19 marzo 2019 - San Giuseppe: custodire la Vita con la propria vita

Fuga in Egitto - Sec. XVIII

«Giuseppe prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto». Un Dio che fugge nella notte! Perché l'angelo comanda di fuggire, senza garantire un futuro, senza segnare la stra­da e la data del ritorno? Per­ché Dio non salva dall'esilio, ma nell'esilio; non ti evita il deserto ma è forza dentro il deserto, non protegge dalla notte ma nella notte.
Per tre volte Giuseppe sogna. Ogni volta un annuncio par­ziale, una profezia di breve respiro. Eppure per partire non chiede di aver tutto chiaro, di vedere l'orizzonte completo, ma solo «tanta lu­ce quanto basta al primo passo» (H. Newman), tanta forza quanta ne serve per la prima notte. A Giuseppe ba­sta un Dio che intreccia il suo respiro con quello dei tre fuggiaschi per sapere che il viaggio va verso casa, anche se passa per il lontano Egit­to; che è un'avventura di pe­ricoli, di strade, di rifugi e di sogni, ma che c'è un filo ros­so il cui capo è saldo nella mano di Dio.
Giuseppe rappresenta tutti i giusti della terra, uomini e donne che, prendendo su di sé vite d'altri, vivono l'amo­re senza contare fatiche e paure; tutti quelli che senza proclami e senza ricompen­se, in silenzio, fanno ciò che devono fare; tutti coloro il cui «compito supremo nel mon­do è custodire delle vite con la propria vita» (E. Canetti). E così fanno: concreti e in­sieme sognatori, inermi ep­pure più forti di ogni Erode.
(Ermes Ronchi)

Ciascuno di noi ringrazi per coloro che hanno custodito e custodiscono la propria vita, in particolare i nostri Papà. Ognuno di noi ha qualcuno da custodire, non facciamo passare questo giorno senza far sentire che questo ci riempie di responsabilità ma anche di una grandissima gioia.

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