20 aprile 2012 - La gioia dell'amico dello Sposo
«Egli
deve crescere e io diminuire»
(Gv 3,30)
Il
quarto evangelista ritorna a parlare del Battista alla fine del cap. 3 quando –
dopo l’episodio delle nozze di Cana, la cacciata dei trafficanti dal tempio e
il dialogo notturno con Nicodemo – racconta ancora del ministero di Giovanni.
È
l’ultima occasione in cui compare il Battista:
3,22 Dopo queste cose, Gesù andò
con i suoi discepoli nella regione della Giudea; e là si tratteneva con loro e
battezzava. 23 Anche Giovanni battezzava a Ennòn, vicino a Salìm,
perché là c’era molta acqua;
Anche
questi nomi, strani e di difficile identificazione, indicano comunque sempre
quella zona presso il guado del Giordano.
e la gente andava a farsi battezzare. 24
Giovanni, infatti, non era ancora stato gettato in prigione.
Giovanni
continua la sua opera anche dopo che Gesù ha iniziato il suo ministero;
l’ultima cosa che ha fatto non è
quella di presentare Gesù, non gli ha passato semplicemente il
testimone, Giovanni ha indicato Gesù e continua la sua predicazione
penitenziale. Anche Gesù si presenta in quella zona con i suoi discepoli e
anche lui fa predicazione penitenziale. Si creano così due gruppi.
25 Nacque allora una discussione
tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo riguardo alla purificazione rituale. 26
Andarono da Giovanni e gli dissero: «Rabbì, colui che era con te
dall’altra parte del Giordano e al quale hai reso testimonianza, ecco, sta
battezzando e tutti accorrono a lui».
I
discepoli di Giovanni sentono Gesù come un concorrente e sono dispiaciuti del
fatto che Gesù abbia più clienti di Giovanni. La gente accorre da Gesù, i
discepoli di Giovanni glielo vanno a dire come per stimolarlo a fare qualcosa,
a darsi da fare, a non permetterglielo. I discepoli non hanno capito, stanno
difendendo una loro abitudine, il loro piccolo gruppo.
La
risposta di Giovanni è veramente il vertice della sua testimonianza:
27 Giovanni rispose: «Nessuno può
prendersi qualcosa se non gli è stata data dal cielo. 28 Voi stessi
mi siete testimoni che ho detto: “Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato
mandato avanti a lui”. 29 Lo sposo è colui al quale appartiene la
sposa; ma l’amico dello sposo, che è presente e l’ascolta, esulta di gioia alla
voce dello sposo. Ora questa mia gioia è piena. 30 Lui deve
crescere; io, invece, diminuire».
Questo
è il vertice della testimonianza del Battista: non si prende nulla, se non
quello che gli è dato dal cielo e riconosce che Gesù è lo sposo. Dire che Gesù
è lo sposo significa identificarlo con il Signore in persona che, nell’Antico
Testamento, era presentato come lo sposo del popolo.
L’immagine
nuziale era una metafora per indicare l’alleanza fra Dio e Israele. Lo sposo
per eccellenza è Dio; adesso Giovanni Battista identifica Gesù come lo sposo e
dice di se stesso di essere l’amico dello sposo, proprio quello che noi
chiamiamo il testimone di nozze, quello che lo sposo sceglie come testimone,
quello che lo aiuta a preparare la festa. Giovanni Battista ha di sé la
consapevolezza di essere amico dello sposo, quello che ha preparato la festa di
nozze. Adesso però è arrivato lo sposo, lo sposo è lui, non io, e proprio
perché io sono amico dello sposo sono presente, lo ascolto e sono contento che
lui sia lo sposo.
La
gioia dell’amico sta proprio nell’ascoltare la voce dello sposo. È
un’espressione splendida presa dai profeti che richiama il tema dell’alleanza.
La
voce della sposa è il segno della vitalità di Gerusalemme, della nuova realtà
promessa dai profeti.
Giovanni
dice che lui, come amico dello sposo, è contento di sentire la sua voce.
Questo
è un elemento importantissimo per noi – anche noi amici dello sposo – che siamo
esultanti di gioia ascoltando la sua voce.
“Questa mia gioia è piena, io devo diminuire perché lui deve crescere”.
Questo è un principio fondamentale della nostra esperienza cristiana che il
Battista ci ha insegnato come testimone-profeta. Cristo deve crescere nella mia
vita, il mio io deve diminuire.
Più
decresce il mio io, più in me cresce il Cristo. Più avviene questo e più la mia
gioia è piena e io mi realizzo personalmente come amico dello sposo,
strettamente unito a lui e in ascolto della sua parola.
La
liturgia ha scelto anche le date di nascita del Battista e di Gesù proprio con
questo gioco simbolico: al solstizio d’inverno, quando è collocata la nascita
di Cristo, il sole comincia a crescere, le giornate si allungano; al solstizio
d’estate, quando è collocata la nascita del Battista, le giornate cominciano ad
accorciarsi ed è proprio il gioco inverso: nasce la voce che deve diminuire per
preparare la parola che deve crescere.
(don Claudio Doglio)
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