22 febbraio 2015 - Domenica all'inizio della Quaresima
Il
racconto delle tentazioni ci ricorda che nella nostra vita abbiamo un compito
che non è mai finito: mettere ordine nella nostra vita e nelle nostre scelte
quotidiane.
Poiché
Gesù, che è il Figlio di Dio, ha vissuto le tentazioni, anche noi possiamo
essere esposti ad esse. Le tentazioni di per sé dicono che noi stiamo
camminando verso il Signore perché il tentatore, Satana, il Diavolo così com’è
chiamato l’avversario di coloro che sono amici di Dio in questo Vangelo, solamente
con coloro che camminano verso Dio se la prende; così quando ci capita di
vivere una tentazione siamo certo nella situazione di dover lottare contro essa
ma dovremmo anche considerare che essa ci viene perché stiamo camminando con il
Signore.
Queste
tre tentazioni che abbiamo ascoltato riguardano il rapporto con noi stessi, il pensiero che avendo tante cose possiamo
essere felici – la tentazione dell’avere -, il rapporto con Dio perché si può pensare Dio è con me se fa ciò che dico io, se ascolta le mie preghiere, se
interviene a mio favore, ed è
un’altra tentazione che rende Dio a nostro servizio; l’ultima tentazione
riguarda il rapporto con gli altri:
noi non possiamo possedere nessuno. Ci piacerebbe avere sempre potere su qualcuno,
in realtà ogni volta che costruiamo un rapporto così lo svuotiamo e gli
impediamo di essere bello, buono, vero, tanto che quando il diavolo se ne va
gli angeli vengono a servire Gesù proprio perché l’atteggiamento che Lui ci
insegna attraverso la sua vita non è quello di un potere sugli altri ma è
quello di un mettersi al servizio.
Queste
tentazioni allora ci riguardano e chiedono a noi di mettere ordine nella nostra
vita. All’inizio di un tempo così importante come la Quaresima è bene provare a
creare una piccola regola che ci aiuti a camminare verso un’unica meta. La
regola non è una gabbia, assomiglia di più alle luci che ci sono lungo la
strada oppure ai cartelli stradali che indicano la meta; non ci sono in tutti i
punti della strada, ma ogni tanto compaiono per indicare la giusta direzione.
Vi suggerisco di provare a pensare a una piccola regola che riguardi gli ambiti
dove noi viviamo ogni giorno la nostra esperienza di vita. È importante fissare
una regola: spesso quando qualcuno viene a confessarsi da me propongo di
scegliere una regola perché la vita è regolata, altrimenti sarebbe sregolata.
La regola è la possibilità di indirizzare tutte le mie energie verso quella
meta; così come quando uno parte per un viaggio sceglie la strada più
opportuna, senza deviare da una parte all’altra perdendo tempo.
Il
primo atteggiamento da custodire è la vita
spirituale che per noi cristiani non è qualcosa che si aggiunge alla vita,
ma è l’orizzonte dove si vive ogni relazione. Vita spirituale significa
scegliere ogni giorno un momento di preghiera: può essere la preghiera del
mattino e della sera, oppure il Rosario, può essere passare davanti alla Chiesa
ed entrare per una breve visita eucaristica. Un tempo quotidiano in cui stare
vicino al Signore e imparare a conoscerlo, così come accade quando siamo con
gli amici. Abbiamo poi diverse proposte per i ragazzi, per gli adulti in questo
tempo di Quaresima: ne scegliamo una alla quale essere fedeli, vincendo la pigrizia,
quella resistenza che abbiamo di rimandare sempre: proviamo a essere fedeli a
un momento comunitario. Inoltre, la Messa della domenica come momento importante
da condividere tutti insieme perché non siamo dei lupi solitari nell’esperienza
della fede.
Il
secondo atto è quello delle relazioni:
noi siamo persone che vivono insieme agli altri: in famiglia, a scuola, al
lavoro, in quelle attività legate ai nostri interessi. Proviamo a scegliere di
custodire bene una relazione, magari con qualcuno con il quale facciamo fatica
ad andare d’accordo, qualcuno che facciamo fatica ad amare o a perdonare,
qualcuno che nell’ambito del lavoro sappiamo essere una persona che ingombra,
oppure a scuola con qualche compagno che non ci è molto simpatico oppure che
non si comporta bene. Proviamo a scegliere di investire in quella relazione
tutta la nostra capacità di amore. Forse non accadrà un grandissimo cambiamento
nell’altro, ma sicuramente dentro di noi sì. Custodire una relazione,
scegliendo una persona, nome e cognome.
Pensiamo
poi a quell’aspetto legato al digiuno.
La prima lettura è un po’ difficile ma parla del digiuno. Il digiuno è
solitamente legato al cibo perché esso serve per vivere: se rinuncio al cibo
dico: “Dio è più importante della mia
vita”: io lo faccio per Lui,
perché se lo faccio per dimagrire non è proprio la stessa cosa! Se rinunciamo
al cibo per amore di Dio, significa che egli è più importante della nostra
vita: si può digiunare, rinunciare a qualcosa di importante per la propria vita
come il cibo, oppure un altro ambito che ognuno di noi può scegliere, facendo
sì che questa rinuncia diventi per ognuno di noi l’occasione per dire
l’importanza di Dio trasformandola in carità per qualcuno. Comprendiamo allora
perché siamo invitati in questo tempo di Quaresima a rinunciare a qualcosa e
l’equivalente lo diamo per chi è più povero tra noi: solamente così, altrimenti
non capiamo il significato. Ciascuno scelga un digiuno, preciso, ricordandosi
che questo gesto è legato alla carità, altrimenti rimanere un esercizio bello
che però non cambia il cuore.
I
bambini ci insegnano che la fede va
alimentata attraverso l’intelligenza: loro vengono al catechismo tutte le
settimane. Noi più grandi invece pensiamo di sapere già tutto e non dedichiamo
mai tempo ad approfondire la fede, rimaniamo in superficie e spesso, quando
qualcosa non funziona nella nostra vita, pensiamo che il Signore non c’entri
con noi, perché ci siamo dimenticati di andare verso di Lui, di conoscerlo.
Troviamo in questo tempo una lettura, che potrebbe essere la stessa lettura del
Vangelo, oppure un testo che ci facciamo suggerire da un catechista, da una
persona che stimiamo nel cammino della fede che ci accompagni in questo
itinerario.
Scegliendo
allora questi quattro ambiti abbiamo quattro indicazioni precise che ci portano
verso la meta che è il Signore. In questo giorni poi di Quaresima al centro
della nostra riflessione mettiamo anche il nostro considerare quale posto abbia
la confessione nella nostra vita. Sul ComUnità ho riportato un testo del
Cardinal Martini e in fondo due domande alle quali chiedo, soprattutto ai
grandi di rispondere a voi stessi per provare a capire quale sia l’ostacolo che
impedisce di riconoscere che la confessione non è il mettere a posto la
coscienza ma è fare esperienza del Signore Gesù, riconoscerlo vivo in mezzo a
noi.
Vi
lascio un’immagine attraverso una storiella in modo che possiamo fissare nella
mete un dato che ci aiuti a ricordare qualcuna di queste parole.
Due fidanzati
non si stancavano di ammirare
le pietre preziose,
che erano esposte in una gioielleria.
Diamanti, zaffiri,
smeraldi, li incantavano...
Ne cercavano una che fosse il segno del loro
amore.
Il loro sguardo cadde su una pietra modesta,
scura e senza splendore.
Il
gioielliere lesse la domanda nei loro occhi.
E spiegò:
«Questo è un opale: è
fatto di silice,
polvere e sabbia del deserto,
e deve la sua bellezza ad un
difetto,
invece che alla sua perfezione.
L'opale è una pietra con il cuore
spezzato,
poiché è pieno di minuscole fessure,
che permettono all'aria di
penetrare all'interno.
L'aria, poi, rifrange la luce,
e il risultato è
che l'opale possiede delle sfumature
così incantevoli,
da essere chiamato
“lampada di fuoco”,
perché ha dentro il “soffio” del Signore!».
Prese la
pietra,
e la strinse forte nel cavo della sua mano.
Continuò:
«Un opale perde
la sua lucentezza,
se viene messo in un posto freddo e buio,
ma torna ad essere
luminoso,
quando è scaldato dal tepore di una mano,
o è illuminato dalla
luce!».
L'uomo aprì la mano.
La pietra era un palpito di luce tenera,
morbida,
carezzevole...
Quella fu la pietra acquistata!
Quando l'argento o l'ottone si “ossidano”, prendiamo
l'apposito “prodotto” e li ripuliamo, strofinandoli energicamente… Cosa
possiamo fare quando abbiamo bisogno di ridare «lucentezza» alla nostra vita? Per
molti aspetti, possiamo paragonarci ad un «opale»! Acquistiamo «colore» e
«lucentezza», solo quando siamo “riscaldati” dall'amore di Dio...
L’augurio
che ci facciamo all’inizio di questa Quaresima è quello che ciascuno di noi
stia un po’ di più vicino a Dio: non sarà una benedizione solo per lui ma per
tutti noi, per tutte le nostre Comunità che oggi sono riunite qui insieme per
dire che insieme si cammina verso il Signore e che scegliendo tutti di avere
una vita ordinata, convertita a Lui, allora è possibile comprendere la nostra
vocazione e possiamo essere per coloro che ci incontrano testimoni del suo
amore.
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