10 luglio 2012 - Gesù, il Signore della vita che porta salvezza

«Fanciulla, àlzati!»
(Lc 8,54)

Gesù cammina verso la casa do­ve una bambina è morta. Cam­mina ed è Giairo, il padre, a det­tare il ritmo; Gesù gli cammina vicino, offre un cuore perché possa appog­giarvi il suo dolore: «Non temere, soltanto continua ad aver fede». Ma co­me è possibile non temere quando la morte è entrata in casa mia, e si è por­tata via il mio sole? Secondo Gesù il contrario della paura non è il coraggio, da scovare a fatica nel fondo dell'ani­mo, ma la fede: Tu continua ad aver fe­de. 
Anche se dubiti, anche se la tua fe­de non ha nulla di eroico, lascia che la sua Parola riprenda a mormorare in cuore, che il suo Nome salga alle lab­bra con un'ostinazione da innamora­ti. 
Aver fede: che cosa significa? La fede è un atto umanissimo, vitale, che tende alla vita e si oppone all'abbandono e alla morte. È aderire: come un bam­bino aderisce al petto della madre, co­sì io aderisco al Signore, ho fiducia nel­la madre mia, un bambino appena svezzato è il mio cuore. Giunsero alla casa e vide trambusto e gente che pian­geva. Entrato, disse loro: «Perché pian­gete? Non è morta questa bambina, ma dorme». Dorme, come tutti i nostri che ci hanno preceduto e che sono in at­tesa del risveglio. Dormono, come u­na parentesi tra questo sole e il sole di domani, e per Dio l'ultimo risveglio è sulla vita. 
Lo deridono, allora, con quella stessa derisione con cui dicono anche a noi: tu credi nella vita dopo la morte? Ti in­ganni, ti sbagli, sei un illuso, non c'è niente dopo la morte. Ma la fede bi­blica è che Dio è Dio dei vivi e non dei morti, che le «creature del mondo so­no portatrici di salvezza e in esse non c'è veleno di morte. Dio non ha creato la morte» (Sap 1,13-14). Gesù cacciati fuori tutti, prende con sé il padre e la madre, ricompone il cerchio vitale de­gli affetti, il cerchio dell'amore che fa vivere. Poi prende per mano la bam­bina. Non era lecito per la legge toc­care un morto, ma Gesù profuma di li­bertà. E ci insegna che bisogna tocca­re la disperazione delle persone per poterle rialzare. La prende per mano. Chi è Gesù? Una mano che ti prende per mano. La sua mano nella mia ma­no. 
E le disse: «Talità kum. Bambina alza­ti». Lui può aiutarla, sostenerla, ma è lei, è solo lei che può risollevarsi: alzati. E lei si alza e si mette a camminare. A ciascuno di noi, qualunque sia la por­zione di dolore che portiamo dentro, qualunque sia la porzione di morte, il Signore ripete: Talità kum. In ognuno di noi c'è una vita che è giovane sem­pre: allora, risorgi, riprendi la fede, la lotta, il sogno. 
Su ogni creatura, su ogni fiore, su ogni uomo, su ogni donna ripete la bene­dizione di quelle antiche parole: Talità kum, giovane vita, dico a te, alzati, ri­vivi, risplendi. Tu porti salvezza.
(Ermes Ronchi, commento al passo parallelo in Marco 5,21-43)

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