5 novembre 2012 - San Carlo Borromeo
«Io sono il buon pastore.
Il buon pastore dà la propria vita per le pecore».
(Gv 10,12)
Orazio Borgianni - San Carlo Borromeo (1612) |
Carlo nacque ad Arona il 2 Ottobre 1538 dalla nobile famiglia Borromeo. Per le consuetudini dell’alta società del tempo, poiché era secondogenito, fu associato fin dalla fanciullezza allo stato clericale. Quando lo zio materno venne eletto papa con il nome di Pio IV, Carlo fu subito chiamato a Roma come il primo e più stretto collaboratore del pontefice. All’età di 22 anni ricevette la porpora cardinalizia, con l’incarico di sovrintendere agli affari più importanti della Chiesa. Poco dopo fu nominato amministratore apostolico della diocesi di Milano, senza obbligo di residenza. Si impegnò coscienziosamente nel suo lavoro, soprattutto nell’ultimo periodo del Concilio di Trento e nella sua delicata fase conclusiva. Avvertì allora sempre più vivo il richiamo a una dedicazione più generosa al Signore. Gli incontri, le letture, le relazioni con personalità impegnate per la restaurazione della vita cristiana tracciarono il cammino verso una totale dedizione al ministero pastorale. Chiese di ricevere l’ordinazione sacerdotale, che gli fu conferita il 17 luglio 1563; e il 7 dicembre dello stesso anno, nel giorno dell’ordinazione di sant’Ambrogio, si fece consacrare vescovo. Ritenendosi, in forza dell’ordinazione, arcivescovo di Milano a tutti gli effetti, presentò al papa il 25 gennaio 1564 la richiesta del pallio: in realtà la nomina canonica ad arcivescovo gli giunse soltanto nel maggio di quello stesso anno.
In obbedienza ai decreti del Concilio di Trento, decise di lasciare Roma e di trasferirsi a Milano per dimorare in mezzo al gregge, che gli era stato affidato. Si consacrò totalmente al ministero episcopale, dando a tutti esempio di intensa preghiera, di ammirevole impegno pastorale, di austera penitenza. Attese con straordinaria energia all’opera della riforma, celebrando diversi concili provinciali e numerosi sinodi, visitando con assiduità la sua vasta arcidiocesi, istituendo i seminari per la formazione del clero, riconducendo le famiglie religiose alla giusta disciplina. Lasciò vari scritti, utili soprattutto ai vescovi per ben governare, e promosse la redazione del Catechismo dei parroci.
Uomo di grande costanza e personalmente schivo, difese con fermezza i diritti e la libertà della Chiesa. Durante la peste organizzò l’assistenza ai malati e curò personalmente l’amministrazione dei sacramenti, giungendo a spogliare delle suppellettili la sua casa per dare sollievo all’indigenza. Mentre si trovava nella solitudine del Sacro Monte di Varallo per trascorrere alcuni giorni in profonda meditazione della passione di Cristo, fu assalito dalla febbre. Tornato a Milano, il male si aggravò: con gli occhi fissi al Crocifisso, morì il 3 novembre 1584. Nel 1610 papa Paolo V lo iscrisse nell’albo dei santi. Onore e gloria al Signore Nostro Gesù Cristo, che regna nei secoli dei secoli.
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