22 marzo 2015 - Domenica di Lazzaro
Non era
certamente questa la prima volta nella quale Gesù si trovava a vivere un
momento di sofferenza per la morte di una persona amata. Lungo la sua storia,
anche se non lunga cronologicamente, sicuramente si era già incontrato con
l’esperienza della morte. Ma questo accade a pochi giorni dal compimento del
suo cammino di vita, a pochi giorni in cui sarà lui stesso a dare la vita. Ne è
consapevole, ormai sa che il clima intorno a lui è diventato difficile e Tommaso
quando accoglie l’invito di Gesù a tornare in Giudea dice “Andiamo anche noi a morire con lui”, come prefigurando quello che
di lì a poco sarebbe accaduto.
Ma quello
che ci colpisce è questo pianto di Gesù davanti all’esperienza della morte del
suo amico Lazzaro. Gesù amava Maria, Marta e Lazzaro; la casa di Betania era
come un rifugio per lui nei momenti in cui trovandosi in difficoltà, o vivendo
momenti di grandi tensione con gli scribi, i farisei, i notabili del popolo
d’Israele, doveva avere una casa dove poter esser accolto, ascoltato e amato
gratuitamente. Gesù è molto riconoscente a questi amici. Così capiamo come
Marta e Maria possano esprimere un rimprovero che viene dal profondo del cuore
ma è detto con dolcezza “Signore, se tu
fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto”, l’espressione di chi dice
“Io ho tanta fiducia in te, anche ora, ma
se tu fossi stato qui….”. Se noi leggiamo i salmi sono costellati da
espressioni di questo tipo, sono preghiere. Così questa frase che si ripete nel
Vangelo non è espressione di sfiducia ma del moto interiore del dolore, che si
esprime con una preghiera che viene dal cuore. Gesù piange perché non si
arrende davanti al fatto che il peccato possa arrivare a tanto, che la
schiavitù del peccato possa toglierci la vita; allora si presenta come colui
che oggi è Risurrezione e vita. Marta pensa al futuro “Risorgerà nell’ultimo giorno”, ma invece Gesù dice “No, io sono la Risurrezione e la vita”,
adesso.
Il segno
della risurrezione di Lazzaro ci rimanda al fatto che oggi io posso vivere da
risorto la mia vita, posso scegliere di vivere in pienezza e di non subirla, di
essere protagonista della mia vita, di non essere schiavo del peccato. Ciò che
accade in quel giorno in Betania è segno di quello che tra due settimane noi
rivivremo nella Pasqua di Gesù, ma affinché quell’evento ci riguardi e possiamo
viverlo con intensità, dobbiamo prepararci. Per questo motivo in questi giorni
ci è stata data la possibilità di esercitarci durante gli Esercizi Spirituali
Parrocchiali: l’esercizio ci aiuta a diventare sempre più capaci. Lo sanno bene
coloro che si preparano per una gara: esercitano quotidianamente il loro corpo
perché siano pronti; magari poi non vinceranno ma se si saranno esercitati
bene, anche se non raggiungeranno la meta ultima, tuttavia avranno dato il
meglio di sé.
Questo vale
poi nella vita di tutti i giorni: chi impara un nuovo lavoro deve esercitarsi,
non può improvvisare. Qualche volta va anche bene, ma non si può improvvisare.
L’esercizio affina, rende più acuti, più intelligenti, più capaci, più attenti.
Per questo noi abbiamo scelto in questa settimana di avere tanti momenti in cui
trovarci insieme a pregare, credendo nella forza della preghiera: Padre, io so che tu sempre mi ascolti. Lo
dico per loro: perché sappiano che ciò che è importante non è la mia persona,
sei Tu. Io rimango a Te e tu dici a tutti che sono il tuo Messia.
L’ascolto
della Parola, che porta frutto, perché è l’unica che è portatrice di senso, è
Parola di Dio, Parola che è Dio, Parola che crea. Dobbiamo domandarci: in
questi giorni siamo stati attenti a cogliere questo invito? Oppure siamo
arrivati qui, a questa domenica, senza aver colto nulla, un po’ perché il ritmo
del lavoro, gli impegni della famiglia, la cura di persone ammalate in casa ce
lo impediscono, ma forse anche a causa di un po’ di pigrizia o forse perché
abbiamo pensato che non è necessario, che è sufficiente così…
Il Signore
oggi ci invita a considerare che la nostra vita può essere oggi una vita piena
perché Risorta in lui.
C’è un modo
che noi possiamo vivere che è quello di vivere bene il Sacramento della
Riconciliazione, che è un’esperienza di Risurrezione: Gesù in quel momento ti
ricrea nuovo. In queste settimane ci siamo detti che il Sacramento della
Riconciliazione non può essere unicamente uno strumento per lavare la coscienza,
un momento per mettere a posto le cose, e così lo rimandiamo sempre a qualche
evento un po’ particolare. Ci siamo detti che è certo difficile perché dobbiamo
confrontarci con un uomo che non è meglio di noi, è un uomo peccatore ma è
nella comunità colui che può reinserire nella comunità, perché il peccato non è
mai personale ma è comunitario, il male che io faccio non lo faccio solamente a
me e a qualcun altro ma a tutti. È importante che noi sentiamo come la comunità
non sia una gabbia ma una possibilità grandissima di crescita nell’amore,
nell’accoglienza, nella condivisione, nella corresponsabilità. Ci siamo detti
poi di vivere bene questo sacramento ringraziando: abbiamo sempre molto per cui
ringraziare, ma se non ce ne accorgiamo mai tutto ci sembra dovuto o
conquistato.
E poi
quando raccontiamo i nostri peccati non possiamo rimanere in superficie; è un
po’ come quando qualcuno va a vedere una pianta che ha dei frutti malati e
pensa di tagliarla: no! Magari è il terreno che non è buono, oppure le radici
non pescano dell’acqua a sufficienza. Bisogna andare a trovare le radici del
nostro male per poi arrivare, come vi suggerisco in questa domenica con la confessione della fede, a scegliere un
impegno che dice Signore io so di
sbagliare spesso, so di non essere sempre capace di fedeltà, so che la mia vita
non è sempre perfetta, però con il tuo aiuto voglio cercare di togliere questa
esperienza di male dalla mia vita. Così, pazientemente, come chi tra voi ha
l’orto e strappa ogni giorno l’erba sapendo che ricrescerà ma sempre di meno e,
se è fedele ogni giorno, sa che piano piano il suo orto sarà pulito, così
avviene anche per la nostra vita. Ma perché dovremmo fare questo? Perché la
nostra vita sia risorta, già adesso e non solamente alla fine dei tempi.
Vi lascio
un’immagine:
Tempo fa, un uomo camminò sulla spiaggia in una notte di
luna piena. Pensò che se avesse avuto una macchina nuova, sarebbe stato
felice.
Se avesse avuto una grande casa, sarebbe stato felice. Se avesse avuto
un lavoro eccellente, sarebbe stato felice. Se avesse avuto una donna
perfetta,
sarebbe stato felice…. In quel momento inciampò in una borsa piena di
pietre. Cominciò a giocare con esse, gettandole nel mare, una per ogni volta
che aveva pensato: Se avessi…sarei felice. Finché rimase solo con una pietra
nella borsa e decise di tenerla. Quando arrivò a casa notò che era un diamante
molto prezioso. Ripensò a quanti diamanti aveva gettati per gioco nel mare,
senza accorgersi che erano pietre preziose. Così accade anche ad alcune
persone: sognano quello che non hanno senza dare valore a quello che hanno
vicino. Se osservassero meglio, noterebbero quanto sono benedetti.
La felicità
è molto più vicina di quello che si pensa.
Ogni pietra dovrebbe essere osservata meglio, ogni pietra
potrebbe essere un diamante prezioso. Ogni nostro giorno potrebbe essere un
diamante prezioso e insostituibile. Allora ognuno di noi può decidere se
accettare ogni pietra o gettarla in mare. Perché la morte non è la più grande
perdita della vita. La più grande perdita della vita è
morire dentro mentre
siamo ancora vivi.
Cerchiamo oggi di vivere bene
la nostra vita. Iniziamo da oggi, da quello che abbiamo da fare, dalla fatica
che abbiamo dentro nel cuore, da quella persona con cui non riusciamo ad andare
d’accordo, dal fatto che dobbiamo andare a trovare qualcuno che non è proprio
così simpatico, che oggi infondo non è una giornata di sole e non possiamo
andare a fare un giro intorno al lago. Ma da oggi, da questo momento proviamo a
vivere bene quello che ci è dato. Allora ameremo questa vita e scopriremo che viverla
intensamente, viverla con Gesù può aiutarci a farla diventare un bene anche per
altri, anche per chi ci sta accanto, anche per chi non ci pensa, per chi non
crede in Gesù. Chiediamo il coraggio che questa giornata, che ogni giorno sia
una grande occasione per vivere bene la nostra vita.
Commenti
Posta un commento