Benvenuti nel mio presepio
Non
mi hanno mai ispirato molta simpatia i messaggi di auguri telematici inviati ad
una segreta lista di indirizzi e per quanto alcuni auguri siano curati e
interessanti, non riescono a darmi il calore della parola che diventa lettera o
biglietto.
Così
nell’accettare che il mio augurio quest’anno sia affidato alle pagine della
Stanza di Enoch so di entrare in un compromesso che, se da una parte mi toglie
la possibilità di dire ad alcuni amici o ai miei famigliari una parola
personale, consente a molti, anche a chi mi conosce poco, di
leggere una parola che vuole essere una benedizione.
Vi
invito ad entrare nel mio presepe.
Quest’anno
il mio presepe si distende su un vasto territorio, quello dei Comuni di
Castelnuovo Bozzente e Beregazzo con Figliaro
In
queste prime settimane ho imparato la geografia del mio presepio e così se
posso percorrere una “classica” via Roma e una più “storica” via XXV aprile,
posso imbattermi anche in via Digaa, via Ceree e via Firagnino…
Ma
il mio presepio è bello perché è ricco di tanti personaggi.
Innanzitutto
ci sono tanti bambini: hanno il volto dei miei piccoli amici dell’Oratorio e della
Scuola di Sesto Calende e i miei nuovi amici delle Scuole dell’Infanzia di
Castelnuovo e Figliaro e degli Oratori. I bambini e i ragazzi mi comunicano affetto e
tantissima serenità.
I volti e le storie di questi bambini mi
invitano ad espandere i confini del mio presepio fino ai confini del mondo
perché ogni bambino riceva affetto, gioia e amorose cure.
I
giovani li incontro alla Locanda di Emmaus che più che essere un luogo è
un’esperienza che ha il sapore dell’amicizia e dell’impegno, della gratitudine
e dello stupore. Un’esperienza che ha regalato emozioni, gioia, meraviglia…
Tanti anni spesi accanto ai giovani fanno
nascere in me la preghiera che chiunque è alla ricerca del senso della propria
esistenza possa trovare in un adulto la stima e la fiducia necessarie per
alimentare il coraggio di scelte grandi e definitive.
Ci
sono molti amici nel mio presepio, non li posso elencare tutti ma chi sta
leggendo sa riconoscersi in questo gruppo. Tra loro c’è chi incontro raramente
e sento in qualche occasione particolare. Ci sono alcuni che sono fedeli nel
loro affetto e nella loro stima anche se da me ricevono poco. I miei amici sono
quelli che hanno messo a disposizione ore di lavoro per aiutarmi nel trasloco. Alcuni
tra loro mi riconoscono meriti davvero esagerati. I mei amici sono coloro che
non pretendono che sia diverso da quello che sono e mi ricordano che la mia
vita è un dono gratuito, anche se talora vorrebbero che trovassi il tempo per
una cena nella loro casa o un confronto pacato e sereno.
Gli amici mi ricordano come Dio in Gesù non
abbia timore a chiamarmi amico… per loro chiedo il dono della fedeltà perché
gli amici veri sono una protezione potente, un balsamo di vita.
Ecco
i pastori, sono molti. Ma tra loro alcuni per me sono o sono
diventati speciali. C’è don Franco il Parroco di Induno Olona che mi esorta
sempre a lodare Dio per avermi chiamato al ministero e per avermi regalato
un’umanità ricca. C’è don Franco di Concenedo che veglia su di me fin dai miei
primi passi nel ministero. Un pastore che sto imparando a conoscere è don
Virginio che mi è stato donato come primo collaboratore. Ne apprezzo
disponibilità, intelligenza e pacatezza entro una vita spirituale intensa
alimentata dall’insegnamento di un autentico maestro della dimensione
contemplativa della vita, il Cardinale Carlo Maria Martini. Don Angelo, il mio
predecessore, tende a nascondersi ma anche a lui devo molto di questo mio inizio
di ministero. La sua premura nell’introdurmi al mio nuovo incarico rimane una
delle esperienze più significative di questo anno. Infine ecco don AngeloMaffioli per trentasei anni Parroco della mia parrocchia di origine, colui che mi ha accompagnato in Seminario. Ha
compiuto il cammino dei suoi giorni il giorno dopo il mio ingresso come Parroco;
condividere con me questo evento era un suo desiderio. Continuo ad affidarlo al
Signore perché riceva il premio del sacerdote buono e fedele. Ora ancora di più
so che posso contare sulla sua paterna intercessione.
L’espressione ormai diventata famosa di Papa
Francesco «Questo
vi chiedo: di essere pastori con “l'odore delle pecore”, pastori in mezzo al
proprio gregge, e pescatori di uomini» mi ricorda i pastori che ho messo nel
mio presepio. Chiedo al Signore di essere anch’io un pastore buono, mentre vi
invito a pregare per il discernimento del caro Gregorio, seminarista di
Beregazzo.
Nel mio presepio potete incontrare tanti malati, sarei
lieto di presentarli uno ad uno perché nelle loro vite oggi si scrive il
mistero di Dio piccolo, fragile e sofferente. Avrei voluto incontrarli tutti
con calma, dedicando loro tempo e amore.
Vi
chiedo una preghiera particolare per quanti stanno attraversando un tempo di
malattia che ha oscurato il sole della speranza, per le giovani mamme e i
giovani papà, per chi è solo…
Una
preghiera particolare anche per il mio Papà Pasquale che sta vivendo giorni
faticosi di malattia e vivrà questo Natale in ospedale.
Nel mio presepio ci sono anche coloro che ho deluso, e
coloro che mi hanno rivolto parole male dette. Ci sono perché mi chiedono di
essere umile e paziente.
Come
sarebbe bello che la franchezza nel dire le proprie ragioni avesse sempre come
sapore quello della carità e non quello della vendetta o della rivendicazione.
Nel mio presepio ci sono montagne di scatoloni usati per
il mio trasloco, lì accanto trovate la mia Mamma e il mio Papà, straordinari.
Sì straordinari lavoratori nei mesi estivi, straordinari nel rendere la mia
nuova casa accogliente. Straordinari nel modellare la loro vita sulla mia.
Intorno alla capanna ci sono i bambini che ho battezzato
in questi mesi, sono i mie angeli, creature che mi parlano di Cielo.
Nella capanna c’è lei, Maria, ha il volto delle donne che
attendono la nascita del loro bambino, alcune tra loro stanno vivendo una
gravidanza insperata, profondamente attesa, più forte della malattia…
Giuseppe ha il volto dei papà che hanno perso il lavoro,
di chi lotta ogni giorno per dare un futuro ai propri figli, di chi non ha
perso la speranza anche quando molte porte sono state chiuse.
E io dove mi metto? Avrei voluto poter offrire la
tenerezza dei bambini, la passione dei giovani, la gratuità dell’amico, la
fedeltà del pastore buono, la pazienza del malato, l’accoglienza di una mamma,
la tenacia di un papà… Invece sono arrivato a questo Natale con la sensazione
di non avere un cuore preparato. Nel mio presepe allora sono la mangiatoia,
culla improvvisata, inadatta: confido nei colpi di pialla di Giuseppe per
smussare qualche sporgenza pungente, e confido nelle fasce di Maria che mi
rivestano di misericordia.
Buon Natale a te che entri nel presepio della mia vita.
Gesù Bambino, Dio con noi, ti benedica!
Ciao don! Grazie!!! Ti vogliamo bene!
RispondiEliminaCià don, grazie! Ti vogliamo bene!!! ...la mangiatoia fa vedere Gesù al mondo! ;-)
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