17 settembre 2017 - III domenica dopo il martirio di San Giovanni


Leggendo e rileggendo il Vangelo di oggi troviamo tante domande, a ricordarci che la ricerca della Verità e la sua comprensione avviene attraverso delle domande giuste e delle risposte giuste. Gesù, che era Maestro - un rabbino particolare perché, a differenza degli altri maestri, aveva scelto i discepoli mentre normalmente erano i discepoli che sceglievano il maestro - si comporta come la cultura del tempo: cercando di portare i propri discepoli attraverso delle domande alla conoscenza della Verità. Le domande che nascono oggi, in questo dialogo che Gesù ha con i suoi amici, sono particolari perché nascono in un contesto molto preciso. Luca ci racconta in tanti episodi di come Gesù trascorresse molto tempo in preghiera: alla sera tardi, nel cuore della notte, al mattino presto. In questo contesto Gesù si trova a pregare e con lui ci sono anche i suoi discepoli. Nascono dalla preghiera le domande che Gesù ha nel cuore e lui vuole coinvolgere i suoi amici in una riflessione che vada al di là di quello che si dice e mettono in giro loro stessi. Come Paolo ci racconta nella sua lettura, dove parlando di sé lo fa con l’intensità di chi annuncia un’esperienza personale dell’incontro con il Signore. La prima domanda è «che cosa la gente dice di me?» e i discepoli rispondono ripetendo le opinioni diffuse in quel momento. D’altra parte alcuni si domandavano se Gesù non fosse davvero il Giovanni Battista risuscitato, dopo che Erode l’aveva fatto uccidere; anche Erode aveva questo timore. Alcuni, proprio per i segni e per la forza del suo modo di parlare, lo paragonavano ad Elia, il grande profeta d’Israele, oppure a un altro profeta, comunque a una persona che certamente ti pone in questione. Ma non è sufficiente a raccogliere le opinioni degli altri, un po’ come accade quando ci troviamo a discutere o parlare di qualche evento dove tutti mettono la propria opinione pensando sia quella decisiva. Gesù va oltre e dice: non è sufficiente che vi mi ripetiate quello che si dice; non è sufficiente che uno ripeta quanto ha imparato, magari a memoria, durante il catechismo. Chi dici tu che io sia? Chi dite voi che io sia? Questa è la domanda essenziale, la domanda che dovremmo tenere nel cuore tutti i giorni: chi è Gesù per me? Cosa centra con il mio modo di parlare, di pensare, di agire, di progettare? Cosa centra con l’esperienza della gioia, del dolore, della morte. Cosa centra Gesù con la mia vita? È il rapporto con Lui che dà forma alla mia esistenza oppure c’è ma è un po’ ai margini della mia esistenza? Pietro dà una risposta perfetta «Tu sei il Cristo di Dio, il Messia» ma noi sappiamo bene come Pietro, nel momento più importante, quello di stare vicino al suo amico che veniva arrestato, arriva a dire “non lo conosco”. Eppure questa espressone dice fare almeno una conoscenza. Allora bisogna sempre andare in profondità, possiamo dire così: il rapporto con il Signore è un rapporto sempre da riscoprire di giorno in giorno, per questo noi dobbiamo trovare il tempo per ascoltare il Vangelo, per leggerlo, per farlo diventare la nostra esistenza. Altrimenti la conoscenza di Gesù rimarrà sempre legata a qualche informazione che, per quanto corretta, rimane qui, nell’intelligenza, nella mente ma questo lo possono fare tutti, anche chi non è credente conosce tantissimo del Vangelo. Anzi, alcuni non credenti conoscono ancora di più la Scrittura di coloro che dicono di essere discepoli di Gesù. Ma non è sufficiente. È necessario che quella Parola arrivi a ciò che di più profondo io sono, che noi identifichiamo con il nostro cuore, perché muova la volontà di desiderio, la decisione.
In questa giornata celebriamo la Giornata del Seminario che, in questo anno, per noi assume dei toni straordinari, non solo perché accompagniamo Luigi nel suo cammino - e la prossima tappa di questo percorso che ha ripreso in settimana sarà l’accolitato l’11 novembre, il giorno in cui verrà messo a contatto con l’Eucaristia in modo continuativo, diventando ministro straordinario dell’Eucaristia -, ma poi ci è stato regalato il dono di un giovane che diventerà diacono il 30 settembre e presbitero il 9 giugno 2018. Siamo stati scelti tra tutte le parrocchie della Diocesi per accogliere uno di questi giovani all’inizio del suo ministero. Certo, lui ci donerà la sua vita e il suo ministero ma noi lo accompagniamo in uno dei momenti più delicati del cammino della vita, che è proprio l’inizio del ministero. Abbiamo quindi da accogliere un dono e la responsabilità di custodirlo. Da qualche anno, poi, nelle parrocchie di Castelnuovo, Beregazzo e Figliaro, vengono inviati due giovani del biennio di teologia, coloro che sono all’inizio del cammino: vengono in Oratorio per condividere il gioco, la preghiera, il dialogo con i ragazzi e i giovani. Oggi verranno Flaviano e Marco e accompagniamo anche loro perché la loro presenza possa essere per loro e per tutti i ragazzi che li incontrano un’esperienza bella, che faccia crescere nell’amore per quello che desiderano e soprattutto che li faccia comprendere se veramente vogliono vivere la propria vita come presbiteri.
Chiediamo al Signore allora di aiutarci, oggi, a fare Verità per primi noi stessi nel rapporto che abbiamo con Lui domandandoci davvero «Ma chi è Gesù per me, oggi e chi voglio che sia in ogni momento della mia vita?» perché rispondendo seriamente con verità a questa domanda noi davvero possiamo dire di avvicinarci a quella Verità che è il desiderio del cuore di ogni uomo.

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