15 febbraio 2015 - Domenica del Perdono



Normalmente ripetere può sembrare una cosa noiosa; se ci sentiamo ripetere più volte la stessa parola, lo stesso invito, può sembrare anche segno di una mancanza di fiducia. A volte, invece ripetere può essere utile per comprendere di più, per capire meglio, per approfondire.
Domenica scorsa abbiamo vissuto la domenica della Divina Clemenza e oggi viviamo la domenica del Perdono: due aspetti che ci ricordano come la relazione che noi abbiamo con Dio è basata sull’esperienza del Perdono, della Misericordia.
La Chiesa ci invita, in preparazione al tempo della Quaresima, a porre la nostra attenzione su questo aspetto: vivere la relazione con Dio.
Per riflettere su questo, dopo aver ascoltato quel brano dell’incontro tra la peccatrice e Gesù nella casa del Fariseo e il perdono che quella donna riceve dopo aver compiuto quei gesti d’amore e aver versato l’olio profumato sui piedi di Gesù, oggi un’altra parabola molto conosciuta. Il fariseo sale al luogo della preghiera, si mette davanti a Dio e inizia bene “Dio ti ringrazio”, ma poi mette tutto su un piano diverso, mettendo al centro se stesso “io sono giusto, io sono attento a tutte le norme, digiuno due volte a settimana, prego, pago la decima di tutto quello che ho, non sono come tutti gli altri, nemmeno come questo disgraziato che è venuto a pregare con me”. È un uomo perfetto, integerrimo, ma si è dimenticato che nel rapporto con gli altri c’è un atteggiamento di ascolto e che mettendo al centro se stesso non funziona alcuna relazione: né la famiglia, né gli amici…
Il pubblicano, invece, che sa bene di non essere un uomo giusto (faceva un mestiere giudicato in maniera negativa dalla comunità, tanto che spesso essi erano spesso esclusi dalla comunità), si mette davanti a Dio e dice “O Dio, tu fai per me sempre grandi cose ma io non sono come vorrei essere: cerco di vivere in modo giusto ma non ci riesco. Sono così lontano da te, ma tu abbi pietà di me perché sono un peccatore”. Gesù dice che questo atteggiamento viene guardato con maggiore favore perché quest’uomo non solo si umilia ma riconosce che la sua grandezza non è legata ai suoi meriti ma a questo Dio che continuamente ti solleva dalla tua situazione di incapacità e di peccato.
Noi abbiamo un po’ dimenticato nella nostra vita cristiana l’esperienza della misericordia, all’inizio di ogni Messa chiediamo perdono. Ma poi abbiamo ricevuto in dono un sacramento che è un’azione di Dio che ha come desiderio quello di rivestirci sempre della sua veste candida, ricevuta nel nostro Battesimo quando ai nostri genitori è stato chiesto di conservarla pura: quella veste è simbolo della nuova dignità che abbiamo ricevuto, Figlio di Dio. Questa veste bianca ci è riconsegnata ogni volta che celebriamo il sacramento della Riconciliazione.
Ai bambini spiego così il motivo per cui è necessario confessarsi: noi non metteremmo mai per quattro settimane consecutive gli stessi abiti e così quella veste bianca, indossata tutti i giorni, anche se non vogliamo si può sporcare. Il Sacramento della Riconciliazione non è un evento per qualche occasione particolare, ma è il sacramento che sempre ci fa fare esperienza di essere rivestiti di questa dignità, di ricordare, riportare al cuore la gioia di essere figli. Vinciamo la resistenza a questo sacramento, a volte legata a memorie del passato, magari ci è stato presentato in una forma che ci ha messo in difficoltà, a volte c’è la difficoltà a essere umili, a riconoscere il proprio limite, a volte si è fatta un’esperienza negativa con un sacerdote che non ci ha compresi, accolti. L’invito allora è quello di recuperare questa consuetudine, ad accostarsi al Sacramento della Riconciliazione anche quando non abbiamo delle colpe gravissime che ci impediscono di accedere all’Eucaristia, per fare esperienza personale che io sono sempre amato, perdonato, avvolto in uno sguardo che mi vede sempre come una persona buona, che guarda non all’apparenza ma al cuore.
Anche noi allora sapremo essere capaci di uno sguardo così sugli altri.
La possibilità di una fraternità nasce quando io non mi sento superiore a un altro e non mi sento neanche di giudicare il mondo; è importante che io faccia esperienza di essere perdonato per essere maggiormente disposto a perdonare, sapendo che è difficile sia l’una cosa che l’altra: la prima perché chiede di mettersi davanti al Signore spogliati di tutte le nostre superbie, dall’altra perché ci si sente sempre abbastanza giusti e c’è sempre un po’ di orgoglio nel dire di essere meglio di un altro.
L’invito che vi faccio è proprio quello di riconsiderare il Sacramento della Confessione come importante, decisivo, insieme alla preghiera personale e alla Celebrazione dell’Eucaristia, di un cammino autentico di vita nella Fede.
Affinché rimanga bene un’immagine vi racconto una storia:
Una coppia di sposi novelli andò ad abitare in una bella zona molto tranquilla della città. Una mattina, mentre bevevano il caffè insieme, il giovane marito si accorse, guardando attraverso la finestra aperta, che una vicina stendeva il bucato sullo stendibiancheria dal terrazzo e disse: "Ma guarda com'è sporca la biancheria di quella vicina! Non è capace di lavare? O forse, ha la lavatrice vecchia che non funziona bene? Oppure dovrebbe cambiare detersivo!... Ma qualcuno dovrebbe dirle di lavare meglio! O dovrebbe insegnarli come si lavano i panni!". La giovane moglie guardò e rimase zitta.
La stessa scena e lo stesso commento si ripeterono varie volte, mentre la vicina stendeva il suo bucato al sole e al vento perché si asciugasse.
Dopo qualche tempo, una mattina l'uomo si meravigliò nel vedere che la vicina stendeva la sua biancheria pulitissima e disse alla giovane moglie: "Guarda, la nostra vicina ha imparato a fare il bucato! Chi le avrà detto come si fa?".
La giovane moglie gli rispose: "Caro, nessuno le ha detto e le ha fatto vedere, semplicemente questa mattina, io mi sono alzata presto come sempre per prepararti la colazione e ho preso i tuoi occhiali e ho pulito le lenti!".

Io credo sia proprio così: dipende dalla pulizia delle lenti del nostro cuore. Se io ho un cuore pulito, una coscienza pulita, so guardare con onestà me stesso e so valutarmi per quello che sono e so guardare anche agli altri vedendo che c’è pulizia anche nel cuore dell’altro, anche se non è sempre giusto, perfetto, non sempre come lo vorremmo noi perché tutti siamo rivestiti di questa dignità, di essere di Dio figli e tutti possiamo indossare questa veste bianca, sempre in questa vita e perché per tutti il Signore ha dato la vita e noi lo celebriamo in ogni Eucaristia. Ci aiuti il Signore a vivere questa settimana pensando alla possibilità di fare in modo che il Sacramento della Riconciliazione accompagni di più il nostro vivere cristiano.

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