28 novembre 2011
«Un profeta non è disprezzato
se non nella sua patria e in casa sua».
(Mt 13, 57)
Molti ascoltandolo rimanevano stupiti. La prima bella caratteristica del Gesù storico: non lascia indifferente nessun ascoltatore, dove lui passa fiorisce lo stupore e molte domande. [...]
Il profeta è straniero in patria perché le sue parole vengono da un mondo altro. Allora si apre il conflitto tra Nazaret e questo 'altrove', tra il quotidiano e l’oltre. A Nazaret tutto dice: hai qui il tuo clan, una madre, fratelli e sorelle; questo è il mondo, non ce n’è un altro. Hai un lavoro, la sinagoga e il Libro, questo basta a dare senso alla vita. Cosa vai cercando con il cuore fra le nuvole?
E invece il giovane rabbi spiazzava figli e genitori, lavoratori e contabili: amate i vostri nemici; lascia i morti seppellire i loro morti, tu vieni e seguimi; felici i poveri, sono i principi del Regno; guardate i fiori del campo e non preoccupatevi; guai a voi farisei che imponete agli altri pesi che non toccate con un dito; se non diventerete come bambini...
Come gli abitanti di Nazaret, anche noi siamo una generazione che ha sprecato i suoi profeti, ha dissipato i suoi uomini di Dio. Come loro livelliamo tutto verso il basso: è solo un falegname, lo conosco bene, conosco i suoi difetti uno per uno. Di un uomo cogliamo solo la linea d’ombra, e così ci precludiamo lo splendore di epifania del quotidiano, l’eterno che si insinua nell’istante e nella creatura. Salviamo almeno lo stupore! [...]
E lì "a causa della loro incredulità non fece molti prodigi". L’amore respinto continua ad amare, il Dio rifiutato si fa ancora guarigione. L’amore non è stanco, è solo stupito; ma non nutre rancori. Già lo aveva capito Ezechiele, profeta di profezie respinte: ascoltino o non ascoltino, sapranno almeno che un profeta è in mezzo a loro. Dio ha deciso di farsi compagnia del suo popolo, ha deciso di essere nel quotidiano di ciascuno, oggi come in esilio e un giorno, forse già domani, come stupore, seme di fuoco in mezzo al cuore.
(Ermes Ronchi)
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