29 settembre 2012 - Santi Arcangeli
«In verità, in verità io vi dico:
vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio
salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
(Gv 1,51)
È da sapere che il termine «angelo»
denota l'ufficio, non la natura. Infatti quei santi spiriti della patria
celeste sono sempre spiriti, ma non si possono chiamare sempre angeli, poiché
solo allora sono angeli, quando per mezzo loro viene dato un annunzio. Quelli
che recano annunzi ordinari sono detti angeli, quelli invece che annunziano i
più grandi eventi son chiamati arcangeli.
Per questo alla Vergine Maria non viene
inviato un angelo qualsiasi, ma l'arcangelo Gabriele. Era ben giusto, infatti,
che per questa missione fosse inviato un angelo tra i maggiori, per recare il
più grande degli annunzi.
A essi vengono attribuiti nomi
particolari, perché anche dal modo di chiamarli appaia quale tipo di ministero
è loro affidato. Nella santa città del cielo, resa perfetta dalla piena
conoscenza che scaturisce dalla visione di Dio onnipotente, gli angeli non
hanno nomi particolari, che contraddistinguano le loro persone. Ma quando
vengono a noi per qualche missione, prendono anche il nome dall'ufficio che
esercitano.
Così Michele significa: Chi è come Dio?, Gabriele: Fortezza di Dio, e
Raffaele: Medicina di Dio.
Quando deve compiersi qualcosa che
richiede grande coraggio e forza, si dice che è mandato Michele, perché si
possa comprendere, dall'azione e dal nome, che nessuno può agire come Dio.
L'antico avversario che bramò, nella sua superbia, di essere simile a Dio,
dicendo: Salirò in cielo (cfr. Is 14, 13-14), sulle stelle di
Dio innalzerò il trono, mi farò uguale all'Altissimo, alla fine del mondo sarà
abbandonato a se stesso e condannato all'estremo supplizio. Orbene egli viene
presentato in atto di combattere con l'arcangelo Michele, come è detto da
Giovanni: «Scoppiò una guerra nel cielo: Michele e i suoi angeli combattevano
contro il drago» (Ap 12, 7).
A Maria è mandato Gabriele, che è chiamato Fortezza di Dio; egli veniva ad annunziare
colui che si degnò di apparire nell'umiltà per debellare le potenze maligne
dell'aria. Doveva dunque essere annunziato da «Fortezza di Dio» colui che
veniva quale Signore degli eserciti e forte guerriero.
Raffaele, come abbiamo detto, significa Medicina
di Dio. Egli infatti toccò gli occhi di Tobia, quasi in atto di medicarli, e
dissipò le tenebre della sua cecità. Fu giusto dunque che venisse chiamato
«Medicina di Dio» colui che venne inviato a operare guarigioni.
Dalle «Omelie sui vangeli» di san Gregorio Magno, papa
(Om. 34, 8-9; PL 76, 1250-1251)
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