29 gennaio 2014 - Un granello di luce nel buio della paura
Maestro, non
t'importa che siamo perduti?
(Mc 4,38b)
La barca sta per affondare e Gesù dorme. Il mondo geme con le
vene aperte, lotta contro la malattia e la disperazione e Dio dorme. L’angoscia
lo contesta: Non ti importa niente di noi? Perché dormi? Svegliati! I Salmi
traboccano di questo grido, lo urla Giobbe, lo ripetono gli apostoli nella
paura. Poche cose sono bibliche come questa lite con Dio, che nasce dalla
passione per la vita, dall’arroganza di un amore che non accetta di finire.
Perché avete così tanta paura?
C’è tanto da attraversare, tanta paura motivata. Ma troppo
spesso la religione si è ridotta a una gestione della paura. Dio non vuole
entrare in questo gioco. Egli non è estraneo e non dorme, sta nel riflesso più
profondo delle tue lacrime. Sta nelle braccia dei marinai forti sui remi, sta
nella presa sicura del timoniere, nelle mani che svuotano l’acqua, negli occhi
che scrutano la riva, che forzano il venire dell’aurora.
Dio è presente, ma non come vorrei io, bensì come vuole lui: è
sulla mia barca e vuole salvarmi, ma insieme a tutta la mia libertà. Non
interviene al posto mio ma insieme a me; non mi esenta dalla tempesta ma mi
precede, come il pastore nella valle oscura.
È la nostra fede bambina che ha bisogno più di miracoli che non
di presenza.
Vorrei che non sorgessero mai tempeste e invece la morte è
allevata dentro di noi con il nostro stesso respiro e sangue. Vorrei che il
Signore gridasse subito all’uragano: “Taci”, che rimproverasse subito le onde:
“Calmatevi”, e che alla mia angoscia ripetesse: “È finita”. Vorrei essere
esentato dalla lotta, e invece Dio risponde dandomi forza, tanta forza quanta
ne basta per il primo colpo di remo, tanta luce quanta ne serve al primo passo.
Come granello di senape nel buio della terra, così Dio è nel
cuore oscuro della tempesta. Come chicco di grano nel buio della terra, come un
granello di fiducia, di forza, di luce, così Dio germoglia e cresce nel cuore
dell’ombra.
Non ti importa che moriamo?
La risposta è senza parole ma ha la voce forte dei “Mi importa
di te, mi importa la tua vita, tu sei importante.
Mi importano i passeri del cielo e tu vali più di molti passeri,
mi importano i gigli del campo e tu sei più bello di loro.
Tu mi importi al punto che ti ho contato i capelli in capo e
tutta la paura che porti nel cuore.
E sono qui a farmi argine e confine alla tua paura. Mi troverai
dentro di essa, nel riflesso più profondo delle tue lacrime.
(Ermes Ronchi)
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