L’offerta, unica strada per l’amicizia


Corpus Domini

«Voi stessi date loro da mangiare».
(Lc 9,13)


Cinquemila uomini, una sera di Palestina, dalle parti di Betsaida. Sono il motivo di tutto. Io sono uno di loro, mi riconosco nelle parole con cui Luca li rievoca: «Gesù prese a parlare di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure». C'è tutto l'uomo in queste parole; il suo nome: creatura-che-ha-bisogno. Di Dio e di cure, di pane e di assoluto. Vi è riassunta tutta la missione di Gesù: lui è Parola di Dio e guarigione della vita. La prima riga di questo vangelo la sento come la prima riga della mia vita: sono uno di quegli uomini, ho bisogno di cure, di qualcuno che si accorga di me, si prenda cura, guarisca la mia vita. Ho un desiderio inappagato e non so neppure di che cosa, ma so che niente fra le cose create lo potrà saziare. Ma il giorno declina, bisogna pensare alle cose pratiche, gli apostoli intervengono: «Mandali via perché possano andare a cercarsi da mangiare». 
Ma Gesù non manda via, non ha mai mandato via nessuno. Replica invece con un ordine che inverte la direzione del racconto: «Date loro voi stessi da mangiare. Date». Quando ho fame, Signore, manda sulla mia strada qualcuno da sfamare; quando ho bisogno, mandami qualcuno che abbia ancora più bisogno di me. La fine della fame non consisterà mai nel mangiare a sazietà, da solo, il tuo pane, ma nel condividerlo, spartendo il poco che hai, i due pesci, il bicchiere d'acqua fresca, olio e vino sulle ferite, un po' di tempo e un po' di cuore. Noi siamo ricchi solo di ciò che abbiamo donato. Il Signore non manda via la folla perché Lui per primo vive di comunione. Ad ogni eucarestia è Dio che mi cerca e mi chiama (beati gli "invitati" alla cena del Signore...), Dio in cammino verso di me per guarire la vita, Dio che è arrivato, che vive donandosi. Dio che non può dare nulla di meno di se stesso. E che dando se stesso ci dà tutto. 
Alla fame dell'uomo non è bastata la Parola di Dio. Dio ha dovuto dare la sua carne e il suo sangue (D. Barsotti). Ci dà il suo Sangue (il sangue che si dirama per tutto il corpo e collega e vivifica tutte le parti) perché nelle nostre vene scorra la sua vita, nel nostro cuore metta radici il suo coraggio e quel miracolo che è la gratuità nelle relazioni. Quando ci dà il suo Corpo (corpo che è sacramento e santuario d'incontri) vuole che la nostra fede si appoggi non su delle idee, ma su di una Persona, incontrandone storia, vicende, sentimenti, piaghe, luce, con il peso e il duro della croce. 
Quando ci dà il suo Sangue e il suo Corpo vuole anche farci attenti al sangue e al corpo dei fratelli. Infatti il corpo è offerto, il sangue è versato: la legge dell'esistenza è il dono di sé; unica strada per l'amicizia nel mondo è l'offerta; norma di vita è dedicare la vita. Come Lui.
(Ermes Ronchi)

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