26 dicembre 2012 - Santo Stefano: il primato della carità
«Un servo non è più grande del suo padrone.
Se hanno perseguitato me,
perseguiteranno anche voi».
(Gv 15,20)
Paolo Uccello, Martirio di Santo Stefano, Cappella dell'Assunta, Prato |
Ieri abbiamo celebrato
la nascita nel tempo del nostro Re eterno, oggi celebriamo la passione
trionfale del soldato. Ieri infatti il nostro Re, rivestito della nostra carne
e uscendo dal seno della Vergine, si è degnato di visitare il mondo; oggi il soldato
uscendo dalla tenda del corpo, è entrato trionfante nel cielo.
Il nostro Re,
l’Altissimo, venne per noi umile, ma non poté venire a mani vuote; infatti
portò un grande dono ai suoi soldati, con cui non solo li arricchì
abbondantemente, ma nello stesso tempo li rinvigorì perché combattessero con
forza invitta. Portò il dono della carità, che conduce gli uomini alla
comunione con Dio.
Quel che ha portato, lo
ha distribuito, senza subire menomazioni; arricchì invece mirabilmente la
miseria del suoi fedeli, ed egli rimase pieno di tesori inesauribili.
La carità dunque che
fece scendere Cristo dal cielo sulla terra, innalzò Stefano dalla terra al
cielo. La carità che fu prima nel Re, rifulse poi nel soldato.
Stefano quindi, per
meritare la corona che il suo nome significa, aveva per armi la carità e con
essa vinceva ovunque. Per mezzo della carità non cedette ai Giudei che
infierivano contro di lui; per la carità verso il prossimo pregò per quanti lo
lapidavano. Con la carità confutava gli erranti perché si ravvedessero; con la
carità pregava per i lapidatori perché non fossero puniti.
Sostenuto dalla forza
della carità vinse Saulo che infieriva crudelmente, e meritò di avere compagno
in cielo colui che ebbe in terra persecutore. La stessa carità santa e instancabile
desiderava di conquistare con la preghiera coloro che non poté convertire con
le parole. Ed ecco che ora Paolo è felice con Stefano, con Stefano gode della
gloria di Cristo, con Stefano esulta, con Stefano regna. Dove Stefano, ucciso
dalle pietre di Paolo, lo ha preceduto, là Paolo lo ha seguito per le preghiere
di Stefano. Quanto è verace quella vita, fratelli, dove Paolo non resta confuso
per l’uccisione di Stefano, ma Stefano si rallegra della compagnia di Paolo,
perché la carità esulta in tutti e due. Si, la carità di Stefano ha superato la
crudeltà dei giudei, la carità di Paolo ha coperto la moltitudine del peccati,
per la carità entrambi hanno meritato di possedere insieme il regno dei cieli. La
carità dunque è la sorgente e l’origine di tutti i beni, ottima difesa, via che
conduce al cielo. Colui che cammina nella carità non può errare, né aver
timore. Essa guida, essa protegge, essa fa arrivare al termine. Perciò,
fratelli, poiché Cristo ci ha dato la scala della carità per mezzo della quale
ogni cristiano può giungere al cielo, conservate vigorosamente integra la
carità, dimostratevela a vicenda e crescete continuamente in essa.
(Dai «Discorsi» di san Fulgenzio di Ruspe, vescovo. Disc. 3, 1-3. 5-6)
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