Il mio parroco don Angelo
Don Angelo Maffioli oggi avrebbe compiuto 80 anni. Il 12 novembre la sua vita nel tempo si è conclusa per aprirsi all'eternità.
Don Angelo desiderava arrivare a questo traguardo e voleva che fosse celebrato insieme alla gratitudine per la mia nomina a parroco: "dobbiamo fare festa perché sei il primo sacerdote diocesano di Cocquio a diventare parroco".
Pubblico quanto avevo scritto il 6 maggio del 2008 in occasione del cinquantesimo di ordinazione sacerdotale. L'avevo intitolato DON ANGELO UN VERO ...ISSIMO", perché quando eravamo in oratorio ci proponeva di essere "issimi" in tutto quello che eravamo chiamati a compiere.
Raccogliere in un pugno di parole
cinquant’anni di ministero, dei quali trentuno spesi incrociando la mia vita,
penso sia un’impresa che da subito mi pare sproporzionata. Mi affido dunque
innanzitutto alla tua bontà e alla tua pazienza caro don Angelo, assicurandoti
che tutto quello che la parola non saprà illustrare o far intuire, la preghiera
farà diventare intercessione, gratitudine e benedizione.
Sei arrivato quando avevo appena compiuto otto
anni, e raccogliendo la preziosa e faticosa eredità di don Italo, hai
continuato l’opera che lui aveva iniziato donandomi il battesimo.
Di quei primi anni ricordo in modo vivido
il tuo stile nel celebrare l’Eucaristia, il tuo stare con i bambini,
l’intuizione di far venire in oratorio i seminaristi del liceo e poi il mitico
campeggio.
Ma andiamo con ordine.
La celebrazione della Messa. Penso che il
desiderio di essere prete sia nato in me molto presto, ma ho chiarissima la
memoria di una celebrazione eucaristica in un giorno feriale, quando c’era
ancora l’altare “vecchio”, mi colpì quel modo pacato e intenso di parlare di
Lui, con Lui, e dentro di me si è mosso un desiderio: “anch’io vorrei essere
così”. Sai don Angelo, in molti mi dicono che celebro con intensità
l’Eucaristia, loro non lo sanno, ma io lo so, chi mi ha insegnato a fare i
primi passi in questo mistero.
Lo stare con i bambini. Venivi da un
Oratorio mega, anni bellissimi da “coadiutore” tra i ragazzi. Tutti ci
ricordiamo i giovani che venivano a trovarti (lo fanno ancora adesso!). Tu
stavi con noi: dopo la messa, al catechismo, sempre presente in oratorio. Quest’anno
vivrò il mio ventiduesimo “oratorio feriale”, sto in mezzo ai bambini e mi
vogliono bene. Loro non lo sanno, ma io lo so, dove e con chi ho iniziato ad
amare l’oratorio.
“Che bello ci sono i seminaristi!” li
aspettavamo proprio questi ragazzi più grandi che venivano a farci giocare e condividevano
con noi il “momento di preghiera”. Chissà quante volte ti sei chiesto se
qualcuno dei tuoi ragazzi sarebbe stato come loro. Come ogni prete hai pregato
con questa intenzione. Anche a quei ragazzi devo qualcosa della mia scelta “bambina”
e coraggiosa di entrare in Seminario, non ancora dodicenne, ma tu mi hai
accompagnato in Seminario e so che su di me, anche quando non lo capivo, hai
vegliato.
Il campeggio poi è stata la novità che ha
ribaltato la nostra comunità e la storia di tante famiglie, bambini e ragazzi.
Erano le tue, le nostre vacanze… I ricordi si rincorrono: le camminate, le
serate, la chiesetta, il pediluvio, la fontana, il Chardon… Anche quest’anno
camminerò su sentieri di montagna, dei bambini metteranno i loro piedi dove io
li avrò messi, ascolteranno con me le voci della natura e impareranno a
guardare il cielo stellato. Loro non lo sanno, ma io so, chi mi ha fatto
incontrare Dio nello stupore del creato.
Durante il tempo del seminario l’estate era
il tempo del “lavorare insieme”. Quante cose ho imparato che ancora oggi
propongo o vivo: il gioco, la cura dei particolari, la fotografia… Quanta
strada insieme, cercando di essere”issimo” in ogni cosa, anche perché tu fossi
contento di me.
Le difficoltà, le incomprensioni le abbiamo
superate. Ho imparato ad apprezzare il tuo stile essenziale, il tuo non essere
mai banale, il tuo entusiasmo.
Colgo l’occasione per chiederti scusa,
perché non sempre sono un figlio grato e spesso mi faccio attendere.
È anche l’occasione per dirti grazie: sono
diventato grande nella nostra Comunità di Cocquio, Parrocchia della
Purificazione di Maria Vergine, sono stato ordinato diacono e presbitero, sono
un tuo confratello, ma da sempre e per sempre tu sarai il “mio” parroco.
In questi ultimi anni l'accoglienza lucida e la sopportazione serena della malattia hanno esaltato la bontà del tuo cuore. Sono certo che tu abbia offerto per me, per il mio ministero un po' della tua fatica e della tua sofferenza.
Continua a vegliare su di me.
Il Signore ti benedica e ti custodisca.
Il Signore faccia brillare il suo volto sul tuo volto
e sia con te misericordioso.
Il Signore volga il suo sguardo su di te
e ti doni la sua pace.
Dio benedica te, don Angelo.
Il tuo parroco continuerà a vegliare su di te..e se a volte non sei stato figlio grato e ti sei fatto attendere lui sa quanto gli hai voluto bene e lo dimostri con i tuoi atteggiamenti e le tue parole perché noi non sappiamo (ora si) ma tu e lui si da chi hai imparato tutte queste belle cose.promettp di pregare per lui.un abbraccio. Patrizia
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