2 luglio 2013 - Lasciarsi impegnare dall'amore di Cristo
Essi lo deridevano,
sapendo bene che era morta;
ma egli le prese
la mano
e disse ad alta voce: «Fanciulla, àlzati!».
(Lc 8, 53-54)
Così possiamo contemplare Gesù nella lettura
biblica che abbiamo ascoltato: la resurrezione della figlia di Giairo, la quale
[…] “aveva dodici anni” (Mc 5, 42). Vale la pena di soffermarsi a
contemplare tutta la scena. Gesù, come in tante altre occasioni, stava lungo il
mare, circondato dalla folla. Dalla moltitudine esce Giairo, che con franchezza
espone al Maestro la sua pena, l’infermità di sua figlia e con insistenza
supplica la sua guarigione: “La mia figlioletta è agli estremi: vieni a imporle
le mani perché sia guarita e viva” (Mc 5, 23).
“Gesù andò con lui” (Mc 5, 24). Il cuore di
Cristo, che si commuove di fronte al dolore umano di quest’uomo e della sua
giovane figlia, non resta indifferente di fronte alle nostre sofferenze. Cristo
ci ascolta sempre, ma ci chiede che ricorriamo a lui con fede.
Poco più tardi vennero a dire a Giairo che sua
figlia era morta. Umanamente non vi era più rimedio. “Tua figlia è morta.
Perché disturbi ancora il Maestro?” (Mc 5, 36).
L’amore che Gesù sente per gli uomini, per noi, lo
spinge ad andare alla casa del capo della sinagoga. Tutti i gesti e le parole
del Signore esprimono questo amore. Vorrei soffermarmi particolarmente sulle
testuali parole uscite dalla bocca di Gesù: “La bambina non è morta, ma dorme”.
Queste parole, profondamente rivelatrici, mi inducono a pensare alla misteriosa
presenza del Signore della vita in un mondo che sembra soccombere all’impulso
distruttore dell’odio, della violenza e dell’ingiustizia; ma no. Questo mondo,
che è vostro, non è morto, ma dorme. Nel vostro cuore, cari giovani si avverte il
forte palpito della vita, dell’amore di Dio. La gioventù non è morta quando è
vicina al Maestro. Sì, quando è vicina a Gesù: voi tutti siete vicini a Gesù.
Ascoltate tutte le sue parole, tutte le parole, tutto. Giovane, ama Gesù, cerca
Gesù. Incontrati con Gesù.
Successivamente Cristo entrò nell’abitazione dove
ella giaceva, le prese la mano e le disse: “Fanciulla, io ti dico, alzati!”
(Mc 5, 41). Tutto l’amore e tutta la potenza di Cristo - la potenza
del suo amore - ci si rivelano in questa delicatezza e in questa autorità
con cui Gesù ridà la vita a questa bambina e le ordina di alzarsi. Ci commuove
il constatare l’efficacia della parola di Cristo: “Subito la fanciulla si alzò
e si mise a camminare” (Mc 5, 42). In quest’ultima disposizione di Gesù,
prima di congedarsi - “di darle da mangiare” (Mc 5, 43) - scopriamo fino
a che punto Cristo, vero Dio e vero uomo, conosce e si preoccupa di tutte le
nostre necessità spirituali e materiali.
Dalla fede nell’amore di Cristo per i giovani
nasce l’ottimismo cristiano che manifestate in questo incontro.
4. Solo Cristo può dare la vera risposta alle
vostre difficoltà! Il mondo ha bisogno della vostra risposta personale alle
Parole di vita del Maestro: “Io ti dico, alzati!”.
Vediamo come Gesù va incontro all’umanità, nelle
situazioni più difficili e penose. Il miracolo compiuto nella casa di Giairo ci
mostra il suo potere sul male. È il Signore della vita, il vincitore della
morte.
Paragoniamo il caso della figlia di Giairo con la
situazione dell’attuale società. Tuttavia non possiamo dimenticare che, secondo
quanto ci insegna la fede, la causa prima del male, dell’infermità, della
stessa morte, è il peccato sotto le sue diverse forme.
Nel cuore di ciascuno e di ciascuna sta questa
infermità che ci colpisce tutti: il peccato personale, sempre più radicato
nelle coscienze, nella misura in cui si perde il senso di Dio; nella misura in
cui si perde il senso di Dio! Non si può vincere il male con il bene se non si
ha questo senso di Dio, della sua azione, della sua presenza che ci invita a
scommettere sempre per la grazia, per la vita, contro il peccato, contro la
morte. È in gioco la sorte dell’umanità: “L’uomo può costruire un mondo senza
Dio, ma questo mondo finirà per ritorcersi contro l’uomo” (Ioannis Pauli PP.
II, Reconciliatio et Paenitentia, 18).
Da qui la necessità di vedere le implicazioni
sociali del peccato per edificare un mondo degno dell’uomo. Vi sono mali
sociali che danno vita ad una vera e propria “comunione del peccato”, in
quanto, insieme all’anima, avviliscono la Chiesa e in certo qual modo il mondo
intero (cf. Ivi, 16). È giusta la reazione dei giovani di fronte a
questa funesta comunione nel peccato che avvelena il mondo.
Amati giovani. Lottate con coraggio contro il
peccato, contro le forze del male in tutte le sue forme, lottate contro il
peccato. Combattete la buona battaglia della fede per la dignità dell’uomo, per
la dignità dell’amore, per una vita nobile, di figli di Dio. Vincere il peccato
mediante il perdono di Dio è una guarigione, una risurrezione. Fatelo con piena
coscienza della vostra responsabilità irrinunciabile.
5. Se sondate il vostro intimo scoprirete senza
dubbio difetti, desideri di bene non soddisfatti, peccati, ma vi accorgerete
anche che nella vostra intimità giacciono forze rimaste inattive, virtù non
esercitate a sufficienza, capacità di reazione non esaurite.
Queste energie sono come nascoste nell’anima di un
giovane o di una giovane; quante aspirazioni giuste e profondi aneliti che è
necessario ridestare, portare alla luce! energie e valori che molte volte i
comportamenti e le pressioni che vengono dalla secolarizzazione soffocano, e
che possono essere ridestati solo dall’esperienza di fede, dall’esperienza di
Cristo vivo, di Cristo crocifisso, di Cristo morto e risorto.
Giovani […] non abbiate paura di guardare a Lui!
Guardate al Signore: che cosa vedete? È solo un uomo saggio? No! È più di
questo! È un profeta? Sì! Ma è ancora di più! È un riformatore sociale? Molto
più di un riformatore, molto di più. Guardate al Signore con sguardo attento e
scoprirete in Lui il volto stesso di Dio. Gesù è la Parola che Dio doveva dire
al mondo. È Dio stesso che è venuto a condividere la nostra esistenza,
l’esistenza di ciascuno di noi.
Al contatto di Gesù germoglia la vita. Lontano da
Lui non vi è che oscurità e morte. Voi avete sete di vita. Di vita eterna! Di
vita eterna? Cercatela e trovatela in Colui che non solo dà la vita ma è la
Vita stessa.
6. Questo è, amici miei, il messaggio di vita
che il Papa vuole trasmettere: cercate Cristo! guardate a Cristo!
vivete in Cristo! Questo è il mio messaggio: “Che Gesù sia “la pietra
angolare (cf. Ef 2, 20) della vostra vita e della nuova civiltà che nella
solidarietà generosa e condivisa dovete costruire. Non vi può essere autentico
sviluppo umano nella pace e nella giustizia, nella verità e nella libertà, se
Cristo non si fa presente con la sua forza salvifica” (Ioannis Pauli PP. II, Nuntius
ad iuvenes, 3, die 30 nov. 1986, Insegnamenti di Giovanni Paolo II,
IX/2 [1986] 1821). Che cosa significa costruire la vostra vita in Cristo?
Significa lasciarvi impegnare dal suo amore. Un amore che chiede coerenza nel
proprio comportamento, che esige l’adeguare la propria condotta alla dottrina e
ai comandamenti di Gesù Cristo e della sua Chiesa; un amore che riempie la
nostra vita di una felicità e di una pace che il mondo non può dare (cf. Gv
14, 27), malgrado ne abbia tanto bisogno. Non abbiate paura delle esigenze
dell’amore di Cristo. Temete, al contrario, la pusillanimità, la leggerezza, la
comodità, l’egoismo; tutto quello che vuole ridurre al silenzio la voce di
Cristo che, rivolgendosi a ciascuno, ripete “Io ti dico, alzati!” (Mc
5, 41).
Guardate a Cristo con coraggio, contemplando la sua
vita attraverso la lettura serena del Vangelo; cercandolo con fiducia
nell’intimità della vostra preghiera, nei sacramenti, specialmente
nell’Eucaristia, dove offre se stesso per noi ed è realmente presente. Non
trascurate di formare la vostra coscienza in profondità, seriamente, sulla base
degli insegnamenti che Cristo ci ha lasciato e che la sua Chiesa conserva e
interpreta con l’autorità che da lui ha ricevuto.
Se cercate Cristo, anche voi udrete nell’intimo
della vostra anima le richieste del Signore, le sue continue esortazioni. Gesù
continua a rivolgersi a voi ripetendovi: “lo ti dico, alzati!” (Mc 5,
41), specialmente quando non siete fedeli alle opere che professate con le
parole. Cercate, dunque, di non allontanarvi da Cristo, conservando nella
vostra anima la grazia divina che riceveste nel Battesimo, ricorrendo, quando è
necessario, al sacramento della riconciliazione e del perdono.
(Giovanni Paolo II, Viaggio Apostolico in Uruguay, Cile e
Argentina
Discorso ai Giovani
Stadio Nazionale di Santiago (Cile)
Giovedì, 2 aprile 1987)
Commenti
Posta un commento