29 marzo 2014 - Forti solo della parola di un Amico
Chiamò a sé i Dodici
e prese a mandarli a
due a due.
(Mc 6,7)
Partono i discepoli a due a due,
forti solo di un amico e di una Parola. Solo un bastone a sorreggere il
cammino, e un amico a sorreggere il cuore. Un bastone per appoggiarvi la
stanchezza e un amico per appoggiarvi la solitudine. È importante quest'andare
a due a due, avere uno su cui contare, un amico almeno, che ti garantisca,
nelle parole del quale cercare l'evidenza che esisti, che sei amato, che sei
capace di relazioni positive, che non si crede da soli. Perché se è solo,
l'uomo è portato perfino a dubitare di se stesso. Il primo annuncio dei Dodici
è la loro vita stessa, un evento di amicizia, un germe di comunità, la vittoria
sulla solitudine.
Non portate nulla per il viaggio. È
la nudità della croce. I Dodici riproducono in sé il volto di Colui che li
invia, l'Uomo che cammina povero e libero, senza un luogo dove posare il capo e
pieno di amici. Non portate nulla, perché tutto ciò che hai ti divide
dall'altro. Perché nessun uomo è ciò che possiede. Perché vivrai dipendente dal
cielo e dagli altri, di pane condiviso e di fiducia. Perché la forza è nella
Parola, che si diffonde solo per incarnazioni in testimoni e in martiri.
Entrati in una casa lì rimanete. Una casa: ecco il punto di approdo, il luogo
della vita più vera, dove annunciare e poi guarire, cacciare i demoni e creare
comunione. I discepoli di Cristo cercano la casa, il luogo più vero, dove la
vita nasce, vive d'amore, si converte dalla solitudine alla comunione; il
cristianesimo deve essere significativo lì, nella casa, nei giorni della festa
e in quelli del dramma, nei figli prodighi, quando Caino si arma di nuovo,
quando l'amore sembra finito e ci si separa, quando l'anziano perde il senno o
la salute. Là dove la vita celebra la sua festa e piange le sue lacrime, scende
come pane e come sale, sta come roccia la Parola di Dio. L'annuncio è fatto di
poche parole (convertitevi) e del modo di essere dei Dodici. Quando si parla di
evangelizzazione, il nostro pensiero corre subito al «che cosa vado a dire» e
meno, molto meno, a «come devo essere io», al mio stile di vita. Ma lo stile
non è secondario (A. Casati), mai come in questo caso lo stile è l'uomo. Perciò
questo vangelo mi sgomenta. E ogni giorno io cerco un amico, un bastone, questo
è così umano. Ma domani, ora cercherò il coraggio di non prendere con me nulla
se non qualcosa di Cristo, un tratto del suo volto, riconoscibile. E ne
parlerò, ma con poche parole, solo quelle che mi bruciano le labbra.
L'Evangelo, la bella notizia dice: Dio è con te, guarisce la vita, purifica il
mondo; è con te con amore. Questo auguro, a me e a ciascuno: Dio sia con voi,
con amore!
Ermes Ronchi
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