30 aprile 2012 - Dio si fa pane per la vita del mondo
«Io sono il pane della
vita».
(Gv 6,48)
La storia di Elia ci
aiuta a interpretare il Vangelo di oggi. Dio stesso si fa pane e vicinanza, angelo
e carezza perché noi, profeti troppe volte stanchi, non ci arrendiamo al
deserto che ci assedia.
Io sono il pane disceso
dal cielo. Io sono il Pane della vita. La mia carne è per la vita del mondo.
Tre affermazioni che riassumono il brano. Io sono pane: pane indica tutto ciò
che ci mantiene in vita, Cristo fa vivere. Fa vivere con la Parola, con le
persone, con il giorno che ci dona, con pane e acqua, un’intima luce e angeli
che non ci aspettavamo, con se stesso. Pane disceso: il movimento decisivo
della storia è discendente, è Lui che si incarna e vuole la comunione con me; è
Lui che attraversa deserti e crea sorprese di pane e di carezze, è Lui che
invita. È disceso dal cielo perché la terra non basta, perché a nessun figlio
prodigo basteranno mai le ghiande contese ai porci. Ogni figlio ha nostalgia
del pane di casa: la nostra casa è il cielo, il nostro pane è Dio.
La mia carne è per la vita
del mondo. Tre sole lettere «per» ed è il senso della storia di Gesù,
dichiarazione d’amore da parte di Dio: per te, mondo, per tutte le tue vite,
vale la pena vivere e morire; tu prima di me; la tua vita prima della mia.
Neanche Dio vive per se stesso; vive, regna e ama «per noi e per il mondo»,
seme di fuoco in ogni cosa, per sempre.
La nervatura di tutto il
brano è il verbo mangiare. Mentre le religioni orientali si concentrano sul
respiro, il cristianesimo ha come gesto centrale il mangiare: entra in me Pane
buono, che raggiunge e alimenta anche la cellula più lontana. Dio vicino a me,
Dio in me, Dio sotto la mia pelle, che si insedia al centro della mia povertà
come un re sul trono. Dio in ogni vena, Dio che mi abita: medicina, guarigione,
protezione, salvezza dell’anima e del corpo. Questa è la vita eterna, promessa
per circa cento volte nei vangeli. Certezza di una realtà senza prove. Tralcio
e vite, una cosa sola. «Siate imitatori di Dio». Obiettivo impossibile, se
l’Amato non diventa la vita di chi lo ama, se non dà forma Lui al nostro
sentire, pensare, parlare, dare. Siate imitatori di Dio, fatevi voi stessi pane
e angelo, acqua e vicinanza. Cercate Qualcuno che doni il coraggio di non
vivere per se stessi, di diventare dono e pane, di diventare tutti, gli uni per
gli altri, carezza e angelo, compagnia nel deserto, compagnia oltre il deserto,
su fino al monte di Dio.
(Ermes Ronchi)
Commenti
Posta un commento