24 settembre 2012 - La sequela di Gesù non è un salto nel buio
«Noi abbiamo lasciato i nostri beni
e ti abbiamo seguito».
(Lc 18,28)
Pietro è uno di quelli che ha fatto la scelta radicale: "Noi abbiamo lasciato i nostri beni e ti abbiamo seguito". La risposta di Gesù assicura contro il timore di essere "senza rete", cioè che ci manchi qualcosa per la vita (- "divenne triste" -), ma poi va ben al di là, perché Dio non si lascia vincere in generosità: "In verità io vi dico, non c'è nessuno che abbia lasciato casa o moglie o fratelli o genitori o figli per il regno di Dio, che non riceva molto di più nel tempo presente e la vita eterna nel tempo che verrà". In forme diverse la sequela richiede i suoi rischi, ma non è mai un salto nel buio. Anche Gesù fece il suo salto radicale d'obbedienza sulla croce: "Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito" (Lc 23,46). Ne ha avuta la risurrezione.
Se è così.. chi è mai capace di tale rischio? "Ciò che è impossibile agli uomini, è possibile a Dio". Non può essere frutto della logica umana, tanto più inquinata com'è dal sospetto che Dio sia nostro contendente in fatto di felicità (cf. Gen 3). Capire e seguire il Signore è puro dono di Dio: "Nessuno può venire a me, se non lo attira il Padre che mi ha mandato" (Gv 6,44); e anche: "Io, quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me" (Gv 12,32). Opera di Dio che ci precede, ma che vuole poi una risposta coraggiosa. Classico è l'episodio di Zaccheo: "Zaccheo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua". E la risposta è straordinaria: "Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto" (Lc 19,1-10).
(Romeo Maggioni)
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