25 marzo 2012 - La resurrezione è possibile per le lacrime di Dio

«Io sono la risurrezione e la vita; 
chi crede in me, anche se muore, vivrà; 
chiunque vive e crede in me, 
non morirà in eterno. Credi questo?»
(Gv 11, 25-26)

Gesù si reca a Betania chiamato dall'amicizia. Di Lazzaro non sappiamo nulla se non che era amico di Gesù. Questa la sua identità: colui che Gesù amava molto. 
Di Lazzaro sappiamo anche tutte le lacrime versate per la sua morte: piangono Marta e Maria, i giudei, Gesù stesso. Le lacrime sono l'annuncio che l'amore è sempre minacciato, che la felicità è fragile, perché troppe cose sfuggono al mio controllo: il mio corpo, il mio cuore e il cuore degli altri, il loro corpo, gli accadimenti della storia e la natura. 
Io invidio Lazzaro non per la vita che Dio gli ha ridato ma per il fatto di essere circondato da amici, segno di una vita riuscita. La sua santità è l'amicizia, sacramento che conforta la vita. 
Eppure a me che cosa importa di Lazzaro, cosa me ne faccio della sua resurrezione? Lazzaro non è mio amico, non è mio padre o mia madre, non è uno dei miei morti. A me non importa Lazzaro, a me importa Gesù e il suo amore per l'amico, amore fino alle lacrime. È questa la salvezza: il pianto di Dio. Io non morirò per sempre, e questo per il suo amore che non accetta di finire. Ognuno di noi è Lazzaro malato e amato. Sono io l'amico che Egli non accetta di veder finire nel nulla della morte. Se amico è un nome di Dio il mio nome è: amato per sempre. Quante volte sono morto! Quante volte mi sono addormentato. Era finito l'olio della lampada, finita la voglia di amare, forse anche la voglia di vivere. E mi dicevo in qualche grotta oscura dell'anima: Dio non mi interessa più. Non mi importa se mi ama. Poi un seme ha cominciato a germogliare, non so da dove, né so perché. 
Una pietra si è mossa, è entrato un raggio di sole, un grido d'amico ha percosso il silenzio, delle lacrime hanno bagnato le bende. Ciò è accaduto per palesi, pubbliche, sconvolgenti ragioni d'amore: la resurrezione è possibile per le lacrime di Dio. Perché il Signore prova dolore per il dolore del mondo, perché il suo amore per l'amico non accetta di finire. Se tu fossi stato qui nostro fratello non sarebbe morto. Parole che sono mie: se Tu sei con me, non morirò. Se Tu sei con me, la notte non verrà. Parole gridate da Gesù sulla soglia della morte: Dio mio perché mi hai abbandonato, perché non sei qui con me? Nel giorno delle lacrime Dio sembra essere lontano. Il suo ritardo pesa. Quattro giorni pesò su Marta e Maria. Eppure Lui è qui, eppure siamo noi il cielo di Dio. Lui è qui, non come esenzione dalla morte, ma come resurrezione dentro la morte. Io lo credo, con la fede dell'anonimo morente che scriveva: credo nel sole, anche se non splende; credo nell'amico anche se non lo sento; credo in Dio anche quando tace.
(Ermes Ronchi)


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