17 giugno 2012 - Non ripudiamo il sogno di Dio


 «Per la durezza del vostro cuore 
Mosè scrisse per voi questa norma».
(Mc 10, 5)


Una domanda traboc­chetto: è lecito o no a un marito ripudiare la moglie? I farisei conosco­no bene la legge di Mosè; san­no però che esiste un conflit­to tra norma e vita, e molto dolore tra le donne ripudia­te, e mettono alla prova Ge­sù in questa strettoia tra la re­gola e la vita, tra il sabato e l’uomo: starà con la legge o con la persona? 
Gesù risponde rilanciando in alto, ci porta subito oltre leci­to e illecito, oltre le strettoie di una vita immaginata come e­secuzione di ordini, come ob­bedienza a norme. Ci porta a respirare un sogno, l’aria de­gli inizi: in principio, prima della durezza del cuore, non fu così; a respirare con il re­spiro di Dio, che non può essere ridotto a norma, e che ri­parte da parole folgoranti: non è bene che l’uomo sia so­lo! 
Nel regno della bellezza e della gratuità, nel cuore del­l’Eden, Dio scopre un non­bene, una mancanza che pre­cede la colpa originale, un male più antico del peccato: la solitudine, il primo nemi­co della vita. 
«Neanche Dio può stare solo» (Turoldo). Dio è contro la so­litudine, è in se stesso rela­zione, estasi, esodo, comu­nione. In principio, il legame. Costitutivo della vita stessa di Dio, Trinità. 
A Lui interessa che nessuno sia soffocato dalle spire della solitudine: «gli voglio fare un aiuto che gli sia simile». «Aiu­to» è parola bellissima che riempie i salmi, che deborda dalle profezie, gridata nel pe­ricolo, invocata nel pianto, molto più di un supplemen­to di forza o di speranza, in­dica una salvezza possibile e vicina. Eva e Adamo sono l’uno per l’altro «aiuto simi­le», salvezza che cammina a fianco, una carne sola. 
In principio, prima della du­rezza del cuore, era così. 
L’uomo non divida quello che Dio ha congiunto. 
Non contaminare il sogno di Dio, ecco l’imperativo. Ma questo non avviene a causa di una sanzione giuridica che ratifica la fine di un pat­to nuziale, ma accade a monte, per cento eventi, per quei comportamenti che producono l’indurimento del cuore e non sanno man­tenere vivo l’amore: l’infe­deltà, la mancanza di rispetto, l’offesa alla dignità, l’essere l’uno per l’altro non causa di vita ma di morte quotidiana... 
Un matrimonio che non si divide non è una norma dif­ficile da osservare, è «vangelo», lieta notizia che l’a­more è possibile, che può durare oltre, che il cuore te­nero è capace di un sogno che non svanisce all’alba, e che è secondo il cuore di Dio, Lui il «molto­tenero»...

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