28 novembre - Il peccato contro lo Spirito
«Perciò io vi dico:
qualunque peccato e bestemmia
verrà perdonata agli uomini,
ma la bestemmia contro lo Spirito
non verrà perdonata».
Perché la bestemmia contro lo Spirito
Santo è imperdonabile?
Come intendere questa bestemmia? Risponde
san Tommaso d'Aquino che si tratta di un peccato: «irremissibile secondo la sua
natura, in quanto esclude quegli elementi, grazie ai quali avviene la
remissione dei peccati». Secondo una tale esegesi la «bestemmia» non consiste
propriamente nell'offendere con le parole lo Spirito Santo; consiste, invece,
nel rifiuto di accettare la salvezza che Dio offre all'uomo mediante lo Spirito
Santo, operante in virtù del sacrificio della Croce. Se l'uomo rifiuta quel
«convincere quanto al peccato», che proviene dallo Spirito Santo ed ha
carattere salvifico, egli insieme rifiuta la «venuta» del consolatore - quella
«venuta» che si è attuata nel mistero pasquale, in unità con la potenza
redentrice del sangue di Cristo: il sangue che «purifica la coscienza dalle
opere morte». Sappiamo che frutto di una tale purificazione è la remissione dei
peccati. Pertanto, chi rifiuta lo Spirito e il sangue rimane nelle «opere
morte», nel peccato. E la bestemmia contro lo Spirito Santo consiste proprio
nel rifiuto radicale di accettare questa remissione, di cui egli è l'intimo
dispensatore e che presuppone la reale conversione, da lui operata nella
coscienza. Se Gesù dice che la bestemmia contro lo Spirito Santo non può essere
rimessa né in questa vita né in quella futura, è perché questa «non-remissione»
è legata, come a sua causa, alla «non penitenza», cioè al radicale rifiuto di
convertirsi. Il che significa il rifiuto di raggiungere le fonti della
redenzione, le quali, tuttavia, rimangono «sempre» aperte nell'economia della
salvezza, in cui si compie la missione dello Spirito Santo. Questi ha
l'infinita potenza di attingere a queste fonti: «Prenderà del mio», ha detto
Gesù. In questo modo egli completa nelle anime umane l'opera della redenzione,
compiuta da Cristo, dispensandone i frutti. Ora la bestemmia contro lo Spirito
Santo è il peccato commesso dall'uomo, che rivendica un suo presunto «diritto»
di perseverare nel male - in qualsiasi peccato - e rifiuta così la redenzione.
L'uomo resta chiuso nel peccato, rendendo da parte sua impossibile la sua
conversione e, dunque, anche la remissione dei peccati, che ritiene non
essenziale o non importante per la sua vita. È, questa, una condizione di rovina
spirituale, perché la bestemmia contro lo Spirito Santo non permette all'uomo
di uscire dalla sua autoprigionia e di aprirsi alle fonti divine della
purificazione delle coscienze e della remissione dei peccati.
(Giovanni Paolo II, Dominum ei vivificantem n.46)
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