Vivere la vita: l'avventura più stupenda dell'amore
Sono passati quasi quattro mesi dalla morte di Luisa. Ritorno a quei giorni con le parole che ho scritto per l’omelia nel giorno del saluto. In realtà sono una raccolta delle sue parole e sono racconto del suo modo di vivere la vita e la morte. Anche chi non l’ha conosciuta avrà la possibilità di intuire quanto lo Spirito di Dio può compiere nel cuore di chi vive il tempo della malattia come tempo della vita, e di chi vive la morte come passaggio alla eterna vita.
“Il Signore sa quanto ami
vivere… mi affido a Lui”.
Tra i tanti titoli che Luisa ha collezionato durante le vacanze
comunitarie con i ragazzi ce ne è uno che dice “Miss VOGLIA DI VIVERE”, lo
avete visto in molti entrando anche in queste ore nella sua casa.
Vivere la vita con le gioie e coi dolori di ogni giorno,
è quello che Dio vuole da te.
Luisa ha amato la vita, sempre. L’ha amata nel tempo della letizia e
nel tempo della fatica di vivere; nel tempo dell’esplosione della sua umanità
esigente e impegnata e nel tempo prolungato della malattia.
Per Luisa la vita è stata una responsabilità, ogni attività che ha
svolto nella sua famiglia, nella famiglia della Parrocchia, nella vita del
Paese attraverso il suo lavoro l’ha vista tesa a dare sempre il meglio di sé
con un rigore, una ricerca di autenticità che talora la poteva presentare anche
dura, severa nelle parole e nei giudizi. In fondo come tutti coloro che non
credono di essere giusti, viveva passaggi di insicurezza che generavano in lei
il dubbio di sapersi relazionare bene con gli altri. Ma Luisa ha realmente
cercato in tutte le esperienze che ha scelto di vivere o che la vita le ha
consegnato quello che è vero, quello che è nobile, quello che è giusto, quello
che è puro, quello che è amabile, quello che è onorato, ciò che è virtù e ciò
che merita lode, anche nel tempo della malattia.
Vivere la vita e inabissarsi nell’amore è il tuo destino,
è quello che Dio vuole da te.
Per Luisa la vita è stata un dono ricevuto. In questi sette anni di
malattia più di una volta è entrata nell’ombra della morte. Così dopo aver
vissuto un’esperienza di grande gioia che non pensava sarebbe riuscita a
gustare scriveva, era il novembre dello scorso anno: “Ti rendo grazie Signore per la nuova giornata che mi hai donato.
Quante emozioni! Come già tu sai pensavo di non riuscire ad essere presente a
questo importante momento a causa del mio stato di salute e ancora una volta tu
mi sorprendi permettendo che ciò accada. Ho fatto fatica a trattenere le
lacrime durante tutta la mattinata. Ma certo, come Tu sai, piangere, anche se a
volte mi capita naturalmente, non mi caratterizza, non fa parte del mio modo di
essere, preferisco il sorriso. Stupore, gratitudine, gioia immensa, ma anche
tristezza per chi non ha potuto esserci a causa della malattia […]. Io al
contrario ero lì, ero presente, CHE BELLO! Grazie Signore!”
Alla fine dello scorso luglio
stavo così tanto male da pensare che i miei giorni sulla terra volgessero al
termine, poi la ripresa… quasi un miracolo”. […] Sono consapevole che le
preghiere che tanti uomini, donne, ragazzi, famiglie elevano per me, Tu Signore
le ascolti”.
Parole scritte nella notte quando non riusciva a dormire, parole che
descrivono un evento vissuto con l’intensità di chi ha colto che ciò che è
essenziale è gustare fino in fondo quanto si vive. Ma sempre con un pensiero
rivolto a qualcun altro, qualcuno che ha bisogno di me, del mio pensiero, della
mia parola, della mia preghiera, del mio esserci.
Fare insieme agli altri la tua strada verso Lui,
correre con i fratelli tuoi.
Per Luisa la vita è stata condivisione del dono ricevuto. Molti di
noi hanno trovato casa nella sua casa, molti di noi hanno trovato accoglienza,
ascolto. Tutti noi anche in questi ultimi giorni abbiamo goduto del suo
sorriso, un sorriso che non era una maschera, ma un invito a guardare al bello
della vita anche quando la malattia ti regala sofferenza e angoscia.
Luisa ha amato questa Comunità, l’oratorio e la cura per le
famiglie. Molti sono i fidanzati che ha accompagnato nel cammino verso il
matrimonio e molti hanno di lei una memoria grata. Ha offerto molto del suo
soffrire per la comunione all’interno delle giovani coppie, ha favorito
percorsi di riconciliazione.
Vivere la vita è l’avventura più stupenda dell’amore,
è quello che Dio vuole da te.
Per Luisa la vita è stata ricerca di Dio. Ancora nel suo scritto
leggiamo: “il giorno 13 agosto 2013
quando ho fatto gli esami del sangue, che hanno rivelato un notevole
abbassamento dei marcatori tumorali, i giovani di Lazzate con don Federico
erano in Terra Santa e Davide proprio quel giorno ha pregato e acceso un cero
sul Santo Sepolcro. Don Franco Beati direbbe: CHE STORIA! Sì è proprio la
storia di un Dio cha ama tanto il suo popolo e se ne prende cura, anche di chi
come me non è per niente degna, perdonami Signore”.
Questa ricerca di Dio è avvenuta nella quotidianità di sposa, di
mamma: “nel pomeriggio quando sono
tornata è stato bello incontrare Davide, Daniele, Damiano, i miei tesori e
parlare con loro. Dopo aver fatto alcune faccende domestiche, che bello avere
le energie per lavare i piatti, riempire la lavatrice, stendere…, mi ha
assalito una nostalgia del passato […]. Mi ha appesantito una grande fatica: la
fatica dell’accettazione della malattia, del mio stato di salute che non mi
permette di fare tante cose, che mi limita tanto. La nostalgia anche di un
passato in cui potevo decidere cosa fare, in cui scegliere cosa volevo fare
perché avevo le energie per farlo.
La malattia e tutto ciò che
comporta va accettata ogni giorno. Aiutami Signore a non essere triste, ad
accettare ciò che sarà con serenità e con un sorriso da regalare a chi mi sta
intorno, a chi incontro anche nei momenti più difficili. […]
GRAZIE SIGNORE PERCHÉ MI VUOI
COSÌ TANTO BENE”.
Vivere la vita è generare ogni momento il paradiso,
è quello che Dio vuole da te.
Luisa ha amato vivere e a questa vita si è aggrappata. In questi
anni ha combattuto con tutte le forze e tutte le armi scientifiche la malattia.
Ma c’è stata una medicina speciale che solo l’amore di una sposa e di una mamma
così possono conoscere: l’amore per Paolo e per i suoi figli, in particolare
per loro ha lottato perché diventassero grandi, perché i loro passi in questo
mondo diventassero più sicuri, perché il loro futuro fosse luminoso. Il 2
febbraio di quest’anno, giornata della vita, Luisa scriveva questa preghiera: “Ti ringraziamo Signore per il dono della
vita di Paolo di cui ricordiamo il compleanno. Ti ringraziamo per ogni giorno
che mi doni di vivere; i questi giorni ricordiamo il settimo anno in cui
abbiamo saputo della mia grave malattia.
Ma soprattutto ti ringraziamo
Signore per il dono della vita dei nostri amati figli, e delle loro brave e
belle ragazze. Custodisci nel tuo amore Signore queste giovani coppie.
Pochi giorni fa commentando la visita di molte persone mi diceva “io devo solo ringraziare il Signore, tutto
quello che accade non è merito mio è opera del Signore, io non merito nulla,
nulla, nulla”.
Aveva nel cuore una parola di gratitudine per tutti. Tra i suoi
appunti Paolo e i ragazzi hanno trovato un testo con dei ringraziamenti, sono
di qualche anno fa, quando temeva fosse già il momento del congedo da tutti
noi. Ho aggiunto qualcuna delle parole raccolte in questi giorni: per Paolo “l’unico che avrebbe potuto essere mio
marito” per i suoi figli “la mia
gioia, la mia vita”; per la zia Geronzia che “con la sua presenza ha aiutato la nostra famiglia”; per Sara,
Marta, Monica “le figlie che non ho
avuto. Grazie a loro in famiglia ho potuto vedere anche delle donne”. Per i
fratelli: Antonio “mi ha fatto divertire
con i suoi scherzi e le sue battute”, per Elena “la sua quotidiana presenza, l’aiuto concreto donato a me e ai ragazzi”.
E poi Antonella “sempre disponibile a
portarmi in giro in qualsiasi momento della giornata”; Gianni “che ha rallegrato le serate più faticose
durante le terapie”; Angelo “che con
la sua professionalità e disponibilità mi ha accompagnato, seguito e aiutato in
questi anni”; Marinella “la mia amica
di gioventù, per la sua presenza nella mia vita”; Lucia e Alex “per l’attenzione e l’affetto che mi hanno
dimostrato”; Annalisa e Lillo “vicini
nonostante la distanza”; i suoceri Tarcisio e Cesarina “per avermi donato Paolo e per avermi accolto nella loro famiglia”;
i miei nipoti “i loro sorrisi, i baci gli
abbracci e quel saluto: ciao zia, come stai?”; don Aldo “nostro parroco, per la stima e l’affetto
dimostrato ai miei genitori e alla mia famiglia. Per la preghiera e per
l’Eucaristia quotidiana”; i tanti sacerdoti conosciuti, la presenza qui
oggi ne è testimonianza: ciascuno si senta guardato con stima e con affetto; un
ricordo particolare per don Fabio “il mio
quarto figlio”; per don Nando “prete
della mia infanzia, mio professore, da lui ho capito che cosa vuol dire essere
cristiani”; don Enrico “prete della
mia adolescenza e gioventù: sono diventata come lui mi ha insegnato ad essere,
e visto che i risultati non sono dei migliori, è colpa sua se sono così”; i
sacerdoti nativi di Lazzate “mi hanno
mostrato che il Signore è tutto nella vita”; padre Gianni, padre Paolo,
Padre Angelo, padre Franco e tutti i missionari conosciuti in Brasile, “mi hanno insegnato che la vita va donata”;
per le Suore che ho incontrato e conosciuto in particolare suor Tarsilla, suor
Ornella e suor Gloria; gli amici dei miei figlie “che con la loro presenza
hanno rallegrato la mia casa”; gli amici
e i parenti e tutte le persone “che hanno
voluto farsi a me vicine, mi ha stupito vedere come siano tantissimi, ho
sentito molto affetto attraverso parole, gesti, biglietti, regali, visite,
sante messe celebrate per me, scritti trovati nella buca delle lettere, e-mail…
ciascuno sa quello che ha fatto, continuate a farlo per me è importante”; “un pensiero anche a tutte le persone che
non conosco e che in Italia e nel mondo hanno pregato per me: perché la
preghiera non ha confini e va al di là della conoscenza personale”.
Oggi tutti coloro che con lei hanno costruito un rapporto autentico
sentano parole di benedizione sulla loro vita, nessuno si senta escluso dal suo
sguardo sorridente e benedicente. Luisa aveva nel cuore anche la richiesta di
essere perdonata per il male che poteva aver recato a qualcuno.
Vivere perché ritorni al mondo l’unità,
perché Dio sta nei fratelli tuoi.
Scoprirai allora il cielo dentro di te,
una scia
di luce lascerai.
Ti ringraziamo Signore per la vita e la vita
nella fede di Luisa. Ha costruito la sua casa sulla roccia della tua presenza.
Ora che sembra che la sua casa sia in rovina noi ti manifestiamo la convinzione
che per chi crede la vita non è tolta ma trasformata.
Ti ringraziamo Signore, perché la scia di luce
che Luisa ci ha mostrato non si spegnerà presto. Sarà per noi sempre luminosa
quando la vita sarà responsabilità, dono ricevuto, dono condiviso, ricerca di Te.
Nell’abbraccio del Padre ritrovi tutti coloro
che hai amato.
Cara Luisa hai amato la vita e ora noi, ne
siamo certi, vivi per sempre.
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