25 maggio 2013 - Gesti che avvicinano il Regno
«Questa
vedova nella sua miseria,
ha
gettato tutto quello che aveva per vivere».
(Lc
21,4)
La vedova
offre a Dio il necessario che ha per vivere, non il superfluo. Così […] siamo
chiamati ad evitare un atteggiamento minimalista, di rinuncia, di vivacchio,
come troppo spesso accade nelle nostre (stanche) comunità che davvero non
aspettano il ritorno dello sposo... La vedova sa bene che ciò che lei dona è
minimo, irrisorio in confronto alle cospicue offerte che venivano versate al
tesoro del Tempio, così come noi sappiamo che il nostro agire, nella logica del
vangelo, il riconoscere nel fratello povero il volto di Dio, è poca cosa
rispetto alla rabbia e alla violenza che ammorbano questo mondo, gesto che
sembra inutile rispetto alla logica mondana del potere e del successo. Diamo del
necessario, non del superfluo, non dedichiamo a Dio gli scampoli della
settimana, i ritagli di tempo e di devozione, ma l'essenziale di ciò che
viviamo: gioie, ansie, speranze, delusioni, persone, affetti... Come il ragazzo
davanti alla sfolla sterminata che offre una merenda che servirà alla
moltiplicazione dei pani e dei pesci, come il lievito che fa fermentare la
pasta, ai discepoli che aspettano il ritorno del Rabbì è chiesta l'incoscienza
e l'ardire del dono, la profezia della speranza. Il tempo della Chiesa, in
attesa del ritorno del Signore Gesù, è il tempo in cui i discepoli cercano di
imitare il Maestro in tutto, con semplicità e generosità, gettando nel Tempio,
là dove Dio abita, e nel tesoro del Tempio, cioè nella parte più luminosa e
preziosa, ció che ciascuno ha di necessario anche se all'apparenza è piccola
cosa, come gli spiccioli della vedova. Anche la Chiesa, vedova senza lo sposo,
in attesa del suo ritorno compie, nella quotidianità, quei gesti che ne
avvicinano il Regno, che ne compiono la presenza, che ne profetizzano la
vicinanza... Viviamo questa giornata nel dono di noi stessi, del nostro
sorriso, della nostra serenità, certi che Dio sorride benevolo nel vedere i
suoi figli sfidarlo a gare di generosità.
(Paolo
Curtaz)
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