Il mio Papà Pasquale è in Paradiso

Cinque anni fa il mio Papà improvvisamente ci lasciò. Ogni anno ricordo questo evento, ogni giorno ricordo al Signore il mio Papà nella Santa Messa. 
Ripropongo l'omelia del giorno del funerale. Vi invito alla preghiera e al ricordo grato per Papà Pasquale.

Il 21 dicembre scorso il mio Papà Pasquale ha concluso improvvisamente la sua vita terrena e vive nell'eternità.
Ringrazio quanti con sms, telegrammi, mail, telefonate, visite, partecipazione ai rosari e alle esequie hanno onorato il mio Papà. Siete stati una benedizione!
Vi chiedo di continuare a sostenere con la carità della vostra preghiera la Mamma, Elena, Alessandro ed anche me perché per noi sia vero che il Natale è esperienza di Dio che si fa vicino, 
anche nel momento doloroso del saluto ad una persona amata.


Letture nelle esequie del mio Papà Pasquale
Cocquio Trevisago 23 dicembre 2014

Prima lettura
Lettura del profeta Michea 6,8
Uomo, ti è stato insegnato ciò che è buono e ciò che richiede il Signore da te: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con il tuo Dio.
Parola di Dio

Salmo responsoriale - Salmo 17
Rit. Signore, sei Tu la mia salvezza
Ti amo, Signore, mia forza,
Signore, mia roccia, mia fortezza, mio liberatore,
mio Dio, mia rupe, in cui mi rifugio;
mio scudo, mia potente salvezza e mio baluardo. Rit.

Invoco il Signore, degno di lode,
e sarò salvato dai miei nemici.
Mi circondavano flutti di morte,
mi travolgevano torrenti infernali;
già mi avvolgevano i lacci degli inferi,
già mi stringevano agguati mortali. Rit.

Nell'angoscia invocai il Signore,
nell'angoscia gridai al mio Dio:
dal suo tempio ascoltò la mia voce,
a lui, ai suoi orecchi, giunse il mio grido. Rit.

Stese la mano dall'alto e mi prese,
mi sollevò dalle grandi acque,
mi liberò da nemici potenti,
da coloro che mi odiavano
ed erano più forti di me. Rit.

Mi assalirono nel giorno della mia sventura,
ma il Signore fu il mio sostegno;
mi portò al largo,
mi liberò perché mi vuol bene. Rit.

Seconda lettura
Lettera di San Paolo apostolo ai Filippesi 4,4-9
Siate sempre lieti nel Signore, ve lo ripeto: siate lieti. La vostra amabilità sia nota a tutti. Il Signore è vicino! Non angustiatevi per nulla, ma in ogni circostanza fate presenti a Dio le vostre richieste con preghiere, suppliche e ringraziamenti. E la pace di Dio, che supera ogni intelligenza, custodirà i vostri cuori e le vostre menti in Cristo Gesù.
In conclusione, fratelli, quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode, questo sia oggetto dei vostri pensieri. Le cose che avete imparato, ricevuto, ascoltato e veduto in me, mettetele in pratica. E il Dio della pace sarà con voi!
Parola di Dio

Lettura del Vangelo secondo Luca
Così dice il Signore. Siate pronti, con le vesti strette ai fianchi e le lampade accese; siate simili a quelli che aspettano il loro padrone quando torna dalle nozze, in modo che, quando arriva e bussa, gli aprano subito. Beati quei servi che il padrone al suo ritorno troverà ancora svegli; in verità io vi dico, si stringerà le vesti ai fianchi, li farà mettere a tavola e passerà a servirli. E se, giungendo nel mezzo della notte o prima dell'alba, li troverà così, beati loro!
Parola del Signore

Omelia nella Messa di saluto al mio Papà

Proprio un mese fa, era il 23 novembre, ci siamo ritrovati qui in questa chiesa amici, parenti per rendere grazie insieme per il dono di vent’anni del mio ministero presbiterale. Ora ci ritroviamo ancora qui insieme, ancora più numerosi, per rendere grazie per il dono della vita e della vita nella fede del mio Papà.
Se non avesse dovuto iniziare a lavorare nei campi a dieci anni il mio Papà avrebbe forse potuto studiare e sarebbe diventato un ingegnere esperto in edilizia, in meccanica, in elettronica, in informatica. Ma come ci ha detto tante volte nei suoi racconti i libri non c’erano ma solo terreno argilloso e poco cibo. Quando poi ha iniziato a lavorare nella cava le sue braccia sono diventate forti come quelle di un pugile, ma non l’abbiamo mai visto agitare i pugni contro alcuno. Tanto lavoro fin da quando era ancora un bambino per la sua famiglia. Così arrivato al nord si è adattato a tanti lavori umili; ha subito l’umiliazione del non essere accolto perché meridionale, ma anche l’accoglienza di chi dietro la nomea dell’uomo meridionale, fannullone e opportunista, ha visto un uomo, un uomo buono, come in tanti in questi giorni ci ripetono.
Il lavoro di autista dei pullman gli ha permesso di conoscere molte persone e di essere conosciuto. Spesso partiva al mattino presto per il turno degli operai. Era sempre impeccabile: barba rasata e divisa. Per tanti anni ha percorso le strade dei nostri paesi e sono stati numerosi i colleghi che lo hanno stimato. Ricordo con orgoglio quando diventato prete in occasione di qualche viaggio gli autisti mi riconoscevano come il figlio del Pasquale ed era per me vanto sentire onorare il mio Papà dalla stima autentica di quegli uomini.
“Impara l’arte e mettila da parte” così mi diceva quando al liceo in matematica non arrivavo quasi mai alla sufficienza. Il mio Papà pur non avendo potuto studiare ha custodito il segreto dell’intelligenza: la curiosità. Non quella pettegola del ficcanaso, era davvero allergico a questo modo di fare, ma la curiosità di chi vuole capire e imparare. Così il mio Papà è per me un ottimo ingegnere edìle. Ci ha regalato la casa dove in questi giorni abbiamo voluto che tornasse. La sua casa, poco più che un rudere all’inizio, ora la nostra casa e per molti anni la casa di parenti e amici. Quanto lavoro per quella casa. Quando la mamma e noi fratelli cercavamo di distoglierlo da qualche lavoro pesante ci rispondeva “e chi lo fa?”, “non si può pagare ogni persona per il suo lavoro”. Se il Papà è stato un ingegnere edìle la mia Mamma è stata il suo garzone. Sì perché, lo sapete bene, l’unione dei miei genitori è un’alchimia straordinaria di opposti. Hanno brontolato fino all’ultimo respiro ma noi li abbiamo visti sempre insieme, sempre insieme. È così che il mio Papà ha costruito non solo una casa di mattoni ma una casa solida fondata su quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò che merita lode. La nostra casa, la nostra famiglia ha un fondamento solido: ci stimiamo e ci valutiamo per quello che siamo, ci vogliamo bene perché sappiamo che è tempo inutile spenderci in contese, gelosie, invidie, possesso di beni che sono solo per il nostro bene e per nient’altro. Per la sua famiglia il papà ho sofferto: si è preso cura dei suoi genitori e della sorella zia Gina con la sua disabilità. Anche noi abbiamo imparato a voler bene ai nonni e a modellare il nostro tempo, soprattutto il sabato e la domenica, con la presenza della zia. Papà si è progressivamente ammorbidito. Con noi di casa ha sempre conservato una certa ruvidezza, ma con gli altri no. A volte ci è parso che quasi ci trascurasse ma in realtà ci ha insegnato a non parlare male di nessuno, ad aiutare sempre, a non fare calcoli, ad accettare pur nell’ingiustizia l’ingratitudine.
Papà ha costruito una casa che ha attraversato momenti difficili. Lui li ha vissuti con la disponibilità dei semplici e con la fatica, tutta la fatica della fragilità degli uomini: la malattia della Mamma, la morte dell’amato fratello Andrea, la cura della nonna Giselda, la morte della zia Gina e la malattia di Alessandra. Ma nella nostra casa Papà ha vissuto anche momenti luminosi: la fedeltà operosa e instancabile della Mamma; i suoi figli: la sua stima per noi ci veniva quasi sempre riportata da altri, ma era orgoglioso dei nostri cammini; il matrimonio di Elena con Paolo; il matrimonio di Alessandro con Alessandra; i suoi nipoti: Lorenzo il suo nome era diventato la password per la maggior parte dei suoi account, lui era il suo sostenitore nellle partite di pallavolo, Martina in una parola la nostra principessa, appena poteva era presente ai suoi saggi di ginnastica, Federico vivacità simpatia e la spontaneità dei bambini che gli fa dire, poiché il 23 dicembre dello scorso anno il Papà era stato ricoverato:  “il Natale porta sfortuna al nonno”; e infine il piccolo Luca. Il grande miracolo che ha illuminato questi mesi di sofferenza, ha dato al Nonno la forza di lottare, lo voleva tenere tra le braccia sempre e accudire, ha accompagnato Papà fino a poche ore dal suo ultimo viaggio.
La nostra famiglia, la nostra casa in questi anni si è arricchita di tanti amici che hanno intrecciate le loro storie con le nostre. Il mio ministero presbiterale, che Papà ha condiviso in tutti questi venti anni, fino all’ultimo giorno, ci ha regalato l’amore di centinaia di uomini e donne che hanno saputo vedere nella gentilezza, nel sorriso, nella disponibilità, nella cordialità, nell’umiltà del mio Papà un dono. Noi vi ringraziamo per averci benedetti in questi giorni, vi chiediamo di continuare a farlo regalando in particolare alla Mamma consolazione e solidarietà. Papà ha imparato a voler bene a molti continuerà a volerne.
Ma il mio Papà è stato anche un ingegnere meccanico: voi non potete immaginare quanto tempo abbia dedicato ai motori. Come meccanico al lavoro e poi a casa. Niente potevo essere buttato perché tutto avrebbe potuto servire. Sempre a riparare, sempre a trafficare. Così anch’io da piccolo insieme a giocare con le macchinine ho imparato a riconoscere gli attrezzi da lavoro. Ma il motore più potente e affidabile che il Papà ha costruito è quello di una essenziale vita cristiana: praticare la giustizia, amare la bontà, camminare umilmente con Dio. Il mio Papà non è stato giusto perché non ha sbagliato mai ma perché cercava in ogni modo di essere retto e se a volte, per ignoranza, diceva qualche strafalcione era facile con lui arrabbiarsi e subito perdonarlo perché intuivi che non c’era stata in lui alcuna intenzione malevola.
Il mio Papà ha amato la bontà. Un uomo buono, così in molti ce lo hanno riconsegnato in questi giorni. Il Papà aveva sempre un pensiero per gli altri. Ieri sera mi ha commosso la telefonata di un collega che malato Papà andava a trovare sovente. Ultimamente stavo attento a non dirgli di qualche lavoro che avevo intenzione di fare perché ancor prima che io avessi finito di parlare lui avrebbe iniziato a farlo.
Il Papà ha camminato umilmente con Dio. In particolare dopo la mia ordinazione aveva iniziato a commuoversi spesso. Bastava veramente poco. Inizialmente cercava di mascherarlo ma poi ultimamente si era arreso all’evidenza. Così domenica non voleva scendere in Chiesa per la Messa perché temeva di commuoversi nell’incontrare le persone. Io e la Mamma lo abbiamo convinto inconsapevoli che quella sarebbe stata l’ultima celebrazione insieme, anticipazione di quell’anniversario che la prossima domenica avrebbe raggiunto il traguardo dei quarantasei anni.
Il Papà anche se faceva fatica ad ammettere gli errori era umile e semplice per questo credo che ora stia continuando a camminare con il suo Dio.
Anche la terra, l’orto, i conigli e le galline lo hanno occupato molto ma l’elettronica e tecnologia sono state una sua grande passione. Aveva imparato molto con i corsi fatti per corrispondenza. La nostra casa è piena di apparecchi elettronici assemblati da lui. Era attento a tutte le novità e talora si faceva imbrogliare dalla pubblicità. Negli ultimi anni si era dedicato all’informatica ma era un terreno un po’ ostico per lui, tanta buona volontà e tanti pasticci. Ma per lui non era possibile stare fermo. Domenica sera quando è arrivato Lorenzo mi ha detto “il Nonno era stanco di non fare niente, è andato in un luogo migliore”.
Ma la sua tecnica principale è stato il lavoro a servizio della sua famiglia e di tutti coloro che gli chiedevano aiuto, sapeva arrangiarsi in tutto, a volte con un po’ di presunzione, perché per lui l’esperienza personale valeva tanto.
Il Papà Pasquale ha servito tanto e molti. Se ne è andato mentre grattuggiava il formaggio mentre la Mamma preparava il pranzo per la domenica. Se ne è andato nel giorno della Divina Maternità di Maria. Chiedo al Signore che la sua Mamma, che spesso ha pregato con il Santo Rosario, lo guidi per le vie del Cielo lui che non solo ci ha insegnato a guidare le auto ma ci ha insegnato a guidare la vita.
Una parola di gratitudine per tutti coloro che ci hanno manifestato in modi diversi affetto, stima e vicinanza. Non inizio un lungo elenco che rischia di essere sempre parziale. A tutti i parenti delle famiglie Dimarno e Cecchinato, a tutti i parenti delle famiglie dei miei fratelli Elena e Alessandro, ai loro amici; agli amici di questa Comunità Cristiana che è in Cocquio Trevisago; a tutti gli amici del Papà e della Mamma; a don Franco Bonatti che considerava Papà uno di casa ed è stato per lui amico e fratello; ai sacerdoti e a tutti gli amici delle Comunità che la Provvidenza mi ha donato di servire: Busto Arsizio, Santa Maria Regina, Fagnano Olona, Lazzate, Sesto Calende, Castelnuovo Bozzente, Beregazzo con Figliaro; ai miei amici presbiteri; al Vescovo Franco per la sua presenza; alle Comunità religiose; a tutti la nostra gratitudine. Dio vi benedica con la sua venuta.
Infine che Natale sarà il nostro? Sarà sempre velato della fatica di un distacco ma cercheremo di viverlo nella semplicità della fede di chi crede che con la morte la vita non è persa ma trasformata.
Concludo con alcune parole di Benedetto XVI che un amico mi ha consegnato in queste ore.
“L’Incarnazione e la nascita di Gesù ci invitano già ad indirizzare lo sguardo verso la sua morte e la sua risurrezione... Ma proprio come l’alba precede e fa già presagire la luce del giorno, così il Natale annuncia già la Croce e la gloria della Risurrezione”.
Buon Natale Papà.

Commenti

  1. Grazie don Roberto per questa condivisione. Omelia molto bella e ricca di spunti di riflessione. Grazie

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  2. Grazie don Roberto per aver condiviso questo tuo ricordo che lo faccio anche mio per la mia mamma. Vi ho trovato spunti di riflessione e preghiera. Grazie

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