14 giugno 2012 - Una profonda riforma individuale

 «Il vino nuovo bisogna versarlo in otri nuovi».
(Lc 5,38)

Carissimi, sto per versare nella Chiesa ambrosiana "il vino nuovo" pigiato dal Sinodo diocesano 47°.
E mi domando:
come potranno berlo e gustarlo coloro che si sono fatti la bocca a quello vecchio e sono abituati a ripetere "il vecchio è più buono", rifiutandosi di assaggiare il nuovo?
Mi chiedo ancora: che fine farà questo abbondante vino nuovo, prodotto dal lavoro paziente e costante degli operai sinodali insieme a tanti collaboratori della nostra diocesi, se gli otri dentro i quali lo versano sono vecchi?
Ai farisei e agli scribi, sostenitori delle antiche tradizioni, Gesù ha detto: «Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi; altrimenti il vino nuovo spacca gli otri, si versa fuori e gli otri vanno perduti. Il vino nuovo bisogna metterlo in otri nuovi» (Lc 5,37-38).
Per questo, fraternamente, ripeto con insistente amorevolezza a voi e a me, l'invito che Pietro e gli apostoli rivolgevano alla gente nella loro prima predicazione, secondo lo stile di Gesù: «Pentitevi e convertitevi... immergetevi in Cristo e riceverete il dono dello Spirito santo» (At 2,38; 3,19). Sarà proprio lo Spirito della Pentecoste a rinnovarci e a modellare il nostro cuore su quello generoso e umile di Gesù.
Soltanto attraverso una profonda riforma individuale, di mentalità, volontà e affettività, potrà rinnovarsi anche la Chiesa di Milano; perché nessuna società può cambiare se i suoi membri restano sempre quelli.
Concludo questa mia lettera di prefazione in consonanza con gli apostoli della prima ora:
«Carissimi, vi assicuro, prima di tutto, che in ogni Eucaristia prego con riconoscenza e gioia per voi, a motivo della vostra sincera e impegnata collaborazione nella diffusione del Vangelo di Dio e nella edificazione della sua Chiesa. Sono certo che Colui che ci ha chiamati a questa grande opera a favore di ogni persona, la renderà anche feconda e rigogliosa, nonostante le difficoltà quotidiane e le condizioni storiche nelle quali ci troviamo.
Dio mi è testimone del profondo affetto che ho per tutti voi in Cristo Gesù, e lo prego perché la vostra fede si arricchisca sempre più in conoscenza di Lui, in ogni genere di discernimento dello Spirito. Lo prego perché la vostra concordia manifesti con umiltà e chiarezza l'amore reale e fedele di Gesù Cristo per ogni persona. Affido voi e tutto il nostro cammino di attuazione del Sinodo a Maria Madre della Chiesa, a S. Ambrogio, a S. Carlo, ai Santi della Chiesa ambrosiana che con Maria sono in sinodo permanente da molto tempo prima di noi e per noi.
Vi esorto dunque a prendere sul serio questo documento sinodale: sarà un valido strumento per unire le nostre comunità e farci sentire parte dell'unica Chiesa di Cristo. Studiamolo e pratichiamone le norme indicate per il bene della Chiesa, a gloria e lode di Dio, e a salvezza dei suoi figli.
E come Gesù firmavit faciem suam ed entrò nella città di Gerusalemme per donare ai suoi abitanti il Sangue e lo Spirito che salva, così noi "determinati come Lui" a compiere la volontà del Padre, andiamo nella società contemporanea con l'amore e la forza della Croce perché ritrovi i veri motivi del vivere insieme e la gioia di abitare nella stessa casa con un cuore e un'anima sola.
E la grazia del Signore nostro Gesù Cristo sia con tutti voi».
(Carlo Maria Martini, Lettera per il Sinodo 47° - conclusione)

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