31 maggio 2015 - Santissima Trinità
Non è facile conoscere Dio.
Molti si arrendono e
dicono “Dio non esiste”, perché trovano risposte nell’immediatezza di quanto la
ragione consegna loro attraverso la sperimentazione di quello che possono
misurare, calcolare, definire.
Ma nel cuore dell’uomo, di ogni uomo - anche di coloro che
negano Dio -, c’è una scintilla di Lui, c’è un anelito verso una verità che sia
capace di dare risposta alle domande più grandi del cuore. Mosè dice: “Dio mostrami la tua gloria, mostrami la tua
presenza” ma anche lui, che parlava faccia a faccia con Dio, non può vedere
il suo volto.
È famosa un’espressione di Agostino che dice “Signore Tu ci hai fatti per Te e il nostro
cuore è inquieto finché non riposa in Te”, perché la Scrittura dice che noi
siamo creati ad immagine e somiglianza di Dio. Dentro di noi c’è un’impronta di
Lui che ci spinge a ritornare costantemente a Lui.
Ma perché noi possiamo conoscere il volto di Dio dobbiamo
usare gli strumenti che Lui ci ha dato, altrimenti possiamo correre il rischio
di fare come molti filosofi, che cercano delle ragioni al credere in Dio e
partono dalle esperienze più quotidiane che sono quelle della creazione ma
senza arrivare poi a dare risposte che vanno oltre i problemi più grandi, che
noi tutti conosciamo bene e che poniamo alla nostra esistenza: il tema del
male, dell’ingiustizia, della morte.
Noi veniamo all’Eucaristia perché abbiamo intuito che il
Dio di Gesù Cristo non è omologabile a qualsiasi altra espressione di fede.
Un altro inganno grande che è presente anche fra molti
cristiani è quello di dire: “In fondo c’è
un solo Dio, lo chiamiamo in diversi modi, ma c’è un solo Dio”. Come se il volto del Dio di Gesù Cristo fosse alla fine
uguale a quello di tanti altri, ma noi sappiamo che questa soluzione è semplice
e soprattutto va a negare i due fondamenti della Fede cristiana cattolica: Dio
unica realtà che si presenta in tre persone e Gesù, il Figlio di Dio,
incarnato, morto, crocifisso e risorto.
Se noi diciamo: “C’è
un unico Dio, lo chiamiamo in modi diversi” noi neghiamo la Trinità e
l’incarnazione di Dio e la sua redenzione e diventiamo pagani. Possiamo credere
a qualsiasi forma di divinità, possiamo credere che dopo la morte ci sia
un’altra vita in cui ritorneremo a vivere in un’altra forma - come pensano
alcuni nella reincarnazione -, oppure possiamo coltivare il dubbio, anche
questo molto diffuso tra di noi, che dice questo: “Ma sarà vero che dopo la morte c’è la vita eterna?”.
Allora noi oggi ci fermiamo a contemplare la presenza di
Dio tra noi celebrando ancora una volta l’Eucaristia, ricordandoci che la
possibilità che abbiamo di conoscere il volto di Dio sta tutta nella
possibilità di entrare in comunione con Colui che ce l’ha rivelato, Gesù
Cristo. Tutta la nostra liturgia e tutto l’anno liturgico è centrato su questa
rivelazione che Gesù costantemente fa del volto del Padre. Per questo noi in
ogni festa, in ogni momento in cui ci ritroviamo per ridire
il mistero di Dio celebriamo l’Eucaristia: perché quello è il cuore
dell’esperienza credente perché lì si rivela definitivamente quello che Dio voleva dirci in Gesù Cristo. Affinché noi
possiamo custodire tutto questo ci è stato dato lo Spirito Santo, presenza di
Dio, così come abbiamo invocato per cinquanta giorni nel Tempo Pasquale, così
come abbiamo vissuto nella scorsa domenica: questa azione di Dio che è maestro
interiore, che ci guida a comprendere la verità attraverso un graduale cammino
di conversione del cuore.
Ma perché noi possiamo conoscere il volto di Dio ci sono
stati dati degli strumenti, delle strade da percorrere, tanto che a volte il
rischio è che molti credenti in Dio non arrivino al volto di Gesù perché non
scelgono le strade giuste e molti fra coloro che dicono di essere credenti in
Cristo, in realtà si fanno un’idea di Dio un po’ distorta, perché la legano
unicamente alle tradizioni o a quello che hanno imparato da bambini.
La possibilità che noi abbiamo di scorgere qualche tratto
del volto di Dio passa attraverso la Scrittura.
E noi tutti dovremmo domandarci: Ma quale
conoscenza ho io della Parola di Dio? Cosa saprei dire a chi mi incontra di
Dio, partendo dalla? Quanto tempo
dedico a questa Parola che è di Dio, che è Dio? Dio si rivela attraverso di
essa: qual è lo spazio che durante la
settimana dedico al Signore attraverso l’ascolto della Parola?
Ma poi c’è un volto di Dio che ci viene rivelato nel Magistero della Chiesa, non solo dalle
parole immediate, piene di simpatia di Papa Francesco, ma anche da un magistero
che a volte chiede un’intelligenza e un’attenzione più grandi. Ma come per ogni
realtà che ci sta a cuore e per la quale siamo disposti a spendere del tempo e
della fatica, anche lì noi dovremmo avere il coraggio di dedicare tempo
leggendo ciò che il Papa e il Magistero dei Vescovi ci consegnano, altrimenti
il volto di Dio rimane sempre ancorato a quello che abbiamo imparato nel
catechismo da bambini, oppure a quello che abbiamo imparato a vivere come
tradizione, come abitudine ma non come convinzione, come adesione del cuore,
come testimonianza del fatto che io ci credo che Gesù è il Figlio di Dio, io
credo che Lui mi abbia rivelato il volto di un Dio che è Padre, che è presente
in mezzo a noi, e che nello Spirito ho la possibilità di vivere tutto questo.
E poi il volto di Dio si rivela nella carità. Tutte le religioni parlano di carità. Anche uno dei
pilastri dell’Islam è l’elemosina, ma la differenza sta nel fatto che Gesù
dice: “Amatevi come io vi ho amato”, come Lui, non quanto Lui - è impossibile per ciascuno di noi -, ma come
sì. Questa è la strada perché il nostro gesto di carità riveli qualche tratto
del volto di Dio.
Poi la storia del cristianesimo nella figura dei Santi ci consegna delle immagini che
parlano di Dio. Oggi ve ne regalo una che viene da un Beato vissuto nel XIV
secolo, Giovanni di Ruysbroeck, che è vissuto in Belgio e poi si è spostato in
Olanda per vivere una realtà di solitudine che però ha dato poi frutto, perché
a lui si sono aggregati altri compagni. I Santi ci parlano di Dio attraverso
delle immagini. Vi consegno quella che Giovanni ha regalato ai suoi
contemporanei e che è giunta fino a noi.
Giovanni vive in Olanda, un paese piatto, piatto. Uomini pacifici
coltivano i campi. Giovanni, però, vuole vivere solo per Dio e perciò abbandona
la compagnia degli uomini e cerca la solitudine.
Per essere soli bisogna abitare vicino al mare, perché nessuno vuole
vivere accanto alle dighe. Lì soffia sempre un forte vento e a volte onde alte
scavalcano le barriere delle dighe. Proprio lì Giovanni si è ritirato per
abitare in una semplicissima capanna.
La gente si meraviglia. A volte qualcuno viene a visitarlo e gli
chiede: "Giovanni, ma che cosa fai da queste parti?". "Io cerco
Dio e qui gli sono molto vicino, qui mi riesce facile pensare a lui"
risponde.
"Noi pensiamo a Dio quando siamo in chiesa, lì abbiamo delle
immagini di lui".
"Anch'io ho un'immagine di lui" dice Giovanni.
"Dov'è? Faccela vedere!".
Giovanni li conduce sulla diga. Il mare è calmo e si stende senza confine.
"Guardate, questa è la mia immagine di Dio: così è il Padre,
infinitamente grande come questo mare!".
La gente rimane per molto tempo in silenzio. "Certo, lo vediamo -
dice uno -, ma noi abbiamo anche immagini di Gesù; un artista le ha dipinte da poco
sulla parete della nostra chiesa". "Se vi fermate fino a stasera, vi
farò vedere la mia immagine di Gesù".
Dopo queste parole Giovanni si ritira nella sua capanna. I bambini
giocano sulla spiaggia, gli adulti chiacchierano tra di loro. Però i loro sguardi
si rivolgono continuamente verso il mare, verso il grande oceano.
La sera tutti vogliono entrare nella capanna di Giovanni. "Dov'è
l'immagine di Gesù?".
Giovanni li porta di nuovo con sé allo stesso posto. Il mare è
cambiato, è diventato irrequieto. È l'ora dell'alta marea e le onde salgono
sempre di più. Una dopo l'altra, battono contro la diga, si accavallano, si
infrangono e ritornano formando una bianca schiuma. Le dighe non sono chiuse
completamente e l'acqua può entrare dappertutto e inondare la terra. Presto
all'intorno tutto è coperto d'acqua.
Giovanni dice: "Adesso il mare non è più lontano. L'immenso
oceano ha mandato le sue onde e l'acqua è entrata dappertutto. Anche Dio è
così. Il Padre manda il Figlio. Questi bussa dappertutto e va alla ricerca di
tutti".
Questa è un'immagine che la gente capisce. Sì, è proprio così; Gesù ha
trovato la strada per venire incontro a ciascuno. Un grande silenzio si
diffonde tra la folla.
Solo uno vuole porre un'ultima domanda: "Giovanni, possiedi anche
un'immagine dello Spirito Santo?".
Giovanni sorride, perché proprio in quel momento l'acqua ha cominciato
a muoversi di nuovo. I flutti che inondano la spiaggia cominciano a ritirarsi
pian piano.
"Guardate
che cosa succede adesso! Il mare torna indietro. E guardate, esso porta con sé
foglie, legna, erba. Tutto viene afferrato dal mare e portato via, riportato
nell'immenso mare. E questa è l'opera dello Spirito Santo. Ci afferra, ci porta
con sé, ci riporta al Padre".
Quando ero studente, come tutti ho affrontato il tema
della Trinità.
Ci sono tanti studiosi che cercano di spiegare tutto
questo, attraverso le immagini, ma attraverso l’esperienza quello che posso
dire io del Dio che ogni giorno prego è questo: che mi appassiona un Dio che si
presenta come una famiglia; mi appassiona un Dio che si presenta come incapace
di trattenere l’Amore; mi appassiona un Dio che non si stanca di parlarmi della
possibilità di una comunione che arriva fino al dono della vita. Questo Dio io
non l’ho incontrato nelle altre esperienze di Lui che ho conosciuto: per questo,
oggi, rinnovo il desiderio che il volto di Dio che Gesù Cristo mi ha rivelato e
che lo Spirito Santo continua a raccontare alla mia vita sia il cuore della mia
esistenza. Per questo rinnovo la fiducia in un Dio che si rivela, si fa
conoscere, si fa uno di noi per riportarci a casa, colmando quella nostalgia di
Lui che è nel cuore di ogni uomo perché “noi
siamo stati creati da Dio e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in
Lui”.
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