessa divina pare contraddire l'intenzione di Maria di «non conoscere uomo». Maria non si interroga sulla potenza di Dio ma si chiede quale sia la sua volontà.

Aggiungiamo, prima di abbandonare questo racconto, che l'annuncio a Zaccaria ricalcai motivi più comuni dell'annunciazione dell'Antico Testamento: l'angelo del Signore, il turbamento e il timore dell'uomo di fronte a un messaggio di Dio, l'assicurazione della presenza divina con la richiesta di un segno. Sono tratti che secondo l'Antico Testamento accompagnano spesso il manifestarsi di Dio all’uomo. E anche i tratti che descrivono la figura del Battista fanno parte di un linguaggio tradizionale: la nascita da una donna sterile (come avvenne per alcuni grandi personaggi, quali Isacco, Sansone, Samuele) è una proclamazione della vittoria di Dio sull'impotenza degli uomini. La presenza dello Spirito di Dio è la prerogativa di tutti i profeti di tutte le guide di Israele. L'astensione da ogni bevande inebriante è il segno dei consacrati a Dio come Sansone e Samuele. Giovanni Battista si colloca dunque all'interno di una tradizione. Tutti i grandi salvatori di Israele - e Giovanni è il più grande di questi - sono un dono della misericordia di Dio, non un frutto della potenza degli uomini. Il Vangelo di Luca è per intero la lieta notizia della misericordia.

(Bruno Maggioni, Venne fra la sua gente, 67-70)

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