17 febbraio 2011

Chiunque vi darà da bere un bicchiere d'acqua nel mio nome 
perché siete di Cristo, in verità io vi dico, non perderà la sua ricompensa.
Marco 9,41

Sir 2,1-11; Sal 36; Mc 9,38-41


Sette Santi Fondatori
Fra il quarto e il quinto decennio del XIII secolo, nel periodo della lotta tra l'imperatore Federico II e il papato, quando le città italiane erano sconvolte dalle discordie di opposte fazioni, sette mercanti fiorentini, animati da speciale devozione per la Vergine, e già membri di una compagnia devozionale laica - di Laudesi - detta dei Servi di Santa Maria, nonché legati tra loro dall'ideale evangelico della comunione fraterna e del servizio ai poveri e agli ammalati, decisero di ritirarsi in solitudine, per far vita comune nella penitenza e nella contemplazione. 
Secondo la tradizione fu durante la festa dell'Assunzione di Maria (il 15 agosto) del 1233 - un anno molto speciale, nel quale secondo alcune pro-fezie avrebbe dovuto aver luogo la fine dei tempi, e in cui si verificarono vari movimenti a carattere religioso-popolare, come quello dell"'Alleluia" guidato da Ranieri Fasani -la Vergine Maria apparve appunto ai sette, che nella successiva festività mariana, quella della Nativita (1'8 settembre), decisero di ritirarsi in preghiera e in penitenza in suo onore. Le apparizioni eli Maria ai sette prescelti - i nomi dei quali erano Bonfiglio, Bonagiunta, Amadio, Manetto, Uguccione, Sostegno e Alessio - furono parecchie, e vengono ricordate con qualche differenza dalle fonti. Importante appare comunque l'insistenza sui caratteri penitenziali: Maria si presenta come Mater dolorosa, in nero abito di lutto, circondata dagli attributi dei suoi dolori (tradizionalmente sette: tanti quanti appunto i prescelti). 
Il culto mariano negli anni Trenta - Quaranta del Duecento appariva in effetti, nelle città comunali italiane, molto strettamente collegato con l'azione anche politica pontificia e con il movimento guelfo: associazioni dedicate alia Vergine, e addirittura milizie armate recanti il suo nome, erano impegnate nella lotta contro gli eretici ma anche contro i ghibellini ch'erano considerati, a torto o a ragione (la realtà effettiva dev'esser considerata caso per caso), come loro alieati. 
Abbandonata dunque l'attività commerciale, i sette lasciarono le proprie case e distribuirono i loro beni ai poveri e alie chiese; indossarono una veste "di panno bigio", abito consueto dei penitenti, e si ritirarono dapprima in una casetta subito a nord della città di Firenze, in quello che allora era il "cafaggio" (bosco) detto "del vescovo" (il luogo nel quale sarebbe in seguito sorta appunto la basilica servita della Santissima Annunziata), dove posero in atto il loro ideale di servizio a favore di quelli che si trovavano in ogni genere di necessità. 
Ma verso il 1245, sospinti dal desiderio di una vita più esclusivamente contemplativa e nello stesso tempo temendo la persecuzione dei ghibellini, la forza dei quali stava crescendo in città e tra i quali si annidavano alcuni fautori dell'eresia, accettarono il consiglio di Ardingo vescovo di Firenze, che già li aveva ricevuti in un territorio eli sua pertinenza, e salirono sull'altura di Montesenario, a una decina di miglia dalla città verso nord, dove costruirono una casetta con "povero materiale" ed eressero un oratorio dedicato a Maria. Anche il predicatore domenicano e inquisitore Pietro da Verona (poi canonizzato come san Pietro martire), che si trovava allara a Firenze, aveva approvato il genere di vita da essi abbracciato. 
Nella nuova sede essi conducevano una vita di severa penitenza, con caratteristiche proprie sia della vita eremitiea che di quella comunitaria: vivevano del proprio lavoro, recitavano insieme i Salmi, si dedicavano alla preghiera solitaria. Radicale fu l'impegno nella rinunzia ai beni terreni, testimoniata dall'Atto di Povertà del 7 ottobre 1251: con questa documento Bonfiglio, priore della chiesa di santa Maria eli Montesenario, con altri diciannove frati, prometteva di non entrare mai in possesso di beni materiali. Ai sette si aggiunse san Filippo Benizi, dotato di profonda spiritualità: egli è, con Alessio Falconieri, il santo più famoso dell'Ordine. 
Diffondendosi sempre più la fama della santità del gruppo, molti chiedevano di entrare nella famiglia che esso aveva costituito; con il passar del tempo, mantenendo il nome di Servi di Santa Maria, essi decisero di dar vita a un vero e proprio Ordine religioso, ispirato al tipo di vita istituito dagli apostoli: adottarono dunque la Regola di sant'Agostino, cui aggiunsero aleuni statuti particolari. Il secondo redattore della Legenda sull' origine dell'Ordine vede nell'abito che essi portavano "un chiaro segno dell'umiltà dei dolori che la beata Vergine Maria soffrì nella passione del suo Figlio". L'Ordine ebbe un rapido sviluppo in Toscana e nell'Italia centrale. 
Il vescovo Ardingo approva i loro primi statuti; Innocenzo IV per primo concesse loro la protezione della Santa Sede e l'approvazione della vita di povertà e di penitenza da essi abbracciata; il successore, Alessandro IV, nel 1256 conferma questo atto del suo predecessore con la lettera Deo grata, in cui egli menziona anche l'Atto di Povertà del 1251. Finalmente, superate, soprattutto per l'opera di Filippo da Firenze, le difficoltà sorte dopo il secondo concilio di Lione per la sopravvivenza dell'Ordine, papa Benedetto XI con la bolla Dum levamus approva definitivarnente nel1304 l'Ordine dei Servi di Santa Maria.
La viva devozione mariana dei membri dell'Ordine non deve peraltro far dimenticare che le circostanze, nelle quali esso si affenna furono quelle della lotta tra guelfi e ghibellini: la fondazione religiosa ebbe per- tanto, comunque, una sua forte valenza politica. I posteri hanno voluto venerare insieme i sette Fondatori, i quali insieme furono proclamati santi nel 1888 da papa Leone XIII con i nomi di Bonfiglio, Bo- nagiunta, Manetto, Amedeo, Uguccione, Sostegno, Alessio. A Montesenario un solo sepolcro raccoglie insieme anche dopo morte quelli che la comunione di vita aveva resi una cosa sola. La data della loro festa è stata fissata al 17 febbraio, che corrisponde, secondo la tradizione, al giorno del 1310 in cui morì l'ultirno sopravvissuto tra essi, Alessio Falconieri. 
L'Ordine è costituito di tre rami. Il secondo, femrninile, fu fondato dalle beate Elena e Rosa nel1285, all'indomani della morte di Filippo Benizi il quale l'anno prima, nel 1284, aveva concesso a santa Giuliana Falconieri di portare il mantello nero simbolo del terzo ramo dell'Ordine, detto appunto delle "mantellate". 
Per quanto l'Italia sia rimasta il centro della modesta diffusione dei Serviti, essi hanno conosciuto un discreto revival nel secolo XIX diffondendosi in Francia, Gennania, Austria, Inghilterra e anche negli Stati Uniti. Il momento storico tra la fine dell'Ottocento e l'inizio del Novecento, segnato in molti paesi europei da una forte conflittualità tra Chiesa cattolica e stati laici, fu in effetti anche il momento del rilancio di molti aspetti del culto mariano. 
Fu in quel periodo che proprio a Firenze, culla duecentesca dell'Ordine, venne fondata nell'area nord della periferia cittadina (quasi a metà strada sulla direttrice tra i due grandi centri serviti della basilica della Santissima Annunziata e del santuario di Montesenario) una grande chiesa a pianta ottogonale dedicata appunto ai Sette santi Fondatori (l'ottagono era destinato a ricordarli insieme con l'''ottavo apostolo dell'Ordine", il Benizi) che è uno dei più interessanti esempi dell'architettura neogotica europea. 
I "Sette santi Fondatori" e la loro spiritualità mariana sono stati fatti oggetto di un commosso elogio da parte di colui che è forse il frate servita più celebre del Novecento: il poeta David Maria Turoldo, che ebbe a lungo la sua sede nella basilica fiorentina della Santissima Annunziata e che appartenne a quel movimento di cristiani sensibili alla necessità di adeguare la Chiesa all'età modema, che ebbe in Firenze uno dei suoi centri più vivaci nel periodo immediatarnente precedente il concilio Vaticano II, anno- verando personaggi come Giorgio La Pira e Emesto Balducci. Turoldo ha rievocato in bellissime pagine la devozione di Alessio Falconieri, esegeta dell'Ave Maria e gioioso servitore dei confratelli e del prossimo nei lavori più urnili, considerato per questo l'Angelo Gabriele dell'Ordine; quella di Amadio, fedele al suo nome e ardente recitatore dei Salmi; di Bonagiunta, lottatore contro le tentazioni; di Bonfiglio, che era forse il più anziano e il più ricco del gruppo, e che aveva avuto moglie e figli prima di scegliere la vita di penitenza; di Sostegno, del quale si disse ch'era stato in gioventù cavaliere e che avesse convertito la sua antica superbia nell'orgoglio devoto di esser definito "cavaliere della Vergine". 



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