Sabato Santo - Il mio impegno con lui
Koder, La deposizione nel sepolcro |
Il mio prete ha tolto
anche i grossi candelieri di ferro battuto: sull'altare non c'è che il grande
Crocefisso e la sua ombra fatta anche più grande.
Questa nudità m'agghiaccia.
Vorrei tornare indietro, ma la folla che procede, mi ferma e mi getta come una
barca strappata all'ormeggio contro il Crocefisso.
Mi addosso ad una colonna
per respirare un poco. Ho preso il posto del pubblicano, del senza-fede, di chi
è sospeso tra la disperazione della strada e la nudità dell'altare, una nudità
minacciosa, inscalabile.
Se qualcuno mi leggesse il cuore, mi spregerebbe.
Passo per un uomo forte, ho fama di spirito superiore e sono tornato a vedere
la consueta cerimonia della croce, che mi ha sempre lasciato indifferente o
rivoltoso.
- Ho paura...
Invecchio.
Ma a questo declinare
ero preparato. Vi son fatalità scontate in precedenza. Certe illusioni se le
fanno soltanto gli imbecilli che non vogliono accorgersi che, al tramonto,
l'ora d'andare è vicina.
- La crisi.
Ma i miei affari
resistono. Con queste brusche sterzate dell'economia di guerra, san capitato
sull'onda che sale e per il domani non ho pensieri, comunque pieghi la
corrente.
È il «resto» che non va bene! Qualche cosa che ieri non c'era e che
adesso c'è: qualche cosa che non ha ancora un nome ma che tra poco l'avrà: un
niente cresciuto in un attimo e già così ingombrante che non c'è più posto per
il mio star bene, per quei motivi di star bene, ieri così solidi e sicuri.
- Lo star male degli
altri?..
Mi vie n da ridere. Non
è uno spettacolo insolito. Da quando ho cominciato a capire, non ho visto che
gente in pena e in affanno, gente tribolata e bisognosa.
- Le ingiustizie?...
Gli uomini, da che mondo
è mondo, non hanno saputo far altro e intendono continuare la vecchia strada.
Sarei forse io quel presuntuoso che pretende mutare una rotta divenuta fatale e
comoda a molti?! A me basta di non trovarmi sotto... Finora, a forza di gomiti
e d'astuzie, ne son rimasto fuori, dalla parte del più forte.
- La guerra?...
Ciò che mi tien fermo a
questa colonna, che m'avvince a quel Crocefisso, non è questa o quella cosa:
non l'ingiustizia del mondo, non la guerra, non la morte. È tutto: sono io,
che, per la prima volta, mi vedo riflesso in queste cose come il Crocefisso me
le presenta.
Ho l'impressione di trovarmi per la prima volta in faccia alla
morte, all'ingiustizia, al dolore, alla guerra... Come siano arrivate queste
nostre tristezze fin sull'altare, non so: come si siano legate a quel tronco,
fatte una sola cosa col Crocifisso, non so... So che ci sono anch'io lassù,
sul1egno, inchiodato sul legno...
inchiodato con la fame di tutti gli uomini
con
l'esilio di tutti
con la desolazione di tutti
con la menzogna che fa
l'ingiustizia.
Sono venuto per vedere e mi trovo inchiodato. Sono anch'io un
crocifisso! Quanti siamo qui e anche gli altri..., tutti dei crocifissi.
Ogni
tentativo di fuga è impossibile questa sera. Cristo mi fa uomo con lui, come
lui, uomo di dolore, uomo di offerta.
Le mie ragioni non tengono: i miei alibi
sono falsi: ci sono arrivato per tutte le strade, con tutti i disperati, i
percossi, gli affamati; con tutti i felici, gli oppressori, i sazi...
Il
Crocifisso è mio: io sono nel crocifisso.
Dico delle cose folli. Pochi momenti
fa, se qualcuno avesse osato parlarmi su questo tono, gli avrei riso in faccia:
adesso, non posso più ridere. Mi salgono dal profondo: sono voci serie, cose
serie, l'unica cosa seria della mia vita. Ho guadagnato una croce e sento che
sto salendovi per esservi crocifisso.
- Usciamo! Camminiamo via.
Non
posso. Egli mi seguirà: vuol seguirmi. Farà la strada con me: vuol far la
strada con me. È davanti. Ascolto.
- Prendi la tua croce
e seguimi.
- Signore,
non ti voglio: non ti voglio con me: non ti voglio seguire. Il tuo posto è qui:
sei fatto per star qui, per questa tua chiesa, per questo tuo altare, per la
croce, per questa tua croce.
Resta. Domani il prete ti rimetterà vicino, puliti
e lucenti, i grossi candelieri di ferro battuto, i vasi di fiori, gli
incensi...
Lasciami andar solo: voglio andar solo, capisci? Con uno come te,
co' piedi forati, non si può camminare. Sono tanto diverse le strade nostre da
quelle del tuo paese!
Chi mi ha condotto in chiesa questa sera? Chi m'ha
gettato contro code sto Crocifisso enorme, proprio in questo venerdì santo?
Tutti
e nessuno.
Bisognava pure che quel «resto» senza nome, che nessuno vuole, che
nessuno capisce, lo mostrassi a qualcuno: bisognava trovargli un nome (c'è
troppa orfanezza nel mio cuore!) un rifugio.
E adesso che ne so il nome,
che ne vedo il volto, cos'ho guadagnato?
Quando troverò uno che ha
fame... non gli potrò più dire (era così spiccio e comodo!): «Non so chi tu
sia» - perché ti ho visto.
Davanti allo sguardo mortificato del mio operaio, al
quale nego l'aumento del salario, adesso che tutto cresce, non potrò più
voltargli le spalle dignitoso e sdegnato, perché io non ti posso più
licenziare, o Cristo.
Se vedrò piangere, non potrò più scantonare perché sei tu
che piangi.
Quando leggerò le cifre dei morti che la guerra ammucchia, non
potrò pensare che i miei dividendi crescono per la sola ragione che gli
altri muoiono, perché tu mi obbligheresti a guardarmi le mani. E chi può
guardare delle mani, le proprie mani che grondano sangue?
Questo ho guadagnato
stasera. Il «resto» che da anni e anni, con sforzi disumani ero riuscito a
confinare in un angolo morto della mia anima, ha rotto gli argini, m'inonda e
mi sommerge.
Per la prima volta, a faccia aperta, ho fissato in volto il mio male.
Ha
il tuo volto, o Cristo crocifisso: il volto di Chi si è fatto uomo, Uomo di
dolore, Uomo coperto di peccato perché io lo potessi finalmente vedere.
Adesso
che ti ho riconosciuto, che so come chiamarti, adesso che non posso più
fuggire, dimmi: - Che vuoi da me? Se vuoi proprio venire con me, vieni. So che
tu non vuoi nulla di ciò che è mio, che non invidi nulla di quello che ho: mi
vedi tanto povero, hai tanta pietà di me!...
Sei più crocifisso in me che su
quel legno: più crocifisso nei miei piedi, nelle mie mani che nei tuoi piedi e
nelle tue mani benedette. Sei più colpito e crocifisso in questa povera carne
di guerra che nel tuo corpo di una volta.
E hai pietà di me, di chi va e di chi
rimane: di chi è già nel vortice e di chi sta per cadervi, per i fanciulli, per
le donne...
Hai pietà di questa selva di crocifissi che cammina! Una selva di
crocifissi in cammino, dietro insegne e comandi senza pietà.
Crocifissi come
te. Ma tu, dall'alto della tua croce, invochi perdono: noi, dalla nostra croce,
odiamo. Tu doni il paradiso a: un ladrone, noi togliamo il pane anche
all'orfano. Tu sulla croce, sei nudo, sei l'uomo. noi siamo obbligati a
portare la maschera dell'uomo forte, dell'uomo grande, dell'uomo implacabile...
fin sulla croce.
Signore, toglimi questa maschera: lascia che mi veda come
sono, come siamo per avere almeno pietà gli uni degli altri.
Tu ci hai
comandato di amarci gli uni gli altri come tu ci ami. Temo che quel giorno sia
ancora molto lontano, troppo lontano.
Almeno potessimo arrivare ad aver pietà
gli uni degli altri! a vivere e a morire da uomini, da poveri uomini come
siamo, in pace con noi stessi!
Primo Mazzolari
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