17 novembre 2012 - Avvento, tempo dell'attenzione


«Quello che dico a voi, 
lo dico a tutti: 
vegliate!».
(Mc 13,37)


Entriamo nel tempo del­la speranza. Avvento vuol dire letteralmen­te avvicinarsi, venire vicino. Un tempo di incamminati, in cui tutto si fa più vicino: Dio a noi, noi agli altri, io a me stesso. In cui impariamo che cosa sia davvero urgen­te: abbreviare distanze, trac­ciare cammini d'incontro. Nel Vangelo il padrone se ne va e lascia tutto in mano ai suoi servi. Atto di fiducia grande, da parte di Dio; as­sunzione di una responsabi­lità enorme, da parte del­l'uomo. Come custodire i be­ni di Dio che abbiamo fra le mani? Beni di Dio che sono il mondo e ogni vivente? Il Vangelo propone due atteg­giamenti iniziali: fate atten­zione e vegliate. Tutti cono­sciamo che cosa comporta una vita distratta: fare una cosa e pensare ad altro, in­contrare qualcuno ed essere con la testa da tutt'altra par­te, lasciare qualcuno e non ricordare neppure il colore dei suoi occhi, per non aver­lo guardato. Gesti senz'ani­ma, parole senza cuore.
Vivere con attenzione è l'al­tro nome dell'Avvento e di o­gni vita vera. Ma attenti a che cosa? Atten­ti alle persone, alle loro pa­role, ai loro silenzi, alle do­mande mute e alla ricchezza dei loro doni. Quanta ric­chezza di doni sprecata at­torno a noi, ricchezza di in­telligenza, di sentimenti, di bontà, che noi distratti non sappiamo vedere. 
Attenti al mondo grande, al peso di lacrime di questo pianeta barbaro e magnifi­co, alla sua bellezza, all'ac­qua, all'aria, alle piante. 
Attenti alle piccole cose di o­gni giorno, a ciò che accade nel cuore, nel piccolo spazio che mi è affidato. 
Il secondo verbo: vegliate. Contro la vita sonnolenta, contro l'ottundimento del pensare e del sentire, contro il lasciarsi andare.
Vegliate perché c'è un futu­ro; perché non è tutto qui, il nostro segreto è oltre noi, perché viene una pienezza che non è ancora contenuta nei nostri giorni, se non co­me piccolo seme. Vegliate perché c'è una prospettiva, una direzione, un approdo.
Vegliare come un guardare avanti, uno scrutare la notte, uno spiare il lento emergere dell'alba, perché la notte che preme intorno non è l'ulti­ma parola, perché il presen­te non basta a nessuno.
Vegliate su tutto ciò che na­sce, sui primi passi della pa­ce, sui germogli della luce.
Attesa, attenzione, vigilanza sono i termini tipici del vo­cabolario dell'Avvento e in­dicano che tutta la vita del­l'uomo è tensione verso, uno slancio verso altro che deve venire, che il segreto della nostra vita è oltre noi.
Allora è sempre tempo d'Av­vento, sempre tempo di ab­breviare distanze, di vivere con attenzione. Sempre tem­po di adottare strategie di ri­sveglio della mente e del cuore, in modo da non ar­rendersi al preteso primato del male e della notte, in mo­do da non dissipare bellez­za, e non peccare mai con­tro la speranza.
(Ermes Ronchi)

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