26 novembre 2012 - Una fede grata

«Ma la sapienza è stata riconosciuta giusta 
per le opere che essa compie».
(Mt 11,19b)

Giovanni Battista, Santuario della Madonna della Salute degli Infermi,
Scaldaferro (VI)
Siamo capricciosi come i bambini che litigano per un gioco, mai contenti, dice Gesù. Alcuni vogliono giocare alla danza, altri al gioco della lamentazione, senza mai mettersi d'accordo. Così alcuni si lamentavano del fatto che Giovanni Battista fosse un austero e ascetico profeta, eccessivo, esagerato. Gli stessi, ora, si lamentano del fatto che Gesù va a pranzo con i pubblicano, accusandolo di essere un mangione e un beone… Anche a noi succede così: non siamo quasi mai soddisfatti della nostra vita, delle nostre scelte, e passiamo a vedere le cose che non funzionano, il bicchiere mezzo pieno, invece di stupirci per tutte le cose che abbiamo ricevuto. E ci lamentiamo anche di Dio che, evidentemente, non sa proprio fare il suo mestiere; se fossimo noi, al suo posto, avremmo già fermato le guerre e sfamato i bambini dei paesi del Terzo Mondo! Povero Gesù, povero Dio e poveri noi, che non ci assumiamo mai le nostre responsabilità, che non vogliamo mai crescere o convertire il nostro cuore! Impegniamoci in questo avvento, in questa giornata, a gioire delle cose che abbiamo, a non darle per scontate, a non lamentarci continuamente delle cose che non vanno!
Il rischio di tutti i credenti di ieri e di oggi è di sentirsi blindati nella propria fede, assolutamente certi delle proprie convinzioni, inamovibili, pronti col biglietto della salvezza in tasca, senza avere bisogno di nient'altro. È successo ai contemporanei di Gesù, brava gente, i più, convinti di essere fedeli e devoti del Dio di Israele perché rispettosi delle norme e delle disposizioni della Legge. Così facendo, però, avendo perso lo smalto e lo stupore, resisi impermeabili alla novità, non hanno saputo vedere l'inaudita presenza di Dio, non più nascosto dietro il simbolo e celebrato nella liturgia del Tempio, ma vivo e operante in mezzo a loro. Così, talora, accade anche a noi: abituati a fotocopiare abitualmente gesti e ritualità, perdiamo la dimensione della precarietà che Gesù è venuto a portare. Guai alle nostre comunità che passano il tempo a godersi i piccoli risultati o che, ripiegate su se stesse, dimenticano di riconoscere Gesù nel volto dei fratelli lontani. Proprio le città pagane, disprezzate con sufficienza dagli israeliti, sapranno reagire all'annuncio del Regno. Non accada anche alle nostre comunità di vedere accolto il Vangelo proprio dalle persone che giudichiamo lontane e che teniamo distanti dalle nostre (presunte) buone devozioni!
(Paolo Curtaz)

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