13 febbraio 2011

Molti lo seguirono ed egli li guarì tutti 
e impose loro di non divulgarlo.
Matteo 12, 15-16

1Sam 21,2-6a; Sal 42; Eb 4,14-16; Mt 12,9b-21

Santa Fosca, martire
Fosca è ricordata, insieme a Maura, in una passio che ne racconta la conversione a Cristo e il martirio. Nata da una famiglia pagana di Ravenna, a 15 anni si fece cristiana, insieme alla nutrice Maura, con la quale fu istruita e battezzata dal prete Ermolao. A nulla valsero i tentativi del padre di indurre la figlia ad abiurare. Denunciata al prefetto Quinziano, fu dapprima sottratta all’arresto da un angelo; ma poi, insieme a Maura, si presentò spontaneamente al prefetto. Entrambe vennero processate, torturate e infine decapitate. Era il 13 febbraio. I loro corpi furono trasportati in Tripolitania, dove furono sepolti nelle grotte presso Sabratha. Molti anni dopo un cristiano di nome Valente riportò le loro reliquie in Italia, all’isola del Torcello, nella laguna veneta, dove venne eretta una chiesa in onore delle martiri. Non si hanno nella passio indicazioni cronologiche, ma gli agiografi posteriori e il Martirologio romano, che ne ratifica il parere, ritengono che il loro martirio sia avvenuto durante la persecuzione di Decio.

Oggi si ricorda anche san Benigno, martire.
Subì il martirio nella persecuzione di Diocleziano e Massimino e fu sepolto lungo la strada che da Todi conduce alla località chiamata anche oggi S. Benigno, dove fu edificato un oratorio e, più tardi, un monastero. Di Benigno ci è stato tramandato soltanto che fu ordinato sacerdote per la sua bontà e rettitudine e che coraggiosamente affrontò il martirio per la difesa della verità. Non molto diffuso è il culto reso al prete martire tudertino, ma costante ne è rimasto il ricordo.




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