25 dicembre 2012 - Ecco Dio!
Santo Natale 2012
«Questo per voi il segno:
troverete un bambino avvolto
in fasce,
adagiato in una mangiatoia».
(Lc 2,12)
È solo l'ennesima notte di freddo e di insonnia,
passata facendo i turni per vegliare il gregge. Una notte uguale a quella del
giorno precedente, una notte uguale a quella di domani.
In mezzo loro, i pastori, che cercano di scaldarsi
dalla gelida notte della Giudea. Nei loro cuori rabbia, rassegnazione,
disillusione, come sono i sentimenti di coloro che hanno speso tutte le energie
per sopravvivere.
Piccole vite inutili, rottami della storia, residui
dell'umanità.
Ce n'erano allora, ce ne sono ancora oggi, sempre più
numerosi.
Uomini e donne dalla vita anonima, sbiadita, inutile,
che si sono arresi davanti al mondo competitivo, altri che non hanno mai
neanche iniziato a combattere, sapendosi perdenti.
I sogni sono finiti, se mai hanno avuto il coraggio di
coltivarli.
Penso ai tanti perdenti che ho incontrato nella mia
vita. E quest'anno.
Persone che non finiranno mai in nessuna statistica,
in nessuna rivista, in nessun talk show.
Gli sconosciuti della storia, proprio come i pastori.
E l'angelo appare ai pastori. Non all'imperatore perso
nel contare i suoi possedimenti e i suoi sudditi, non a Erode che pensa che
Dio, un Dio bambino, sia un pericolo per la propria realizzazione, non ai
sacerdoti pieni delle loro convinzioni assolute, non alla brava gente di
Gerusalemme troppo presa dalle festività imminenti per desiderare veramente la
venuta di Dio.
Loro, i pastori, non si pongono nemmeno il problema.
La maggioranza ha qualche guaio con la legge, nessuno
ha il tempo di frequentare una sinagoga, nessuno rispetta il riposo dello shabbat,
nessuno sale al tempio appena rifatto tre volte all'anno, non scherziamo. A
loro non interessa il Messia, a loro non importa di Dio, né Dio si interessa di
loro, come potrebbe il Dio delle schiere celesti occuparsi di loro.
E invece.
Quell'annuncio, quella moltitudine di angeli mandate a
fare un po' di cinema con tanto di luci sfolgoranti, quel canto che augura la
pace, infine, per chi si sente amato da Dio, ribalta ogni prospettiva,
stravolge il mondo.
Andate a vedere, dice l'angelo, vedrete come segno una
mangiatoia.
Per voi è nato il Salvatore.
Per voi che non sapete nemmeno cos'è, la salvezza.
Mangiatoia e pastori.
Il segno che l'angelo dona ai pastori è ciò che
conoscono meglio: possono incontrare Dio esattamente con ciò che sono, con ciò
che conoscono.
È Dio che si è fatto loro incontro, senza porre
condizioni. E loro vanno, e vedono, e capiscono.
Spiegano a quella giovane donna provata dal parto e al
suo sposo dell’incontro con gli angeli.
Maria sorride debolmente, Giuseppe non sa che pensare.
Che storia.
Dio nasce in un paese lontano, in un luogo non ben
definito, non certo una reggia, neppure un albergo un ricovero per animali,
forse. Gli unici che se ne accorgono sono quelli che ogni giono mangiano poco
pane e tanta fatica.
Tornano pieni di gioia al loro insopportabile lavoro,
i pastori; nessun bel finale: l'odore di sterco è lo stesso, il freddo è ancora
pungente. Il loro cuore però è cambiato.
Ecco Dio, voi che lo aspettate. Ecco Dio, voi che non
ne sentite il bisogno.
Ecco Dio, eccolo, inatteso, sconvolgente, stordente,
folle.
Un Dio che si annuncia a chi non se lo merita, a chi
non lo prega, a chi maledice la vita tre volte al giorno. Un Dio che si fa
riconoscere dai segni quotidiani, che si nasconde nelle piccole cose. Un Dio
che cambia la vita che se anche resta la stessa, assume una luce diversa.
Ecco Dio, per noi discepoli di Gesù, che ancora non ci
stanchiamo di essere cristiani e di seguirlo e di pregarlo. Ecco Dio, diverso
da come lo vorremmo.
Un Dio bambino, che non risolve i problemi, ma ne
crea, chiedendo accoglienza.
Un Dio che non punisce i malvagi ma che dai malvagi è
cercato per essere ucciso.
Un Dio che si rivolge a noi poveri, a noi perdenti, a
noi inquieti.
Lui per primo povero, perdente, inquieto per amore.
Se Dio è così significa che ama l'umanità, questa
umanità al punto da diventare uomo.
Se Dio è così significa che Dio è accessibile e
ragionevole, tenero e misericordioso.
Che l'idea di un Dio potente da tenere a bada, che se
ne sta nei cieli a farsi gli affari suoi, sommo egoista bastante a se stesso,
causa di malattie e disgrazie, è fasulla e pagana.
Se Dio è così significa che Dio ama, prima di essere
amato.
Se Dio è così significa che non si può avere paura di
Dio.
Se Dio è così significa che ha bisogno di noi, come ha
avuto bisogno di una madre e di un padre; e che io posso riconoscere Dio e
servirlo in ogni sconfitto, in ogni povero, in ogni abbandonato.
Che la fragilità degli uomini è il luogo che Dio vuole
abitare e allora vuole abitare anche in me tanto che, se vivo questo Natale, in
questo anno della fede, con un dubbio nel cuore, con la morte nel cuore, allora
è esattamente la mia festa, perché Dio vuole abita anche la stalla della mia
vita, del mio cuore.
Se Dio è così rinnovo la mia fiducia, riaccendo la mia
speranza e finalmente apro il mio cuore all’amore.
Se in questa notte incontrerò un Dio
così, allora sarà davvero un buon Natale.
(da una riflessione di Paolo Curtaz)
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