2 gennaio 2018 - Il Cantico di Simeone


Poche parole quelle del cantico di Simeone, che la Chiesa ha scelto di cantare ogni sera a conclusione della giornata per dirci come sarebbe bello che ciascuno potesse chiudere ogni giorno benedicendo Dio, un Dio vicino tanto vicino dal sentirlo in un abbraccio. Benedire per cercare di rispondere a Colui che è benedizione. Benedire per non lasciare dimorare il cuore nella durezza che la vita consegna quotidianamente, quelle maledizioni che tolgono il sorriso, accorciano il respiro e spengono la speranza.
Concludere ogni giorno non avendo paura della morte perché la vita ci è donata per vedere la salvezza all’opera nella nostra vita quando si declina nella misericordia per i nostri peccati, nella pazienza per le nostre pigrizie, nell’attesa per le nostre indecisioni. 
Concludere ogni giorno abbandonandosi alla pace del riposo nell’umile consapevolezza di essere stati servi, di aver fatto tutto quello che potevamo fare e nella fiducia che anche se non siamo stati vigili e pronti Lui, il Signore, non ci caccerà fuori dove è pianto e stridore di denti ma ancora si chinerà sui nostri piedi stanchi e li laverà e li asciugherà con la tenerezza di chi conoscendo il nostro cuore ne sa gli slanci entusiasti e le goffe cadute.
Concludere ogni giorno non portando nel cuore la lista sofferente degli eventi tragici che generano paura e sfiducia e che insinuano il pensiero che un Dio buono non ci possa essere.  
Concludere ogni giorno facendo memoria dell’opera di Dio, che non è solo per la gloria di Israele ma che è preparata per tutti i popoli, perché la Luce del mondo viene ieri, oggi e sempre anche se il mondo pare non comprenderla, pur avendone immensamente bisogno.
Ma il cantico di Simeone, preghiera della sera, è la preghiera quotidiana di quanti si sono fidati del Signore, di quanti custodiscono nel cuore la promessa dello Spirito che garantisce che una vita di Vangelo è un’esistenza beata, che essere uomini giusti e pii non è debolezza ma è espressione della mitezza di coloro che erediteranno la terra.
Simeone ci è caro perché ci ricorda la tenerezza di tanti nonni che ci hanno stretti bambini alle loro braccia affidandoci nella preghiera a Dio; perché ci ricorda quegli uomini saggi che alla scuola della vita hanno sperimentato che il Vangelo centra con ogni attimo del nostro esistere; perché ci ricorda quanti ancora oggi non si stancano di proporci gesti e parole di speranza, passando talora attraverso la derisione riservata ai sognatori.
Che anche la nostra vita possa essere giusta, saremo allora uomini e donne che sanno benedire in ogni occasione, che vedono la Luce di Dio in ogni evento, che parlano di Dio come di chi è caro alla vita, come un bambino stretto fra le braccia, nell’attesa di un abbraccio di pace per l’eternità.
Buona giornata!

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