29 giugno 2012 - Le tre domande diGesù a Pietro: così Dio abita il cuore dell'uomo

«Signore, tu conosci tutto; 
tu sai che ti voglio bene». 
(Gv 21,17)

Gesù e Pietro, uno dei dialoghi più affasci­nanti di tutta la let­teratura. 
Tre do­mande, come nel­la sera dei tradimenti, at­torno al fuoco nel cortile di Caifa', quando Cefa', la Roc­cia, ebbe paura di una ser­va. E da parte di Pietro tre dichiarazioni d'amore a ri­comporre la sua innocenza, a guarirlo alla radice dai tre rinnegamenti. 
Gesù non rimprovera, non accusa, non chiede spiega­zioni, non ricatta emotivamente; non gli interessa giudicare e neppure assol­vere, per lui nessun uomo è il suo peccato, ognuno vale quanto vale il suo cuore: 
Pietro, mi ami tu, adesso? 
La nostra santità non con­siste nel non avere mai tra­dito, ma nel rinnovare ogni giorno la nostra amicizia per Cristo. 
Le tre domande di Gesù so­no sempre diverse, è lui che si pone in ascolto di Pietro. La prima domanda: Mi ami più di tutti? E Pietro rispon­de dicendo sì e no al tempo stesso. Non si misura con gli altri, ma non rimane nep­pure nei termini esatti del­la questione: infatti mentre Gesù usa un verbo raro, quello dell'agàpe, il verbo sublime dell'amore assolu­to, Pietro risponde con il verbo umile, quotidiano, quello dell'amicizia e del­­l'affetto: ti voglio bene. 
Ed ecco la seconda doman­da: 
Simone figlio di Giovan­ni, mi ami? Gesù ha capito la fatica di Pietro, e chiede di meno: non più il confronto con gli altri, ma rimane la ri­chiesta dell'amore assoluto. Pietro risponde ancora di sì, ma lo fa come se non aves­se capito bene, usando an­cora il suo verbo, quello più rassicurante, così umano, così nostro: io ti sono ami­co, lo sai, ti voglio bene. Non osa parlare di amore, si ag­grappa all'amicizia, all'af­fetto. 
Nella terza domanda, è Ge­sù a cambiare il verbo, ab­bassa quella esigenza alla quale Pietro non riesce a ri­spondere, si avvicina al suo cuore incerto, ne accetta il limite e adotta il suo verbo: 
Pietro, mi vuoi bene? 
Gli domanda l'affetto se l'a­more è troppo; l'amicizia al­meno, se l'amore mette paura; semplicemente un po' di bene. 
Gesù dimostra il suo amore abbassando per tre volte l'e­sigenze dell'amore, rallen­tando il suo passo sulla mi­sura del discepolo, fino a che le esigenze di Pietro, la sua misura d'affetto, il rit­mo del suo cuore diventa­no più importanti delle esi­genze stesse di Gesù. L'u­miltà di Dio. Solo così l'a­more è vero. E io so che nell'ultimo gior­no, se anche per mille volte avrò sbagliato, il Signore per mille volte mi chiederà so­lo questo: Mi vuoi bene? E io non dovrò fare altro che rispondere per mille volte: Ti voglio bene.

(Ermes Ronchi)

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