17 maggio 2015 - Prima Santa Comunione


Giovedì scorso abbiamo vissuto la solennità dell’Ascensione, il momento in cui Gesù dopo essere apparso Risorto davanti ai suoi amici per molti giorni, è tornato definitivamente al Padre, lasciandoci come segno della sua presenza, come sua presenza, l’Eucaristia che noi in questi mesi abbiamo iniziato a intuire essere la Presenza reale di Gesù.
Per la prima volta, oggi, voi riceverete il Corpo di Gesù.
Ieri, quando abbiamo vissuto il momento di prova di questo momento celebrativo, ho consegnato loro una particola e ho detto loro che quella particola, in quel momento, non era il Corpo di Gesù perché per poter vivere questa esperienza ci vuole un sacerdote che celebri l’Eucaristia in un’assemblea. Oggi quello stesso pane che ha lo stesso sapore, lo stesso colore, la stessa dimensione, dopo che avremo detto le parole di Consacrazione, sarà il Corpo di Gesù.
Questo cambia la vita, se noi lo vogliamo! Sicuramente lo vuole il Signore, ma non da adesso.
Voi siete stati portati dai vostri genitori al Signore nel giorno del vostro Battesimo; in quel giorno loro hanno detto a tutti che volevano impegnarsi a educarvi nella Fede cristiana cattolica e lo hanno fatto dicendo: “Rinuncio a Satana” cioè colui che ostacola il cammino di accoglienza del Signore, “rinuncio a tutte le sue opere e a tutti i modi particolari che lui ha di farci vedere bene quello che in realtà è male”.
Oggi Gesù nel Vangelo ci ha detto: “Io non prego perché loro siano messi sotto una campana di vetro dove non succede niente, loro devono scegliere da che parte stare. Io prego per loro perché tu li protegga dal maligno”. Noi oggi siamo qui, bambini, per pregare con voi e per voi perché siate protetti dal Maligno.
Chi è questo Maligno? È colui che ci mette nel cuore questa idea: puoi vivere benissimo senza il Signore, puoi vivere benissimo senza andare a Messa la domenica, senza pregare tutti i giorni, puoi vivere benissimo senza domandarti nulla del senso della vita, del perché è importante impegnarsi… Il Maligno è questo e i vostri genitori nel giorno del Battesimo si sono impegnati a dire “Noi garantiremo ai nostri bambini il meglio, avremo cura del loro corpo, faremo in modo che siano curati quando si ammalano, anzi saremo così bravi da prevenire le loro malattie, sceglieremo il luogo dove educarli, sceglieremo le persone con le quali vivere, favoriremo che conoscano una comunità cristiana nella quale provare a fare l’esperienza della Fede”. Questo è il loro impegno e in questo sono sostenuti, siamo sostenuti, dalla preghiera di Gesù che dice “Io voglio che tu, Padre, in nome di quella comunione che noi abbiamo vissuto sempre, tu abbia cura che non perdano mai il desiderio di vivere una vita come risposta al tuo Amore”.
Noi veniamo a Celebrare l’Eucaristia perché ci dimentichiamo in fretta come si fa ad amare; noi veniamo a Celebrare l’Eucaristia perché abbiamo bisogno di ascoltare una parola che sia diversa da quella che ascoltiamo tutti i giorni, noi veniamo qui per imparare cosa significhi dare un senso alla vita. La Prima Comunione, che è un evento sempre emotivamente molto forte - anche il gesto di rivestirli di una tunica va nella direzione nel creare qualcosa di speciale, di unico per loro -, ha valore nel momento in cui diventa l’urgenza di vivere sempre la Comunione con Gesù, di non distaccarsi mai da questo, perché mangiando il Corpo di Gesù, ascoltando la sua Parola noi possiamo diventare un po’ di più come lui, perché la nostra vocazione più autentica è diventare figli in quell’esperienza unica e irripetibile che è il Figlio di Dio, Gesù Cristo.
Domenica prossima ci troveremo a celebrare l’Eucaristia chiedendo il dono dello Spirito Santo, perché quello che viviamo adesso non solo ci emozioni, non solo ci faccia coinvolgere dal punto di vista dei sentimenti, ma raccolga anche la nostra intelligenza, la nostra volontà e ci faccia intuire che l’incontro con Gesù cambia la vita e che noi siamo chiamati ad essere come Gesù.
Mi permetto, allora, di raccontare una storia.
Un gruppo di venditori furono invitati ad un Convegno. Tutti avevano promesso alle proprie famiglie che sarebbero arrivati in tempo per la cena il venerdì sera. Il convegno terminò un po' più tardi del previsto, ed arrivarono in ritardo all'aeroporto. Entrarono tutti con i loro biglietti e portafogli, correndo tra i corridoi dell'aeroporto. All'improvviso, e senza volerlo, uno dei venditori inciampò in un banco che aveva un cesto di mele. Le mele caddero e si sparsero per terra. Senza trattenersi, né guardando indietro, i venditori continuarono a correre, e riuscirono a salire sull'aereo. Tutti meno uno. Quest'ultimo si trattenne, respirò a fondo, e sperimentò un sentimento di compassione per la padrona del banco di mele. Disse ai suoi amici di continuare senza di lui e chiese ad uno di loro che all'arrivo avvertisse sua moglie e le spiegasse che sarebbe arrivato con un altro volo un po' più tardi, visto che non era sicuro di riuscire ad avvisarla in tempo. Dopo tornò al Terminal e si trovò con tutte le mele sparse a terra.
La sorpresa fu enorme, quando si rese conto che la padrona delle mele era una bambina cieca. La trovò piangendo, con grandi lacrime che scorrevano sulle sue guance. Toccava il pavimento, cercando, invano, di raccogliere le mele, mentre moltitudini di persone passavano senza fermarsi; senza che a nessuno importasse nulla dell'accaduto. L'uomo inginocchiatosi con lei, mise le mele nella cesta e l'aiutò a risistemare nuovamente il banco. Mentre lo faceva, si rese conto che molte mele cadendo si erano rovinate. Le prese e le mise nella cesta. Quando terminò, tirò fuori il portafoglio e disse alla bambina: "Prendi, per favore, questi cento euro per il danno che abbiamo fatto. Tu stai bene?". Lei, sorridendo, annuì con la testa. Lui continuò dicendole: "Spero di non aver rovinato la tua giornata". Il venditore cominciò ad allontanarsi e la bambina gridò: "Signore...". Lui si fermò e si girò a guardare i suoi occhi ciechi. Lei continuò: "Sei tu Gesù...?". Lui si fermò immobile, girandosi un po' di volte, prima di dirigersi per andare a prendere il volo, con questa domanda che gli bruciava e vibrava nell'anima: "Sei tu Gesù?".
Questa storia ci chiede di domandarci: “Ma non ci è mai capitato, non ci capita che chi ci incontra ci confonda con Gesù?” perché questo è il destino, l’unico destino vero di chi si nutre del Corpo di Cristo: esserne segno, esserne immagine. Sarebbe così bello questo nostro mondo se tutti assomigliassimo così tanto a Gesù al punto di non riuscire più a notarne la differenza.
Cerchiamo, allora, con tutte le nostre forze, di assomigliare sempre di più a Gesù in questo mondo che talvolta diciamo che non è bello, che è cieco davanti al suo amore, alla sua vita, alla sua grazia. Noi vogliamo dire, oggi, con questa Celebrazione, con questi bambini, con la nostra presenza che è possibile essere un po’ di più come Gesù. Se decidiamo di accostarci a Lui, di conoscerlo, poi dovremo agire come Lui, vivere la sua parola ogni giorno, ripetere i suoi gesti d’amore.

Noi siamo pupilla degli occhi di Dio anche quando siamo colpiti dalle nostre cadute, dalle nostre fragilità. Lui ha lasciato tutto e ha preso su di sé, sul calvario, tutte le nostre fatiche, tutti i nostri peccati e ha pagato Lui per tuti la nostra frutta rovinata. Cominciamo a cercare di vivere rendendo grazie per questo dono e lo possiamo fare oggi stando vicini a questi bambini, gioendo con loro ma anche mostrando a loro che è bello essere cristiani, che vale la pena fare un po’ fatica per assomigliare a Gesù, che questo mondo a volte ci appare così brutto anche, o forse perché, si è dimenticato di Dio. Non rimandiamo a domani, cominciamo oggi a vivere così. Allora io credo che faremo a questi bambini il regalo più bello, quello di permettere loro di vivere in una comunità cristiana che celebra l’Eucaristia non solo all’interno delle nostre belle chiese ma in ogni scelta, in ogni parola, in ogni gesto che compie. Allora quello che viviamo oggi sarà per loro una benedizione, sarà per loro uno dei giorni più belli della loro vita, sarà un giorno nel quale l’impegno che ci siamo presi nel giorno del Battesimo lo viviamo seriamente, anzi lo riprendiamo seriamente, sapendo che nonostante le nostre fragilità, le nostre cadute, i nostri percorsi di fede non sempre lineari , abbiamo dalla nostra parte Gesù che fin da allora, pensando a ciascuno di noi, ha pregato perché fossimo protetti dal Maligno.

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