19 luglio 2012 - Come diventare discepoli

«Seguimi»
(Lc 9,59)

Gesù manda avanti a sé dei messaggeri a preparargli la strada - e questa è la Chiesa: la comunità di coloro che preparano la venuta del Rabbì - e oggi Luca ci presenta lo stile con cui diventare testimoni, indicandoci atteggiamenti sbagliati di discepolato. Il Signore ha bisogno di gente che non si fissi sulle sue convinzioni, facendo della fede un piccolo "nido" in cui si sta bene ("io e il mio Dio"), una specie di tana in cui ripararsi dai mali del mondo, ma che sia continuamente disposta a partire ad annunciare il Signore là dove lo Spirito chiama, sempre in strada, mai arrivati o definitivamente stabilizzati. Il Signore ha bisogno di gente viva, di uomini pienamente uomini, non richiusi in una religiosità vagamente oscura e tenebrosa (insomma un po' "cadaveri"), ma disposti ad essere segno di quella fiducia e di quella gioia interiore che anche nella difficoltà emerge su tutto; seguire Gesù è esperienza talmente totalizzante che anche gli affetti più preziosi che abbiamo sbiadiscono davanti a Lui. Il Signore ha bisogno di gente che non si lasci inchiodare dai propri sbagli o dalle proprie incoerenze, dalle ferite o dai fallimenti, guardando continuamente indietro, ma che sappia sempre andare avanti arando con l'annuncio i cuori, prima che passi il Signore stesso a seminare la Parola. Il Signore non vuole comunità nostalgiche che si volgono indietro, ma comunità coraggiose che aprano il cuore allo Spirito per capire quali parole e azioni servono all'uomo d'oggi per accogliere il Maestro. Il Signore, infine, non ha bisogno di mezzi forti, di segni prodigiosi o, peggio (poveri apostoli che figura!) di vendette esemplificative, ma di uomini e donne costruttori di pace disposti a entrare definitivamente nella logica del Vangelo. Perché non renderci disponibili? (Ah, occhio, però: il rischio è che Dio ci dia retta!) 

Sì, Signore, noi desideriamo prepararti la strada con cuore libero, senza fare della fede un nido, con un atteggiamento vivificante, senza rimpiangere il passato, affinché ogni uomo veda in noi, nella trasparenza dei nostri gesti, il tuo volto amorevole nei secoli dei secoli.
(Paolo Curtaz)

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