27 gennaio 2012 - Gesù è Signore della vita

Prese la mano della bambina e le disse: 
«Talità kum», che significa: 
«Fanciulla, io ti dico: àlzati!». 
(Mc 5, 41)

L'atteggiamento del cristiano di fronte alla morte è la fede. 
La morte è e resta il più inquietane interrogativo del destino dell'uomo e, anche sulla possibilità della reale bontà di Dio. 
Se Dio è buono, perché la morte? Gesù è venuto a darci una buona notizia anche sulla morte. 
Come ci svela la splendida pagina della Sapienza, il nostro è un Dio amante della vita. 
Noi crediamo di essere stati creati immortali, e di essere nelle mani di Dio. Questa vita che viviamo, la viviamo proiettata nel futuro come una pienezza. 
Il dolore del distacco, della morte, ci viene presentato da San Paolo come le necessarie doglie di un parto che danno alla luce una nuova creatura. 
Questo Dio tenerissimo che solleva la figlia di Giairo è colui che ha per noi un destino di vita e di Risurrezione. 
Basta? Non lo so, davvero. Ai tanti Giairo cui muore la figlia non so se basta. 
Elemosiniamo certezza e salvezza, la fede è solo una flebile fiamma per attraversare il mare in tempesta. 
Mi fido, amici, mi fido con tutta la mia disperazione, e ai fratelli che leggono queste parole addito il Figlio di Dio che ci solleva dalla tenebra.
 
Infine consideriamo le tante morti interiori da cui dobbiamo risorgere: la fanciulla, segno di autenticità, di purezza, spesso giace immobile nella nostra vita; troppe le delusioni, le stanchezze, per essere ancora ottimisti. Da quale morte interiore dobbiamo risorgere? 
Solo, abbiamo fede, questo il Signore Gesù ci chiede per una nuova vita in Lui. 


(Paolo Curtaz)


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