29 giugno 2013 - Una domanda che fa vivere
«Signore,
tu conosci tutto;
tu sai che ti voglio bene».
(Gv 21,17)
Gesù e Pietro, uno dei dialoghi più affascinanti
di tutta la letteratura.
Tre domande, come nella sera dei tradimenti,
attorno al fuoco nel cortile di Caifa', quando Cefa', la Roccia, ebbe paura
di una serva. E da parte di Pietro tre dichiarazioni d'amore a ricomporre la
sua innocenza, a guarirlo alla radice dai tre rinnegamenti.
Gesù non
rimprovera, non accusa, non chiede spiegazioni, non ricatta emotivamente; non
gli interessa giudicare e neppure assolvere, per lui nessun uomo è il suo
peccato, ognuno vale quanto vale il suo cuore:
Pietro, mi ami tu, adesso?
La
nostra santità non consiste nel non avere mai tradito, ma nel rinnovare ogni
giorno la nostra amicizia per Cristo.
Le tre domande di Gesù sono sempre diverse, è lui
che si pone in ascolto di Pietro. La prima domanda: Mi ami più di tutti? E
Pietro risponde dicendo sì e no al tempo stesso. Non si misura con gli altri,
ma non rimane neppure nei termini esatti della questione: infatti mentre Gesù
usa un verbo raro, quello dell'agàpe, il verbo sublime dell'amore assoluto,
Pietro risponde con il verbo umile, quotidiano, quello dell'amicizia e
dell'affetto: ti voglio bene.
Ed ecco la seconda domanda:
Simone figlio di
Giovanni, mi ami? Gesù ha capito la fatica di Pietro, e chiede di meno: non
più il confronto con gli altri, ma rimane la richiesta dell'amore assoluto.
Pietro risponde ancora di sì, ma lo fa come se non avesse capito bene, usando
ancora il suo verbo, quello più rassicurante, così umano, così nostro: io ti
sono amico, lo sai, ti voglio bene. Non osa parlare di amore, si aggrappa
all'amicizia, all'affetto.
Nella terza domanda, è Gesù a cambiare il verbo,
abbassa quella esigenza alla quale Pietro non riesce a rispondere, si
avvicina al suo cuore incerto, ne accetta il limite e adotta il suo verbo:
Pietro, mi vuoi bene?
Gli domanda l'affetto se l'amore è troppo; l'amicizia
almeno, se l'amore mette paura; semplicemente un po' di bene.
Gesù dimostra il suo amore abbassando per tre volte
l'esigenze dell'amore, rallentando il suo passo sulla misura del discepolo,
fino a che le esigenze di Pietro, la sua misura d'affetto, il ritmo del suo
cuore diventano più importanti delle esigenze stesse di Gesù. L'umiltà di
Dio.
Solo così l'amore è vero. E io so che nell'ultimo
giorno, se anche per mille volte avrò sbagliato, il Signore per mille volte mi
chiederà solo questo: Mi vuoi bene? E io non dovrò fare altro che rispondere
per mille volte: Ti voglio bene.
(Ermes Ronchi)
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