26 agosto 2012: Dio e l'uomo speranza intrecciata

«Non abbiate paura: 
voi valete più di molti passeri!».
(Mt 10,31)

Non abbiate paura: voi valete più di molti passeri! Un Dio che si prende cura dei passeri e poi si perde amo­roso a contarmi i capelli in capo. Eppure i passeri con­tinuano a cadere, gli inno­centi a morire, i bambini a essere venduti. E Dio a ras­sicurare i suoi: «Non temete, neppure un passero cadrà a terra senza il volere del Pa­dre vostro». Ma allora è Dio che fa cadere? È lui che spez­za le ali, è suo volere la mor­te? No. Il Vangelo non dice questo. Assicura invece che neppure un passero cadrà a terra «aneu», letteralmente «al di fuori, all'insaputa di Dio», di un Signore coinvolto nel volo e nel dolore delle sue creature. Nulla accadrà 
nell'assenza di Dio, ma nel mondo troppi cadono a ter­ra senza che Dio lo voglia, troppe cose accadono con­tro il volere di Dio: ogni odio, ogni guerra, ogni ingiustizia. Ma nulla accade «al di fuori di Dio». Egli si china su di me. Intreccia la sua speran­za con la mia, il suo respiro con il respiro dell'uomo, sta nel riflesso più profondo del­le nostre lacrime per molti­plicare il coraggio. 
Non abbiate paura di quelli che uccidono il corpo: il cor­po non è la vita, tu non sei il tuo corpo. Eppure lo ritro­verai: neanche un capello andrà perduto. Per l'amante nulla è insignificante di ciò che appartiene all'amato. 
Io che desidero essere salva­to, voglio esserlo con il mio cuore e le mie emozioni, con tutte le persone che costi­tuiscono il mio mondo di af­fetti e di forza. E lo sarò, per­ché nulla c'è in me di auten­ticamente umano che non trovi eco nel cuore di Dio. 
Ma l'immagine dei passeri e dei capelli contati, di queste creature effimere e fragili, mi riporta ai più fragili tra i fra­telli, agli anziani, agli am­malati, agli handicappati, a quanti non possono più la­vorare e produrre, e si sen­tono inutili e impotenti. Pro­prio a loro Gesù dice: «Non temere: tu vali di più. Anche se la tua vita fosse leggera co­me quella di un passero o fragile come un capello, tu vali di più, perché esisti, vi­vi, sei amato, e Dio si intrec­cia con la tua vita». 
Signore, ho combinato po­co nella mia esistenza e a­desso non riesco più a com­binare niente. E lui risponde: Tu vali di più, non perché produci, lavori, ti affermi o hai successo, ma perché e­sisti, gratuitamente come i passeri, debolmente come i capelli, nelle mani di Dio. Su te è la sua cura, in te è il suo respiro. Dove tu finisci, co­mincia Dio.

(Ermes Ronchi)

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