28 febbraio 2012 - Luce del mondo, sale della terra: non vanto ma responsabilità
«Voi siete il sale della terra.
Voi siete la luce del mondo».
(Mt 5,13.15)
Dio è luce: una delle più belle definizioni di Dio (1
Giovanni 1,5). Ma il Vangelo oggi rilancia: anche voi siete luce. Una delle
più belle definizioni dell'uomo.
E non dice: voi dovete essere, sforzatevi di diventare,
ma voi siete già luce. La luce non è un dovere ma il frutto naturale in chi ha
respirato Dio. La Parola mi assicura che in qualche modo misterioso e grande,
grande ed emozionante, noi tutti, con Dio in cuore, siamo luce da luce, proprio
come proclamiamo di Gesù nella professione di fede: Dio da Dio, luce da
luce.
Io non sono né luce né
sale, lo so bene, per lunga esperienza. Eppure il Vangelo parla di me a me,
e dice: Non fermarti alla superficie, al ruvido dell'argilla, cerca in
profondità, verso la cella segreta del cuore; là, al centro di te, troverai
una lucerna accesa, una manciata di sale. Per pura grazia. Non un vanto, ma
una responsabilità.
Voi siete la luce, non
io o tu, ma voi. Quando un io e un tu s'incontrano generando un noi, quando due
sulla terra si amano, nel noi della famiglia dove ci si vuol bene, nella
comunità accogliente, nel gruppo solidale è conservato senso e sale del vivere.
Come mettere la lampada
sul candelabro? Isaia suggerisce: Spezza il tuo pane, introduci in casa lo
straniero, vesti chi è nudo, non distogliere gli occhi dalla tua gente...
Allora la tua luce sorgerà come l'aurora (Isaia 58,10). Tutto un incalzare
di azioni: non restare curvo sulle tue storie e sulle tue sconfitte, ma occupati
della città e della tua gente, illumina altri e ti illuminerai, guarisci altri
e guarirà la tua vita.
Voi siete il sale, «che
ascende dalla massa del mare rispondendo al luminoso appello del sole. Allo
stesso modo il discepolo ascende, rispondendo all'attrazione dell'infinita
luce divina» (Vannucci). Ma poi discende sulla mensa, perché se resta chiuso
in sé non serve a niente: deve sciogliersi nel cibo, deve donarsi.
Il sale dà sapore: Io
non ho voluto sapere nient'altro che Cristo crocifisso (1Corinzi 2,1-5 ).
«Sapere» è molto più che «conoscere»: è avere il sapore di Cristo. E accade
quando Cristo, come sale, è disciolto dentro di me; quando, come pane, penetra
in tutte le fibre della vita e diventa mia parola, mio gesto, mio
cuore.
Il
sale conserva. Gesù non dice «voi siete il miele del mondo», un generico
buonismo che rende tutto accettabile, ma il sale, qualcosa che è una forza,
un istinto di vita che penetra le scelte, si oppone al degrado delle cose, e
rilancia ciò che merita futuro.
(Ermes Ronchi)
Commenti
Posta un commento